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 2010  marzo 08 Lunedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "MAZZINI

GIUSEPPE"

Nella primavera del 1873 Nietzsche comincia a scambiarsi lettere con un’ammiratrice, Rosalie Nielsen, moglie separata di un ufficiale scandinavo, millantatrice che raccontava di aver frequentato Mazzini
Massimo Fini, "Nietzsche. L’apolide dell’esistenza", Gli specchi Marsilio.

[Le uova] Giuseppe Mazzini le preferiva sode Le mangiava soltanto cotte in questo modo, non perché ne amasse il particolare sapore, ma perché non voleva perdere tempo ai fornelli o a tavola.
Salute di sorrisi e canzoni n. 35 Marzo 2002 pag. 6-13

[Dino Risi] In famiglia, un nonno era stato con Garibaldi e l’altro, il nonno Risi, segretario di Mazzini:
Barbara Palombelli, ”Corriere della Sera” 14/5/2005

Sionismo. Il movimento sionista, fondato alla fine dell’Ottocento da Theodor Herzl, fu «ispirato per certi aspetti alle idee di Giuseppe Mazzini».
Sergio Romano, "L’Italia negli anni della Guerra Fredda dal piano Marshall alla caduta del Muro", Rai Eri-Ponte alle Grazie.

Nel Museo [del Risorgimento di Roma] sono esposti anche due ricordi di Mazzini: una scatoletta di zolfanelli e una di pennini.
Lauretta Colonnelli sul Corriere della Sera del 30/05/01 a pagina 55.

Mazzini (nei momenti di sconforto suonava la chitarra)
(Maurizio Stefanini, "Libero" 30/8/2003) da pag. 14

Nel 1866 andarono alle urne solo 258.243 uomini abbienti, tra cui i delusi Mazzini e Garibaldi.
Fabio Sclosa Macchina del Tempo, agosto 2003 (n.8)

Al centro di queste pagine, e di tanti altri studi di Della Peruta, sta la figura di Mazzini (protagonista anche di molti corsi tenuti all’Università Statale di Milano) e il ruolo da lui svolto specialmente fra il 1830 e i primi anni ’50, sullo sfondo di un vivacissimo dibattito che ha coinvolto - accanto a altri ”big” nostrani (penso a Garibaldi, a Ferrari, a Pisacane) - anche non pochi esponenti del composito, movimento democratico europeo: quelli, per intenderci, su cui già puntava Mazzini quando legava il Risorgimento italiano a un moto più vasto, mirante a dar vita addirittura a una federazione europea. Ma oltre a essere un ”mazzinologo” (tant’è vero che Della Peruta presiede il neonato Comitato per il bicentenario della nascita di Mazzini, in programma l’anno venturo)
Arturo Colombo, ”Corriere della Sera” 19/5/2004

[Ernesto Teodoro Moneta] Dimenticato dai milanesi che hanno lasciato che il suo immenso archivio (corrispondenze inedite con Garibaldi, Mazzini, Cavallotti, Turati, Pareto, Lombroso, De Amicis, Tolstoj, il carteggio tra Nino Bixio e Garibaldi, una dettagliatissima cronaca delle Cinque Giornate di Milano, la documentazione sulla spedizione in Sicilia ecc.)
L’Indipendente, 12/12/2004 pag. 1-2/3

[Felice Orsini] …così via fino a Genova da dove si imbarcò per l’Inghilterra. Sull’isola lo precedeva l’eco enorme della sua fuga da una catorbia considerata una tomba dei viventi.
Qui lo aspettava Mazzini. L’amicizia col barbuto genovese datava da tempo, ma era ormai in declino. Il Nostro cominciava a non poterne più del "Profeta" che lo aveva mandato allo sbaraglio in molteplici scorribande studiate a tavolino e puntualmente fallite sul campo. Per dargli retta era diventato un noto sovversivo, forse al di là dell’inclinazione naturale.
Durante la Repubblica romana ebbe l’incarico di recarsi a Ascoli per domare i papalini. Per poco non lo fucilavano. Preparò a Milano una rivolta, che per Mazzini era matura, e non lo seguì nessuno. Idem in Valtellina e in Toscana. Finito in galera a Sarzana, la moglie Assunta, stanca di quella serqua di disgrazie, lo aveva lasciato tenendosi le due figliolette Il suo tutore, lo zio Orso, fino allora un Giobbe, perduta anche lui la pazienza gli aveva tagliato i viveri. Era così passato da un pasticcio all’altro, fino all’intermezzo mantovano e al nuovo incontro a Londra col "Mosè dell’Unità".
Ma il redde rationem era alle porte. A dare fuoco alle polveri fu il Nostro che rinfacciò al "Profeta" la sua corte londinese di ammiratrici "vane e pettegole": Emilie Hawks, Matilda Biggs, ecc. Mazzini gli mise il broncio e gli aizzò addosso i mazziniani inglesi che lo sommersero di insulti. La reazione del seguace pentito fu un libro irridente, Memories and Adventures, in cui sciorinò il disprezzo che aveva accumulato. "I mazziniani - scrive - sono codardi, calunniatori, portatori di livore", capaci solo di "mandare annualmente al patibolo alcuni dei migliori patrioti". Tutto ciò mentre "il Profeta Mazzini è sempre salvo per la semplice ragione che non si espone mai". Un giudizio al veleno che svelava la faccia fatua del mazzinianesimo e del suo fondatore.
Il Giornale 18/06/2005, pag.27 Giancarlo Perna

Una cosa che di certo Carlo Collodi, seguace di Mazzini, aveva in mente, era l’idea mazziniana (presente peraltro in tutta la cultura risorgimentale) di una pedagogia civile, nazionale, morale e politica che avrebbe dovuto trasformare gli italiani da ”volgo disperso che nome non ha” in un popolo adulto, consapevole dei propri diritti, dei propri doveri e di quella che molti intellettuali di allora consideravano la sua ”missione storica” in un’Europa di nazioni e di popoli liberi.
Il Foglio 24/08/2005, pag.IV Alfonso Berardinelli

uno stile che combini la semplicità con il decoro, come faceva Mazzini ..., il quale, quando si rivolgeva a un sovrano, magari per avvertirlo ch’era il momento di cedere il trono all’appello del popolo, lo faceva sempre con le debite forme, che gli aveva insegnato la signora Maria, sua madre" (Per una repubblica bene educata, "il Borghese", 8 luglio 1955).

Garibaldi ha battuto Mazzini per 122 targhe a 103, nel solco della tradizione.
La Stampa 25/10/2005, Massimo Gramellini

Che gli italiani in fondo siano dei patrioti lo dimostra il fatto che tra le vie intestate ai Paesi il nostro è di gran lunga il prescelto - 1.117 tra strade, vie e piazze dedicate all’Italia - e che tra i personaggi più popolari oltre a Garibaldi figurano Mazzini (4.041 sono dedicate a lui) e Cavour (3.439 vie).
Il Sole 24 Ore 24/10/2005, pag.4 Anna Zavaritt

PATRIA. «Ha scritto Giuseppe Mazzini: ”la Patria è, prima di ogni altra cosa, la coscienza della Patria”» (2004). [Ciampi]
Enzo Golino, ”la Repubblica” 9/12/2005; www.quirinale.it;

La Repubblica romana fu proclamata il 9 febbraio 1849, ebbe a protagonisti due padri della patria - Mazzini e Garibaldi - e calamitò da tutta Italia e dall’Europa «una moltitudine di ragazzi e ragazze:la meglio gioventù di quegli anni febbrili».

Dallo stambugio in cui si era rifugiato nel Palazzo della Consulta, il profeta Mazzini emanò disposizioni improntate a notevole saggezza, a lungimiranza, a rispetto per i diritti di tutti. Furono indette elezioni. Il maggior elogio di ciò che il governo repubblicano attuava sta nelle critiche di un cronista d’osservanza papalina: «Il governo retto a popolo è il castigo e il flagello più terribile che il cielo sdegnato possa infliggere alla misera umanità. . . con l’esistenza dei circoli, la libertà di stampa».

[Schliemann] «L’archeologo tedesco – spiega La Ferla – aveva conosciuto Garibaldi, Mazzini, Cavour nei salotti londinesi quando era ospite di Lord Gladstone, potente primo ministro della regina Vittoria, che lo introdusse nella società aristocratica, facendolo finalmente sentire qualcuno». Una coincidenza che dimostra i suoi stretti rapporti con quella massoneria «che all’epoca dettava le regole della politica in Europa a quelli che preparavano la grande operazione che porterà all’Unità d’Italia».
Corriere della Sera 23/01/2006, pag.31 Stefano Bucci

Flaubert s’è dedicato, quell’estate, a letture socialiste. «Che despoti! E che zotici!»; nelle lettere, difende le esigenze di tutti suoi disinganni contro la generosità socialista di George Sand (la sua passione per Mazzini risalta nelle 420 Lettres retrouvées della scrittrice pubblicate di recente da Thierry Bodin per Gallimard).
Daria Galateria la Repubblica, 19/02/2005

I dieci nomi delle vie più diffusi in Italia: al primo posto Roma cui sono dedicate 7.920 vie, poi Giuseppe Garibaldi (5.584), Guglielmo Marconi (4.895), Giuseppe Mazzini (4.041), Dante Alighieri (3.835), Camillo Benso conte di Cavour (3.439), Giuseppe Verdi (3.092), Antonio Gramsci (2.645), Alcide De Gasperi (2.369), Trieste (2.194). (Dati Tuttocittà, Seat Pagine Gialle).
Il Sole - 24 Ore 24/10/2005, pagina 1 e 4.

[Mameli] Nella difesa della Repubblica il 3 giugno 1849 fu colpito da un commilitone alla gamba sinistra (mai chiarito se con baionetta o proiettile). La ferita suppurò. Giuseppe Mazzini benedicente, l’arto venne amputato.

[Luigi Magni] La sua trilogia più celebre racconta, attraverso le vicende umane dei Pasquino, dei Ciceruacchio, dei papi e dei cardinali, lo scontro fra il potere temporale della Chiesa, ”una vergogna, la vergogna civile d’Europa, come diceva Mazzini”

La Gran Bretagna, invece, aveva sentimenti e interessi alquanto diversi. La sua opinione pubblica provava grandi simpatie per la causa italiana e lo dimostrò, tra l’altro, garantendo una generosa ospitalità a Giuseppe Mazzini, a Francesco Crispi, a Giovanni Ruffini, ad Antonio Panizzi e ad altri esuli italiani.
Corriere della Sera 09/09/2006, pag.33 Sergio Romano

Ma occorre ricordare che Bastogi, prima di diventare uno dei maggiori esponenti del liberalismo economico italiano, era stato mazziniano e quindi, per molti aspetti, rivoluzionario. In un articolo pubblicato dal Bollettino della Domus Mazziniana, Romano Paolo Coppini ricorda che fu cassiere della Giovane Italia a Livorno nel 1833 e propagatore delle idee della associazione a Pisa. Qualcuno sostiene che vi furono due incontri con Mazzini, a Marsiglia e a Londra, e uno scambio di corrispondenza nel 1838 quando l’esule genovese avrebbe chiesto un prestito di 4000 franchi «da restituire dopo due anni, con un utile competente e come s’usa».
Corriere della Sera 03/01/2007, pag.31 Sergio Romano

Giuseppe Garibaldi, che di Giuseppe Mazzini disse: «Egli solo vegliava, quanto intorno tutto dormiva».
Mattia Feltri, La Stampa 21 febbraio 2007

il nostro gruppo editoriale, L’ Espresso, l’ ha usato per lanciare una delle sue ultime iniziative editoriali, la Storia del Risorgimento diretta da Lucio Villari: gli avatar di Mazzini, Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele, hanno intrattenuto i visitatori per un po’ di giorni per parlare di storia moderna e contemporanea e per raccontargli la loro biografia passeggiando per le sale di un castello arredato e corredato in pieno stile dell’ epoca.
La Repubblica Affari e Finanza 30/04/2007, pag.9 Eugenio Occorsio

In una bella nota, apparsa su la Repubblica dell’8 maggio, Michele Serra ricorda che «parecchi anni fa il vecchio Willy Brandt, uno dei grandi uomini della sinistra europea, disse che alla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo si doveva urgentemente affiancare una Dichiarazione dei Doveri». E forse converrebbe ricordare che Giuseppe Mazzini dedicò a questo tema una delle opere che ebbero maggiore diffusione, in Italia e all’estero, nel corso dell’Ottocento. Nella sua prefazione a «Doveri dell’uomo», Mazzini spiegò ai suoi lettori che non intendeva negare l’importanza dei diritti: «Quand’io dico che la conoscenza dei loro diritti non basta agli uomini per operare un miglioramento importante e durevole, non chiedo che rinunziate a questi diritti: dico soltanto che non sono se non conseguenza di doveri adempiti, e che bisogna cominciare da questi per giungere a quelli». Mentre gli illuministi e i rivoluzionari della fine del Settecento amavano parlare di diritti, Mazzini sostenne, nel suo breve trattato, che l’uomo ha anche e soprattutto doveri: verso l’umanità, la patria, la famiglia, se stesso.
Corriere della Sera 13/05/2007, pag.31 Sergio Romano

Dei quattro l´unico che per questo aspetto gli può essere accostato, pur senza raggiungerlo, è certamente Mazzini, il quale in vita e dopo fu anch´egli oggetto di ammirazione, amore e di culto su scala internazionale […] Ma quali furono i presupposti, i mattoni dell´immensa popolarità di Garibaldi, "pirata" sudamericano, condottiero di volontari che lo idoleggiavano, dittatore, mazziniano e poi duro critico della strategia di Mazzini, […] Che dopo la sua morte le parti contrapposte degli italiani sia siano contesi Garibaldi non deve meravigliare. Accadde qualcosa di simile anche a Mazzini, ma non così in grande.
Massimo L. Salvadori, la Repubblica 22/6/2007

[Lucy Riall] «La mia ricerca conferma il ruolo chiave di Giuseppe Mazzini nel promuovere l´immagine di Garibaldi; ma rivela che lo stesso Garibaldi fu uno scaltro regista di sé»
Enrico Franceschini, la Repubblica 22/6/2007

Gandhi lesse con estrema attenzione il pamphlet di Thoreau, e i suoi maestri occidentali moderni furono certamente, l’autore di Walden, Tolstoj e il Mazzini più pedagogico-religioso della polemica con le due strade vincenti del comunismo e del capitalismo per Capitini "l’assoluto dello Stato" e "l’assoluto del benessere", e dell’insistenza sui doveri prima che sui diritti.
Il Sole 24 ore 3 febbraio 2008, Goffredo Fofi

[Laura Jane Addams, femminista] Gli eroi della sua gioventù furono Lincoln e Giuseppe Mazzini,
Marco Respinti, Il Foglio 10 febbraio 2008

il filone cattolico-integralista che è altrettanto dilettantesco e provocatorio, ma che in alcuni casi, come sul problema delle rivolte antifrancesi del 1799, affronta aspetti storiograficamente rilevanti su quella che è stata definita la più grande «jacquerie» della Storia d’Italia. Lo stesso Giuseppe Mazzini vide nelle rivolte antifrancesi una sorta di movimento popolare dotato di caratteri nazionali ancorché espressi in chiave localistica e spontaneistica [lettera di Zuffoletti, 16 febbraio 2008, Sergio Romano]

[Mario Verdone] Prime letture che ricorda? «Sono passato direttamente dal giornalino L’intrepido a Salgari a Federigo Tozzi e poi a FilippoTommaso Marinetti. Ho studiato a Siena, sono diventato assistente volontario di Norberto Bobbio. Con lui mi ero laureato con una tesi sul ”Pensiero politico di Giuseppe Mazzini”.
Tuttolibri 23 febbraio 2008, Mirella Serri

[Foscolo] l’ispiratore di Mazzini
Il Giornale 20 febbraio 2008, Giuseppe Conte

Nei Quaderni del carcere Gramsci legge nel Risorgimento la prima manifestazione dell’egemonia dei moderati, guidati da Cavour, sui «democratici» (Mazzini, Garibaldi, Pisacane)
Il Manifesto 4 aprile 2008, Alberto Burgio

[Pietro Cascella] Nel 1971 partecipò al XXIII Salon de la Jeune Sculpture di Parigi, poi tenne una mostra al Palais de Beaux Arts di Bruxelles e una personale alla Rotonda della Besana di Milano, dove, nel 1974, realizzò un monumento a Mazzini.
(Pierluigi Panza, ”Corriere della Sera” 19/5/2008

Quel preveggente di Giuseppe Mazzini l’aveva capito già qualche secolo addietro: «L’Italia sarà quel che Napoli sarà».
Mariano Maugeri, Il Sole-24 Ore 3/6/2008, pagina 6

Gorini lavorò solo sulle salme di povera gente?
«No davvero. Nel 1872 fu convocato a Pisa per la preparazione di Giuseppe Mazzini. Un giorno per ricevere il telegramma, un giorno per il viaggio: quando arrivò, il fondatore della Giovine Italia appariva sfatto, ”era verde, una vescica zeppa di marcia”, come annotò Dossi. Gorini fece del suo meglio e il risultato, insperato, si poté vedere nel cimitero genovese di Staglieno nel 1946, all’apertura della bara di Mazzini in occasione della nascita della Repubblica.
Stefano Lorenzetto, il Giornale 22/6/2008, pagina 18

Mazzini aveva detto: l´Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Questa profezia rischia di avverarsi al suo livello più basso.
Giorgio Ruffolo, la Repubblica 3/9/2008, pagina 28

MAZZINI Giuseppe - Dei doveri dell’uomo. BUR, Milano 1949
BUR 60

AA.VV. - I poeti minori dell’Ottocento II. Poesia della Patria ed eredità del Risorgimento. A cura di Ettore Janni. Bur, Milano 1955 - Giuseppe MAZZINI
BUR 867-871

Di me s’è sempre scritto: Minoli virgola amico di Craxi virgola genero di Bernabei punto. Invece le virgole vere della mia vita sono: figlio di Eugenio, nipote di Ottavio Minoli, che finanziò Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, e padre di Giulia.
Stefano Lorenzetto, Panorama 6/11/2008, pagina 71

Bisogna passare attraverso la tempesta del dubbio - l´espressione non fu di un disfattista nicodemita, ma di Giuseppe Mazzini - per scegliere ciò che si sa giusto.
Adriani Sofri, la Repubblica 31/1/2009

E però Ferruccio Parri soffrì l´ingiuria del toccamento nascosto, e, tra gli eroi del Risorgimento, persino Mazzini era, diciamo così, un po´ chiacchierato.
Francesco Merlo, la Repubblica, 11/02/2009

«Mazzini era vegetariano certo, sempre pallido, però suonava la chitarra» [Gervaso]
Adriana Bazzi, Corriere della Sera 12/02/2009
Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 12/02/2009

Mazzini era un feroce anticristiano, un idolatra che scrisse ”Crediamo che Dio è Dio e che l’Umanità è il suo Profeta”. Essere contemporaneamente cattolici e mazziniani è dunque impossibile,
Camillo Langone, Il Foglio 26/2/2009

«Una vena di populismo nella politica italiana c’è sempre stata. Basta pensare a varie correnti risorgimentali, da Mazzini a Pisacane. Del resto, una sorta di divinizzazione del popolo serviva, una volta che ci se ne proclama interpreti, a contrapporsi a sovrani che da un preteso diritto divino traevano legittimità» (Marco Tarchi)
Luigi Mascheroni, il Giornale 24/4/2009

Super Pantheon 2009: Mazzini batte Garibaldi di un soffio, 102 contro 101; Cavour è fermo a 96, mentre Vittorio Emanuele II e Umberto I restano indietro, rispettivamente a 55 e 38,
Filippo Ceccarelli, la Repubblica7/7/2009

Venendo alla trazione italiana moderna, due i predominanti filoni: da un lato quello repubblicano e democratico di Mazzini, per il quale la nazione ha da essere «una patria» guidata da valori che perseguono la formazione di una «comunione di liberi ed eguali» che abbatte antichi privilegi e barriere e si inserisce nella comunità umana senza pretese di predomini imperiali; dall´altro quello che partendo da Corradini e da Rocco, che celebrava nel 1914 il nazionalismo come «affermazione della propria razza», sentimento «diverso da quello che è altrove» arriva al fascismo, fautore di una nazione prima fondata su una concezione autoritaria statalistica e infine approdata al razzismo di scuola nazista.
Massimo L. Salvadori, la Repubblica 04/05/2009

Pur preso dai suoi profondi pensieri e dalle preoccupazioni per i destini della Patria, l’ascetico Mazzini non ha disdegnato le compagnie femminili all’interno del milieu patriottico: Adelaide Zoagli, madre di Goffredo Mameli; Giuditta Bellerio vedova del cospiratore Giovanni Sidoli; Susan, moglie inglese del patriota Pio Tancioni; Emile, moglie del carbonaro Carlo Venturi; Sara, madre di Ernesto Nathan, sindaco di Roma indicato come figlio di Mazzini; l’inevitabile Jessie White, che tanto amava l’Italia da frequentarne appassionatamente tutti gli eroi più indomiti. A Mazzini è attribuito anche un triangolo con Anna Courvoisier e Agostino Ruffini, altro inossidabile patriota.
Gilberto Oneto, il Giornale 29/8/2009

La permanenza di Nietzsche a Genova era stata un tramite per conoscere le idee di Mazzini (che aveva incontrato), le cui idee sociali e politiche erano in netta contrapposizione con quello del filosofo,
http://www.italinemo.it/risultati_b.php?titolo_rivista=POETICHE&anno_solare=&numero_fascicolo=&autore_articolo_b=&titolo_articolo_b=&descrittori_b=&lingua_b=&inizio=20

[Marco Minghetti] Lo stesso Mazzini nel settembre
1847, scrivendo da Londra a Pio IX, sperò che
l’Italia avrebbe potuto risorgere per opera di lui.
http://www.archive.org/stream/commemorazioned00italgoog/commemorazioned00italgoog_djvu.txt

[Petruccelli] Per cui, battendosi generosamente per gli ideali repubblicani, durante il colpo di Stato di Luigi Bonaparte, ed entrando in contatto con il Mazzini e gli altri rifugiati politici a Londra, accentuò le sue posizioni radicalmente democratiche e divenne uno dei protagonisti di quella che allora si poteva definire l’opposizione europea.
Scheda 187.465

[1861] (Ultimamente - come vedremo il prossimo anno- ha più simpatia il Re per Mazzini (nonostante la condanna a morte in contumacia) che non Garibaldi)

[Pappalardo] ritiene che la leggenda creatasi attorno alla figura del nizzardo sia nata nel 1834, quando i cospiratori che tentavano un’azione insurrezionale a Genova – progettata da Giuseppe Mazzini (1805-1872) e poi fallita – attribuirono a Garibaldi – che in realtà era stato solo «spettatore imprudente» del moto (p. 21) – un ruolo da protagonista del tentativo stesso […] Mazzini, il quale pensava che «[...] l’avvento delle nazioni avrebbe non soltanto inaugurato un nuovo ciclo politico, ma anche dato l’avvio a una nuova era religiosa, contraddistinta dalla fine dell’individualismo e dall’inizio di una concreta associazione fra tutti gli uomini»

[Garibaldi] prende parte a diverse azioni bellico-rivoluzionarie contro i governi legittimi, in seguito alle quali Mazzini lo invita a fare ritorno in Italia, perché vede in lui «il comandante idoneo per l’esecuzione dei suoi progetti insurrezionali» (p. 75).

[1847] A Londra Verdi conosce anche Giuseppe Mazzini. […] 1848 Gennaio: Verdi termina la composizione de Il corsaro; in aprile: breve viaggio a Milano, dove incontra di nuovo Mazzini ed accetta di comporre un inno patriottico […] 1849 Il 27 gennaio prima rappresentazione de La battaglia di Legnano al Teatro Argentina nel clima della Repubblica romana e alla presenza di Mazzini e Garibaldi; il quarto atto viene bissato.

Indro Montanelli, Storia d’Italia, vol. XXXII

[Ricasoli] fu l’unico esponente [della destra] che ebbe il rispetto di Mazzini e l’affetto di Garibaldi.
http://www.ecoitaly.net/caparsa/Ita/veglie15.htm

«Il cioccolato ha mille pregi: consola i fallimenti, i tradimenti, le ingiurie della vita, le malinconie per le passioni perdute e per quelle mai avute» (Giuseppe Mazzini).
Scheda 188.107

•Vittorio Emanuele II su Mazzini 66
Pier Giusto Jaeger, L’ultimo re di Napoli, Mondadori Milano, 1982

Nella rivolta di Palermo insorsero contemporaneamente e di concerto sia l’opposizione di estrema destra, nobili e clero, che quella di estrema sinistra. I nobili della destra estrema ed il clero avevano come obiettivo la restaurazione borbonica e clericale, la sinistra estrema aveva come obiettivo la costituzione di uno stato repubblicano sul modello mazziniano. Tuttavia Mazzini, tanto per cambiare, se ne dissociò e addirittura la criticò. Essendo a conoscenza delle intenzioni dei repubblicani di Palermo, qualche mese prima (a conferma della lunga preparazione della rivolta) aveva scritto ”un moto repubblicano, che conduce a far pericolare l’unità nazionale, sarebbe colpevole; un moto che restasse senza certezza che il resto d’Italia possa seguirlo, sarebbe un errore; un moto che restasse isolato, cadrebbe poco dopo nell’autonomismo, nello smembramento, nelle concessioni a governi e reggitori stranieri…” (Mazzini a Bagnasco in ”Il precursore” Palermo 31 luglio 1865) e forse a pensarci bene non aveva torto.
Scheda 192.433

Il vero artefice del Risorgimento - l’uomo che, con il suo realismo liberale e con il suo spessore di statista, seppe dare uno sbocco concreto all’apostolato etico-politico di Mazzini e al romanticismo barricadiero di Garibaldi - fu appunto Cavour.

Era, in nuce, una idea che sarà poi di tanta parte del patriottismo e specie del moderatismo italiano, e contro la quale si volgeranno le più fiere rampogne del Mazzini: l’idea cioè che la libertà e, magari, l’indipendenza d’Italia potessero essere il frutto di combinazioni esterne all’iniziativa, alla volontà e allo spirito di sacrificio del popolo italiano» (Rosario Romeo)
Rosario Romeo, Vita di Cavour, Laterza, Bari 1984 (pag. 37)

Rappresentano una classe compatta, l’alta borghesia. E sono guidati da un genio completo, Cavour. Invece i democratici della Sinistra si presentano divisi e litigiosi (già allora). Anche il genio che li guida è spaccato in due: ha la testa di Mazzini e il braccio di Garibaldi, in baruffa perenne fra loro. La morale della favola risorgimentale è che i democratici ne scrivono le pagine più romantiche, ma sono sempre i moderati a incassare i diritti d’autore.
Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 31/1/2010, pagina 80

A quel punto Ruffini era già passato attraverso il crivello delle illusioni deluse.
Coinvolto dalla febbrile emotività di Mazzini, conosciuto alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova, […] l’esangue amico Pippo Mazzini […] Ruffini esalta nobili figure, personaggi simbolo interpreti dei suoi ideali: «modello» di Cesare, il fratello Iacopo; Fantasio, Giuseppe Mazzini; Eleonora Curlo, «affettuosa e santa», come Mazzini chiamava la madre dei fratelli Ruffini.
Giuseppe Marcenaro, Tuttolibri-La Stampa 6/2/2010, pagina IV

Vedi VISCONTI VENOSTA Giovanni - Ricordi di gioventù. Cose vedute o sapute. 1847-1860. L. F. Cogliatti, Milano,1904, passim, scheda 197.603

[Toni Servillo] Per Mario Martone, altra anima di Teatri Uniti, recita nel film sul Risorgimento Noi credevamo dal romanzo di Anna Banti, una lettura controversa di come è stata fatta l’Italia unita, nel ruolo di Mazzini: dalla Giovane Italia, all’esilio in Inghilterra passando per la Repubblica romana.
Simonetta Robiony, La Stampa 20/2/2010, pagina 33

[Carducci] Come nell’ode a Giuseppe Mazzini: «E un popol morto dietro a lui si mise/ Esule antico, al ciel mite e severo/ Leva ora il volto che giammai non rise/ Tu sol - pensando - o ideal, sei vero».

’Tutti gli uomini di una nazione sono chiamati, per la legge di Dio e dell’umanità, ad essere uguali e fratelli” (Giuseppe Mazzini).
Ed è appunto chiamandoli ”fratelli” che Mameli (convinto e coerente mazziniano) rivolge agli Italiani il Canto a loro dedicato.
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20091024060303AA8K6gS

Alla base del suo romanzo, spiega De Cataldo, c’è un colpo di fulmine: «Mi sono innamorato di Mazzini». Motivo? «L’ho visto fuori dalle solite rappresentazioni, è un personaggio che, a mio parere, contiene tutto quello che gli italiani hanno sempre rimosso di se stessi». Forse anche quello che hanno perso. E comunque riparlarne è importante. Come è sempre importante, prosegue De Cataldo, «portare la cultura fuori dal ghetto, affrontarne i temi fuori dagli spazi deputati».
Fulvia Caprara, La Stampa 6/3/2010, pagina 32