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 2010  marzo 17 Mercoledì calendario

MINZOLINI NON FA IL GIORNALISTA MA IL MILITANTE (*

per vedere domande e risposte aprire il frammento) - Lucia Annunziata conduttrice di
In mezz’o ra , la domenica su Rai-
Tre, si trova negli Stati Uniti in
ferie forzate. La sola ad aver
scelto di non andare in onda per solidarietà
ai colleghi imbavagliati.
L’abbiamo raggiunta al telefono per
conoscere l’opinione di una giornalista
oggi editorialista de La Stampa
che è stata presidente della Rai e direttore
del Tg3, sul caso Minzolini.
Ne è emerso un ragionamento prezioso
per comprendere come nulla
accada per caso.
Lucia cominciamo dalla par condicio
legge voluta dal centrosinistra
nei primi anni Novanta. Una
premessa alla norma berlusconiana
per imbavagliare l’i n fo r m a -
zione?
E’ una legge che nasce da una buona
intenzione bacata, però, da un sentimento
di paura in vista del pericolo
Berlusconi, è stato come mettere un
corsetto agli spazi televisivi. Qualunque
legge sull’informazione rischia
di cadere nella logica che le leggi fanno
le pentole e il diavolo i coperchi,
perché quando tu tenti di limitare i
giornalisti finisci per costruire dei
paletti artificiali. Il solo modo per rafforzare
l’informazione è dare fiducia
ai giornalisti in quanto loro per definizione
professionale sono i garanti
della libertà e dell’equilibrio. Questo
per dire che la legge sulla par condicio
non ha curato l’anomalia ed è
diventata paradossalmente uno strumento
in mano a un governo che l’ha
usata spregiudicatamente.
Mentre il vero nodo da sciogliere
era il conflitto d’interessi di Berlusconi...
Certamente senza una legge sul conflitto
d’interessi qualunque altra appare
come mettere i sacchetti a valle
quando la diga si è rotta. Credo che il
conflitto d’interessi sia stato tollerato
dalla sinistra perché era dentro il
sistema dei media anche prima di
Berlusconi e anche al di là di Berlusconi.
In Italia la carta stampata è per
il 30%, proprietà di gruppi che hanno
interessi industriali che vanno al
di là di quelli editoriali. Situazione
sempre esistita che è una distorsione
esclusivamente italiana. Berlusconi
ha fatto nell’editoria ciò che ha fatto
in politica: ha preso le distorsioni esistenti
e le ha fatte fiorire a livello atomico.
Il conflitto d’interessi è stato
sottovalutato dalla sinistra perché
non è sembrato grave in quanto è
sempre stato così. La sinistra non è
riuscita a fare una legge sul conflitto
di interessi perché avrebbe toccato
in qualche modo il Dna del sistema
imprenditoriale di cui era parte. Berlusconi
è figlio del sistema imprenditoriale
italiano non è né la negazione
né l’inventore: lui lo ha fatto
esplodere. Ma il tradizionale conflitto
di interessi era comunque fondato
su regole non scritte di cui non si
a busava.
Come dire: era fondato su un
ge n t l e m e n ”s agreement e Berlusconi
non è un gentlemen che ha
distrutto anche la Rai. Concordi?
Risposta semplice: sì. Risposta
complessa: c’è stato un momento
in cui la Rai poteva essere
salvata dal premier quando si
voleva creare la distanza tra
Rai e Parlamento che è il suo
editore attraverso una Fondazione
che fungesse da buffer
zone, una zona cuscinetto
come quella che c’è nel sud
del Libano. Il Parlamento nominava
i vertici della Fondazione
che gestiva la Rai. Poteva
essere una cosa seria fallita
perché la politica, compreso
il centrosinistra, vuole avere il
diretto controllo della Rai tant’è
che si approvò la legge Gasparri che affida alla commissione di Vigilanza
la nomina del presidente che
fino ad allora veniva nominato dalle
Autorità garanti: presidenti di Camera
e Senato. Io mi sono dimessa proprio
sulla legge Gasparri una delle
poche che Ciampi rimandò indietro
senza firmare.
Presidente Rai sfinita dalle telefonate
di Berlusconi?
No, a me non telefonava lui. Chiamavano
direttamente i consiglieri e
il direttore generale Cattaneo e non
lo dico ora a babbo morto, lo dissi
allora alla stampa estera. Ad esempio
una volta Berlusconi andò a un programma
sportivo a parlare di politica,
io telefonai in diretta e dissi: ”P re -
sidente la smetta questo non è il suo
ruolo sta inquinando la libertà
dell’azienda’.
Come fa Minzolini! (Ride Lucia Annunziata)
Guarda, tutti i direttori Rai vengono
nominati dalla politica. Non ci sono
scelte professionali, la professionalità
è messa in conto ma la scelta è di
natura politica. Io sono stata nominata
direttore del Tg3 dal governo
Prodi. Ma fino a un certo punto il
livello era accettabile, esisteva una
soglia di dignità collettiva. Vespa fu
cacciato dal Tg1 perché disse che il
suo partito di riferimento era la Dc.
Oggi invece l’essere militante di
un’area politica è diventata addirittura
rivendicazione orgogliosa. Minzolini
ha fatto, fa, una cosa in più: si
sente parte militante della linea politica
del premier che l’ha nominato.
Non credo che sbagli a fare i suoi
editoriali ma sbaglia ad abbracciare
la stessa causa di chi l’ha nominato.
Ripeto la Rai è proprietà della politica,
i direttori sono di parte politica
per definizione, la differenza è tra
chi come Minzolini l’abbraccia e ne
fa una missione e chi invece tenta di
mediare tra le proprie opinioni e l’interesse
generale. Questo è il salto imposto
da Berlusconi che non solo ti
nomina ma poi vuole che tu diventi
un suo soldatino.
Esattamente come dimostrano
le telefonate intercettate dalla
Procura di Bari.
Sai qual è la frase che maggiormente
mi ha fatto sobbalzare e che descrive
il salto? Quella in cui Berlusconi dice
a un membro dell’Agcom, Innocenzi:
’Non ti stai guadagnando lo stipendio’.
Lo tratta come un suo dipendente.
 vero, i direttori vengono
chiamati da tutti però nessuno ha
mai detto ”non ti stai guadagnando lo
stipendio’, cioè ti devi schierare perché
io ti pago. Lo stipendio segna il
passaggio tra l’influenza e la proprietà.
C’è anche da dire che il Berlusconi
di oggi è più aggressivo soprattutto
su temi come la giustizia
che vive – comprensibilmente ”
come fatto personale. Santoro
non a caso è diventato il nemico
da abbattere.
 così. Santoro è il totem dello scontro.
A n n o ze ro è tutto quello che lui
non vuole. Santoro, come giustamente
dici tu, fa una televisione ispirata
ai temi che gli stanno a cuore
come giustizia e media. E poi lui è il
più bravo. Non a caso è in assoluto
quello che fa gli ascolti più alti in Rai.
Santoro da un fatto fa un racconto.
Dà una narrazione, costruisce una
cattedrale nel deserto. La sua è una
televisione narrativa complessa che
parte da un dettaglio e costruisce un
palazzo rendendo visibile il potere.
Fa un’ottima televisione e a Berlusconi
questo fa male perché lo apprezza
e sa anche che è influente
dunque efficace.
Non a caso non è stato risparmiato
neppure dal centrosinistra.
Ovviamente: è ingombrante e pericoloso
per qualunque potere.