ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 9/3/2010, 9 marzo 2010
UN SOSIA PER MONTGOMERY" COS LONDR INGANN HITLER - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA
Il 26 maggio 1944, dieci giorni prima dello sbarco in Normandia, un maresciallo britannico con un basco in testa e un inconfondibile baffetto atterrò in gran segreto nella base militare di Gibilterra. «Hello, Monty, felice di vederti», gli diede il benvenuto il governatore locale, prima di fargli passare in rivista un picchetto d´onore. Solo che l´alto ufficiale in questione non era "Monty", nomignolo con cui veniva chiamato, da chi poteva permettersi di usarlo, il generale Bernard Montgomery, comandante in capo delle truppe di Sua Maestà nella Seconda Guerra Mondiale. Era un attore disoccupato, che non sapeva danzare, cantare e nemmeno recitare, ma aveva una dote singolare: un´incredibile somiglianza fisica con "Monty".
Cominciò così l´Operation Copperhead (operazione Testa di rame), la missione ideata dall´Mi5, il servizio di controspionaggio britannico, per ingannare i nazisti sulle intenzioni degli Alleati riguardo al tentativo di liberare la Francia. Non fu l´unico sotterfugio intrapreso da Londra per confondere le idee a Hitler, distogliendo il Terzo Reich dall´obiettivo reale, le spiagge della Normandia. Ma il finto Montgomery spedito a Gibilterra fu senz´altro il raggiro che più si avvicinava a una burla, che sfiorava la parodia. Eppure funzionò. Se ne sapeva già qualcosa, grazie alle memorie lasciate dall´attore a cui toccò la parte che vale una vita e al film che ne fu tratto ("I was Monty´s double", nel 1958). Solamente ora però, grazie a documenti declassificati dagli archivi di Stato a Londra, affiorano tutti i particolari della vicenda.
L´attore si chiamava Meyrick Clifton James: un australiano naturalizzato britannico, gran fumatore e gran bevitore. Fu David Niven, il divo della celluloide, all´epoca colonnello nella Film Troupe dell´esercito, ad accorgersi che James avrebbe potuto essere un sosia di Montgomery e a segnalarlo all´intelligence.
All´inizio, gli agenti segreti non sapevano che farsene. Poi, nell´imminenza dello sbarco in Normandia, venne loro in mente come utilizzarlo. L´attore fu assegnato allo staff del maresciallo e per un mese lo seguì dovunque, studiandone da vicino i comportamenti. Tagliò i capelli, fece crescere i baffi, smise di bere e fumare, perché Monty era astemio e detestava il tabacco.
Quindi si decise che il teatro della messa in scena sarebbe stata la base britannica di Gibilterra. Non venne scelta a caso. L´ufficiale spagnolo di collegamento, il maggiore Ignacio Molina Perez, che rappresentava un paese formalmente neutrale nel conflitto, la Spagna, ma dimostrava grande simpatia per la Gran Bretagna, era in realtà una spia tedesca: lavorava per la Gestapo. Gli inglesi lo avevano saputo da un loro informatore. Il giorno in cui il finto Monty atterrò a Gibilterra, il maggiore Perez fu invitato a un colloquio col governatore della base. Fu fatto aspettare in una saletta, dalla cui finestra poté assistere al comitato di ricevimento per Montgomery. E un´ora dopo, scusandosi per il ritardo, il governatore della base gli confidò che si trattava proprio di Monty, venuto nella regione per preparare una futura invasione della Francia - dal Mediterraneo. Due ore più tardi, un messaggio in codice, immediatamente decrittato dagli specialisti britannici del Codice Enigma, partì dalla Spagna diretto a Berlino, riferendo il piano alla Gestapo con dovizia di particolari e perfino qualche esagerazione: il maggiore sosteneva di avere stretto personalmente la mano a Monty. Se la Gestapo sosteneva che Montgomery era a Gibilterra, Hitler non avrebbe mai immaginato che fosse sulla Manica a predisporre lo sbarco in Normandia. L´effetto sorpresa del D-day, speravano gli 007 britannici, era assicurato.
L´inganno ha una curiosa postilla. Qualche mese prima che il finto Monty entrasse in azione, l´Mi5 pensò di arrestare il maggiore Perez e portarlo a Londra per interrogarlo sui suoi rapporti con la Gestapo. Ma il capo dell´ufficio spagnolo dell´Mi6, lo spionaggio britannico, mise il veto, ritenendo che fosse più utile lasciare Perez al suo posto, controllandone le mosse a sua insaputa. Del gioco di specchi delle spie, quell´agente segreto britannico se ne intendeva: era Kim Philby, colui che dopo la guerra sarebbe scomparso da Londra per riapparire a Mosca, rivelando al mondo che aveva fatto a lungo il doppio gioco per l´Urss.