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 2010  marzo 08 Lunedì calendario

ELOGIO DELL’ISLANDESE D’ONORE CHE AVREBBE VOLUTO PAGARE I DEBITI

Questa è la storia di Gunnar Gunnarson, islandese e uomo d’onore. Mentre la quasi totalità dei connazionali dice al mondo «Arrangiati!», lui intende pagare i debiti. Non è solo, ma è tra i pochissimi. Lo raggiunga il nostro plauso atlantico, affettuoso e disinteressato: non siamo tra i creditori. Nelle notti bianche di Reykjavik ci è capitato di aprire gli occhi insonni. Mai un conto in banca.
Ma andiamo con ordine. Cos’è accaduto? Gli islandesi, a stragrande maggioranza, sabato hanno votato «no» nel referendum sulla legge Icesave, che intendeva rimborsare i risparmiatori internazionali travolti dal naufragio delle banche locali, durante la tempesta finanziaria del 2008. Poi – riporta la Bbc’ unmigliaio hanno festeggiato in piazza.
Non Gunnar Gunnarson. Lui e altri 1.201 islandesi (pari all’1,6% dei 75.140 votanti) non festeggiano. Sono imbarazzati, invece. Sanno che olandesi e britannici – i più danneggiati – sono furibondi. Capiscono che l’Europa è scocciata. Immaginano che, se Reykjavik continuerà a tergiversare, vedrà bloccare l’adesione all’Unione Europea e i prestiti del Fondo Monetario. L’Argentina tirò al mondo (e a molti italiani) uno scherzo simile nel 2001, con i Tangobond. E non si è guadagnata molte simpatie.
Ecco: Gunnar Gunnarson tiene alla reputazione. L’Islanda è un luogo fascinoso, pieno di gente originale, laboriosa e coraggiosa. Nel 2007 venne classificata come «la nazione più sviluppata al mondo» dal United Nations’ Human Development Index, e la quarta come produttività pro-capite. Peccato per le banche, però.
Oggi Gunnar non dice, come altri connazionali, che il «no» nel referendum non è poi così importante (la legge Icesave sarebbe superata, Reykjavik, Londra e l’Aja lavorano a un nuovo accordo). Sa che la figuraccia rimane. «Non vi paghiamo» non è mai una frase simpatica, sulla bocca di un debitore. Gunnar si rende conto che $ 5,3 miliardi – 3,5 alla Gran Bretagna, 1,8 all’Olanda’ significano $135 al mese per famiglia, per otto anni. Chissà: forse lo considera un prezzo equo, per recuperare l’onore finanziario perduto.
Sia chiaro: anche gli islandesi che hanno votato «no» – a differenza dell’orgoglioso Gunnar’ hanno motivi per essere irritati. Gli investitori stranieri si sono mostrati ingordi, i banchieri locali incoscienti. I governi di Londra e L’Aja, dopo il tracollo, hanno parzialmente indennizzato i propri cittadini. Poi hanno bussato a nord, chiedendo i soldi indietro.
Dimenticavo: non conosciamo Gunnar Gunnarson. Ma esiste certamente. Potrebbe chiamarsi in altro modo: magari Gudjon Gudjonsson, come l’uomo che organizzato la protesta contro la legge Icesave. Cambia poco. Gunnar c’è ed è uomo d’onore. Dicono che gli islandesi siano i siciliani del nord. Potremmo organizzare un gemellaggio Paler - mo-Reykjavik e poi uno scambio. Si prendono Totò Cuffaro e ci danno Gunnar Gunnarson. Paghiamo in contanti. Di questi tempi lassù potrebbero servire.
Beppe Severgnini