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 2010  marzo 07 Domenica calendario

NON MI ASPETTAVO LA RISPOSTA, GLI SONO MOLTO GRATA - ROMA

«Quando sul sito del Quirinale ho letto "gentile signora Varenna...", ho subito provato un grande senso di gratitudine per il presidente della Repubblica». Cristina Varenna, di Giussano, cittadina lombarda dalla forte simbologia leghista, è una fan del governatore lombardo. Visibilmente emozionata per la notorietà che la risposta del capo dello Stato le ha dato, spiega perché ha deciso di scrivere al Quirinale chiedendogli di riammettere la lista. «Semplice, io mi riconoscevo in Formigoni. Non potendo votare la sua lista, mi vedevo sottratto il diritto di voto. Mi si impediva di poter scegliere». «Può darsi - dice la signora Varennna - che sia mancato qualche timbro e che l´aspetto formale non fosse stato rispettato. Ma quello sostanziale c´era: ritengo che le firme comunque fossero reali». «E così - aggiunge - mi sono decisa di inviargli un sollecito, un appello. Come hanno fatto in tanti». La sua risposta, racconta, «m´ha fatto pensare alla grande attenzione che il nostro presidente riserva ai problemi della gente». Ma se la lista esclusa fosse stata quella avversaria, «sono sincera - ammette - no, quel fax non l´avrei spedito. E questo perché l´altra lista non mi rappresentava. Ma a parti invertite se l´altra lista fosse stata riammessa con un decreto del governo, avrei accettato di buon grado il verdetto. Ritengo che la forma sia importante, ma per salvarla non si deve ledere il diritto fondamentale, quello del diritto di voto di tutti i cittadini. Sia quelli che votano come me Formigoni, sia quelli che votano per la lista opposta».
Abita a Milano l´altro cittadino al quale s´è rivolto nella sua lettera Giorgio Napolitano, Alessandro Magni, «amareggiato» per la decisione del presidente al quale s´era appellato affinché non firmasse il decreto salva-liste. «Credo - dichiara Magni - che ciò che è accaduto abbia creato un significativo precedente nella storia della democrazia italiana. Con la sua firma, Napolitano ha dato l´avvallo a un sistema piuttosto "pericoloso" soprattutto in momenti di grande tensione politica come quelli che stiamo vivendo. Ciò che mi amareggia è che le regole vengano di volta in volta adattate alla situazione invece di essere dei punti fermi che tutti devono rispettare per il bene comune e per il corretto vivere civile».