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 2010  marzo 07 Domenica calendario

IL GRANDE SILENZIO E GLI ARCHIVI SEGRETI

«Dal Vaticano, 5 aprile 1940. Soccorsi ai non-Ariani. Quanto danaro disponibile in mano della Santa Sede? Dalla somma di 125mila dollari messa a disposizione del Santo Padre: 50mila dollari sono stati assegnati ai comitati americani di soccorso; 30mila dollari all´associazione Raphaelsverein di Amburgo. Lit. 20mila sono state inviate a disposizione di Sua Eminenza il cardinale Boetto per gli aiuti agli ebrei di Genova [...] Si prevede certamente un grande aumento di tali domande nell´avvenire a misura che la notizia dei soccorsi accordati si propagherà tra gli ebrei [...] Da notarsi che il fondo americano è destinato agli ebrei, senza distinzione di religione».
Questa nota della Segreteria di Stato, a cui è allegato un appunto autografo dell´allora sostituto Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, riassume le istruzioni impartite da Pio XII ai suoi collaboratori per sostenere concretamente le comunità ebraiche. Il documento è parte di una mole immensa di incartamenti su Papa Pacelli e i suoi atti riguardanti la Seconda guerra mondiale, di imminente pubblicazione su Internet. Tra pochi giorni una fondazione americana, la Pave the Way Foundation, il cui presidente è di origine ebraica, Gary Krupp, metterà online ben 5.125 atti provenienti dall´Archivio della Segreteria di Stato vaticana, riguardanti un periodo compreso fra il marzo 1939 e il maggio 1945.
Questi documenti sono editi negli Actes et documents du Saint Siege relatifs a la Seconde Guerre Mondiale, un´opera stilata fra il 1965 e il 1981, voluta da Papa Montini, e riversata in undici volumi (di cui uno in due tomi). Ma, oggi, è quasi irreperibile se non in rare biblioteche, e il suo contenuto è pressoché ignoto a molti esperti di cose vaticane. Si tratta dunque di carte sconosciute, di cui Repubblica propone in anteprima una selezione.
La Pave The Way Foundation, che si è data come missione l´impegno di rimuovere gli ostacoli fra le religioni, vuole fare piena luce su Pacelli. «Il papato di Pio XII - spiega Krupp - è diventato un motivo di frizione. La nostra ricerca ha rivelato che cinque anni dopo la sua morte i servizi segreti sovietici, il Kgb, organizzarono un complotto per screditare il loro nemico, la Chiesa cattolica, chiamato "Seat 12". Un trucco sporco, con accuse false a quel Papa di essere stato in silenzio durante l´Olocausto, di cui si fece interprete l´opera teatrale Il vicario di Rolf Hochhut».
Le carte sostengono quindi la tesi dell´aiuto dato da Pacelli agli ebrei. Andranno così a integrare documenti invece di altra provenienza, che hanno mosso un´opinione diversa sull´argomento. Alcuni storici aspettano in ogni caso di poter consultare gli atti originali fra qualche anno, quando le carte successive al 1938 verranno ufficialmente rilasciate dall´Archivio segreto vaticano.
D´accordo con la Santa Sede, Krupp ha intanto deciso di riesumare l´opera, mettendo i documenti sul web, in testo originale e traduzione inglese. A quel tempo furono esaminati da quattro storici gesuiti (Pierre Blet, Robert Graham, Angelo Martini, Burkhart Schneider), che pubblicarono non un "libro bianco", cioè una selezione mirata, ma l´intero corpus delle carte su Pio XII e i suoi atti relativi alla guerra, ai nazisti e agli ebrei, da loro trovate.
Lo rivela uno dei quattro compilatori, padre Robert Graham, nel suo diario annotato nella stanza dove lavorava alla rivista Civiltà cattolica: «In questo momento ho le bozze del volume VIII (poi diventato il IX, ndr), opera umanitaria per il 1943. Schneider dice che devo preparare l´introduzione e che essa dovrà essere assai buona, a causa della natura della documentazione, naturalmente sulla questione ebraica e dei soccorsi a Roma. Ho detto che c´è l´intera documentazione delle lettere inviate al Papa dopo il 16 ottobre (nessuna delle quali indicava la conoscenza di quanto si stava preparando). E poi l´intera lista di appelli per i fratelli arrestati nell´autunno del 1943 (il 16 ottobre è il "sabato nero" del ghetto in cui avvenne il rastrellamento degli ebrei romani da parte delle SS, ndr)».
Una nota rilevante della raccolta è la lettera autografa di ringraziamento, scritta con inchiostro azzurrino, del rabbino capo di Zagabria, Miroslav Salom Freiberger, a Pacelli: «Santo Padre - si legge - pieno di rispetto oso comparire dinanzi al trono di Vostra Santità per esprimervi la mia gratitudine più profonda e quella della mia congregazione per la bontà senza limiti che hanno mostrato i rappresentanti della Santa Sede e i capi della Chiesa verso i nostri poveri fratelli [...] Prego Vostra Santità di essere sicura della mia gratitudine più profonda».
Emerge poi una lettera inviata da Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, delegato apostolico in Turchia e in Grecia, al re Boris di Bulgaria. «Istanbul, 30 giugno 1943. Maestà, come sapete bene, la Santa Sede, fedele alla sua tradizione, continua a moltiplicare le forme di assistenza caritativa a coloro che soffrono la guerra, di ogni lingua e nazione, senza escludere i figli d´Israele [...] Ed è precisamente questo esercizio di carità esteso agli stessi Ebrei che mi fornisce l´occasione di ricorrere al cuore di Vostra Maestà».
Un documento interessante è il resoconto manoscritto della conversazione di quel 16 ottobre ”43 tra il segretario di Stato cardinale Luigi Maglione, braccio operativo di Pio XII, e l´ambasciatore tedesco Ernst von Weizsaecker. Il verbale è molto dettagliato. Saputo del rastrellamento, Maglione chiede a von Weizsaecker di intervenire: «Le dico semplicemente: Eccellenza, che ha un cuore tenero e buono, veda di salvare tanti innocenti. doloroso per il Santo Padre che proprio a Roma, sotto gli occhi del Padre comune siano fatte soffrire tante persone unicamente perché appartengono a una determinata stirpe». Domanda von Weizsaecker: «Che farebbe la Santa Sede se le cose avessero a continuare?».
Replica Maglione: «La Santa Sede non vorrebbe essere messa nella necessità di dire la sua parola di disapprovazione». L´ambasciatore prospetta le gravi conseguenze per un passo del Vaticano. «Dovevo però pur dirgli - si legge ancora nello scritto del segretario di Stato - che la Santa Sede non deve essere messa nella necessità di protestare: qualora fosse obbligata a farlo, si affiderebbe, per le conseguenze, alla Divina Provvidenza» (nota del cardinale Maglione, 16 ottobre 1943, ADSS, vol. 9, doc. 368). La protesta, come si sa, non fu mai fatta.
Appendice interessante: von Weizsaecker non riferì a Berlino del colloquio. Tanto è vero che le carte d´archivio tedesche non ne mostrano traccia, ma contengono due resoconti dell´ambasciatore fatti per abbellire il clima e parlare di una cordialità che non c´era. Le fonti inglesi sul colloquio, invece, confermano la sostanza di quelle vaticane. In un certo senso, la questione storiografica nuova è l´indagine sul "silenzio" di von Weizsaecker.