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 2010  marzo 07 Domenica calendario

ENNIO FLAIANO


Dio ci preservi dalla flaianite dicono oggi gl’intellettuali ossia quel morbo gentile che ci consente, in società, di sfoderare ogni tipo di battute attribuendole ad Ennio Flaiano (ad Oscar Wilde se sono straniere).
Eppure oggi, nei giorni del centenario della nascita del pescarese «scrittore minore satirico dell’Italia del benessere» si definì in un’intervista forse non sarebbe male risalirne la china della carriera attraverso le tappe dei suoi fulminanti calembours. Sì, d’accordo, Flaiano era Flaiano. Era un Brancati più divertente, un Arbasino meno involuto, l’inarrivabile cantore della Dolce vita felliniana, del Gioco e il massacro, dell’AutobiografadelbludiPrussianonché dell’unico affresco romanzesco di grande respiro che seppe dipingere: quel Tempo di uccidere vincitore del Premo Strega nel ”47 che descrivendo le lande africane come gli stazzi abruzzesi cancellò in due pennellate la letteratura escapista alla Malraux e alla Conrad. Montanelli non glielo perdonò mai, o lo perdonò troppo. Ma non è quella la vera forza narrativa di Flaiano. , davvero, l’infinito magazzino di battute, aforismi, assunti a cui sapeva attingere per ogni uomo e ogni situazione. Flaiano è consunstaziale alle sue battute, come Ambrose Bierce, Baltasar Gracián, lo stesso Longanesi lo erano alle loro.
Alcune di esse sono un formidabile antidoto alla mediocrità. «Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole», «Oggi i cretini sono pieni di idee», «Io non sono comunista perché non me lo posso permettere»: sono le tre che ripetiamo spesso, a mo’ di mantra (come If di Kipling, solo che queste sono più divertenti). La battuta di Flaiano, inoltre, è quella che più fotografa il carattere degl’italiani. L’italiano dicevanella sua qualità di personaggio comico, è un tentativo della natura di smitizzare se stessa. «Prendete il Polo Nord: è abbastanza serio preso in sé. Un italiano al Polo Nord vi aggiunge subito qualcosa di comico, che prima non ci aveva colpito. Il Polo Nord non è più serio. La vastità della superficie ghiacciata è eccessiva. A che serve? Perché? Non si può far niente per rimediare? Pensa l’italiano». Di Flaiano proponiamo al lettore una panoramica del Frasario essenzialeperpassareinosservatoin società (Bompiani, 1986). Parla da sola.
FRANCESCO SPECCHIA


Oggi il cretino è specializzato.

Il peggio che può capitare a un genio oggi è di essere compreso.

L’italiano ha un solo vero nemico: l’arbitro delle partite di calcio, perché emette un giudizio.

A chi può interessare
A: Sinceramente, le piace la merda?
B: Ogni tanto, per cambiare.
A: Errore, bisogna mangiarla sempre. Ogni tanto, disgusta.
C: Venite, la merda è in tavola.


Si battono per l’Idea, non avendone.

Accidia, Ira, Avarizia, Lussuria, Gola, Esquilino e Viminale.

Aspettiamo l’estate per poterne poi parlare male.

Atto primo: stupra la sorella, sodomizza il fratello. Atto secondo: idem con la madre e col padre. Atto terzo: scopre che è figlio adottivo e si spara.

Avevo appuntamento con lei alle quattro, la incontro alle tre e per un’ora non ho saputo che dirle.

Basta alzarsi una mattina alle sette e uscire per capire che abbiamo sbagliato tutto.

C’è qualcosa che non va in Guttuso, piace troppo ai datori di lavoro.

Com’è andata l’alluvione dalle vostre parti? Da noi, la critica ne ha parlato bene, ma al pubblico non è piaciuta.

Da ragazzo credevo che la vagina fosse orizzontale.

Forse sarà bene tornare di là o penseranno che stiamo parlando.

Guardi, l’inferno è il luogo dove si fanno continuamente gaffes.

Ha una bocca enorme, quando canta le si vedono le ovaie.

Il traffico ha reso impossibile l’adulterio nelle ore di punta.

Io non compro quadri astratti me li faccio da me.

La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia.

Le dico io che cosa troveranno sulla Luna: un cane, Giulietta e Romeo e uno di Frosinone che guarda le macchine.

Lei è comunista, io sono aristocratico, dunque tutti e due odiamo il popolo. La differenza è che lei riesce a mandarlo in Siberia.

Ma lei darebbe sua figlia per moglie a un negro?
Mia figlia no, ma mia mo-glie subito. Sono mica razzista.

Non conosco la Bretagna ma le credo.

Pasolini vuol soltanto morire in odore di pubblicità.

Per esempio, l’Inferno di Dante è pieno di italiani che rompono i coglioni agli altri.

Per non correre il rischio di riacquistare la fede ogni tanto parlo con un prete e mi faccio dire i loro problemi. Vogliono sposarsi e andare a teatro, due cose che io detesto.

Se lei si spiega con un esempio non capisco più niente.

Se sapesse le idee che mi frullano per il culo.

Vede, nell’amore di gruppo c’è almeno il vantaggio che uno può dormire.

Vivere è diventato un esercizio burocratico.

Vogliono la rivoluzione ma preferiscono fare le barricate con i mobili degli altri.

L’italiano è mosso da un bisogno sfrenato di ingiustizia.

Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è di non partire.

L’italiano è una lingua parlata dai doppiatori.

Moravia ha raggiunto il perfetto equilibrio: sua moglie scrive meglio di lui e la sua amante, peggio.

Se i popoli si conoscessero meglio, si odierebbero di più.

Buongiorno Nino Castelnuovo, piacere. Ci sediamo qui? «Sì, però mi dia una mano, non vorrei inciampare. Sa, ormai non ci vedo più».
Ma come? In che senso?
«Sono quasi cieco. Una storia drammatica». Le va di raccontare? «Quarant’anni fa, una mattina d’inverno, mi sembra di vedere del fumo in casa e spalanco le finestre.
La mia compagna si stupisce, capisce che qualcosa non va. Andiamo dall’oculista». Diagnosi?
«Il medico è preoccupato. ”Come mai viene da me solo ora? Lei ha un glaucoma”. Pum, svengo».
Poi?
«La cura è semplice, gocce di pilocarpina due volte al gior- no. E va tutto bene. Finché
nel 2005...».
Che succede?
«L’oculista di fiducia muore. Il nuovo medico sostiene che la pi- locarpina è superata, ora ci sono colliri migliori. E me ne prescrive di nuovi».
Che non funzionano.
«Dopo due giorni mi sveglio com- pletamente cieco. Panico. Ricove- ro, visite e torno a usare pilocarpi- na, ma intanto la metà delle cellule del nervo ottico sono morte. Risul- tato, l’occhio destro non ci vede quasi più, il sinistro pochissimo». Terribile.
«La vita ti cambia completamente. Devo essere quasi sempre accom- pagnato, aiutato. E sono in cura da una psicologa: in queste situazioni è fondamentale non abbattersi. Ci sono volte che mi chiedo: che sen- so ha vivere così?».
Ci sono possibilità di migliora- menti? «Con le cellule staminali. Sono sta-
ti fatti esperimenti sui topi con ottimi risultati, sono in li- sta d’attesa per sperimentar- le».
Nel frattempo, però, non ha perso la voglia di recitare. «Il lavoro è la mia salvezza, faccio teatro e ora sto girando ”Due mamme di troppo”, se- rie tv per Canale 5. Anche se interpreto piccole parti, il ci- nema mi fa andare avanti, mi
dà entusiasmo e voglia di lottare. Ma non è facile. Sul set rischio di inciampare, ci sono molti proble- mi. E 5 anni fa...».