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 2010  marzo 08 Lunedì calendario

DARLING, IL PESSIMISTA CHE TEME PER LONDRA IL DISASTRO DI ATENE

«Ancora un po’ più vicini, e si baciano». Non è ancora chiaro se sarebbe un buon premier, ma David Cameron ha sicuramente la stoffa del comico: la battuta che il leader dei conservatori ha rivolto qualche giorno fa al primo ministro, Gordon Brown, e al ministro del Tesoro, Alistair Darling, seduti di fronte a lui durante il tradizionale dibattito del mercoledì alla camera dei Comuni, ha fatto venire giù l’aula dalle risate. Per coglierne il senso, è necessario conoscere l’antefatto, facendo due passi indietro.
Nell’estate del 2008, mentre infuriava la crisi economica e finanziaria globale, Darling disse in un’intervista al quotidiano Guardian di Londra che il mondo era "indiscutibilmente" alle prese con la peggiore recessione degli ultimi sessant’anni: "E penso che sarà più profonda e più lunga di quel che si crede". Un commento che a quanto pare Brown interpretò come eccessivamente pessimistico, quasi un presagio di sventure irrisolvibili, dunque funesto per la sua speranza di mantenere il posto ed essere rieletto. Da allora, i rapporti tra il premier e il cancelliere dello Scacchiere, come si chiama il responsabile del Tesoro nel Regno Unito, sono progressivamente peggiorati. Si dice che Brown abbia pensato almeno un paio di volte di rimpiazzare Darling con il suo più fedele alleato (ed aspirante erede), il ministro dell’Istruzione Ed Balls, e che non abbia potuto farlo solo perché, in caduta libera nei sondaggi e minacciato continuamente di un golpe dall’interno del suo partito per costringerlo a dimettersi, ha avuto bisogno del sostegno dei dicasteri più importanti, in primo luogo del Tesoro, per respingere gli assalti dei ribelli e rimanere al comando. Tuttavia, l’intesa che pareva esserci trai due nella primavera 2007, quando Brown, coronando finalmente il sogno di succedere a Tony Blair, lasciò proprio a Darling il posto che era stato suo per tutto il decennio precedente, quello di cancelliere dello Scacchiere, sembrava svanita. Sui giornali e nei corridoi di Westminster circolavano continue indiscrezioni sulle tensioni tra il premier e il ministro del Tesoro. E queste voci hanno trovato esplicita conferma due settimane fa, quando Darling, intervistato dalla rete televisiva britannica Sky, ha confessato che Downing street, dopo le sue dichiarazioni nell’estate 2008 sulla gravità della crisi economica, "scatenò contro di me le forze dell’inferno".
Il giorno dopo era un mercoledì, giorno del dibattito settimanale in Parlamento tra il premier e il capo dell’opposizione. Si prevedeva che il tema sarebbero state le accuse di bullismo rivolte a Gordon Brown dal libro di un giornalista dell’Observer, che rivelava, sulla base di numerose fonti anonime, il carattere irascibile, paranoico e vendicativo del premier. Le parole di Darling sulle "forze dell’inferno" scatenate contro di lui da Downing street suonavano dunque come una diretta testimonianza che il ritratto dipinto dal libro corrispondeva al vero. Perciò, quel mercoledì mattina, prima di recarsi anche lui ai Comuni, Darling fece il breve percorso dal suo ufficio, al numero 11 di Downing street, a quello di Brown, al numero 10, dove il primo ministro stava preparandosi al dibattito insieme ai suoi più stretti consiglieri. Brown e Darling rimasero soli nella stanza. E due ore più tardi, in parlamento, sulle poltroncine di velluto rosso del governo, sedettero vicini, stretti stretti, cosa che non capita sempre: così vicini, non mancò di ironizzare subito Cameron, che sembravano, per dare l’impressione di un’artificiosa armonia, sul punto di baciarsi.
«Alistair è mio amico da vent’anni, abbiamo lavorato a lungo insieme, le nostre famiglie si frequentano, abbiamo enorme rispetto l’uno per l’altro», ha detto Brown a quel punto rispondendo a Cameron, e parlando a tutta l’aula e al paese. "Non farei mai nulla per attaccarlo o screditarlo". Ma è inimmaginabile che i briefing e le informazioni confidenziali uscite da Downing street criticando Darling nell’ultimo anno e mezzo non avessero l’autorizzazione del primo ministro. Così come è difficile credere che Darling, come ha in seguito sostenuto, abbia potuto lasciarsi scappare quella frase ad effetto sulle "forze dell’inferno" senza pensare che sarebbe stata interpretata come una polemica con Brown, e alle sue conseguenze.
A 56 anni, l’attuale cancelliere dello Scacchiere non è un ingenuo, né un novellino della politica. Laureato in legge all’università di Edimburgo, dove militò per qualche anno nell’International Marxist Group, sezione britannica della Quarta Internazionale, ovvero dei trotskisti, entrò nel partito laburista nel 1977, ne diventò un deputato a Westminster nel 1987 ed è uno dei soli tre membri dell’odierno esecutivo che hanno sempre avuto un posto nel governo da quando Tony Blair portò il Labour al potere nel 1997 (gli altri due sono Brown e Jack Straw, attualmente alla Giustizia). Con i suoi capelli bianchi tagliati a spazzola, le folte sopracciglia scure e gli occhiali cerchiati d’oro, ha un’aria da tecnocrate; ma in realtà è un politico di professione, navigato e ambizioso. Se Brown è sposato con Sarah, exdirettrice di una agguerritissima società di pubbliche relazioni londinese (la sua socia era la figlia dello storico marxista Eric Hobsbawm), Darling è sposato con Maggie, una non meno agguerrita exgiornalista di politica, che alcuni considerano il suo principale consigliere (ne ha altri tre di consiglieri, ufficiali e a libro paga: tutte donne). L’opinione dominante, a Londra, è che la sua sparata contro Brown non sia stata casuale. Doveva servire come un ammonimento al premier a non intervenire con pressioni o manovre sotterranee sul suo piano di bilancio, che renderà noto entro fine mese. Un piano da cui dipendono tre questioni strettamente legate: il deficit, la ripresa economica, la sterlina. E pure una quarta: le elezioni legislative britanniche, al momento previste per il 6 maggio, che decideranno il destino di Brown. Ma forse non quello di Darling. Che appare viceversa già segnato.
Il dissenso tra premier e cancelliere dello Scacchiere dipende principalmente dalle elezioni. Dall’inizio della crisi, e ancora di più ora a soli due mesi dal voto, Brown insiste affinchè Darling passi misure di sostegno all’economia: in sostanza, che possano fargli guadagnare consensi alle urne. Per il prossimo budget, significa niente (o quasi) tagli alla spesa pubblica, incentivi al credito, non preoccuparsi del deficit. Darling, pur consapevole dell’importanza del voto, teme invece che lo spaventoso deficit di 178 miliardi di sterline (circa 200 miliardi di euro), accumulato dalla Gran Bretagna tra banche private salvate dal fallimento e liquidità immessa nell’economia, sia un peso capace di affondare tutto, vanificando qualunque altra iniziativa. "Investimenti" chiede Brown; "tagli", replica Darling. Il crollo della sterlina nelle recenti settimane è visto dal ministro del Tesoro, allo stesso modo che dalla maggioranza degli analisti della City, come il risultato delle ansie su un’instabilità del futuro governo e di un rinvio delle dolorose scelte necessarie per tagliare il deficit. Brown si sveglia ogni mattina con il fantasma della sconfitta elettorale che metterebbe fine alla sua carriera politica. Ma Darling si sveglia con il fantasma di una Gran Bretagna che può diventare, su scala ben maggiore e ben più preoccupante per l’Europa, la prossima Grecia, con gli investitori in fuga, il credito che si inaridisce e lui come responsabile numero uno.
Quanto al suo personale futuro, probabilmente il cancelliere dello Scacchiere sa che non è in dubbio: che il 6 maggio vincano i conservatori o i laburisti, è difficile che Darling conservi la poltrona. Se vinceranno i Tory, andrà a George Osborne, ministro del Tesoro nel governoombra dei conservatori. E se per caso vincerà invece il Labour, ipotesi che gli ultimi sondaggi non escludono, spiegandola più con l’inconsistenza della politica economica dell’opposizione che con i meriti dell’attuale governo, le "forze dell’inferno" scatenate da Downing street gli darebbero infine il benservito.