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 2010  marzo 07 Domenica calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

24 Dicembre 1871
Radames con baffi e mosca
Già Erodoto, Strabone, Diodoro Siculo, Plinio narrano di un canale detto «dei Faraoni» che univa il Mediterraneo al Mar Rosso. E Napoleone, quando i suoi archeologi gli mostrano i resti indubitabili dell’opera, è vivamente interessato. Ma bisogna aspettare quasi un secolo perché l’ingegner De Lesseps, il grande scavatore, dopo anni e anni d’impegno totale riesca ad aprire la nuova importantissima via d’acqua. un evento epocale che va celebrato con la massima solennità. Si decide di chiedere un inno al più grande musicista del tempo, Giuseppe Verdi, che sul momento rifiuta. Gli fanno capire che allora chiederanno a Gounod, a Wagner. Verdi non cede, ma quando gli sottopongono una specie di sceneggiatura è tentato dalla possibile grandiosità dell’opera. Comincia a studiare il problema affiancato da esperti egittologi e infine, quasi di getto, compone l’Aida. Ma la guerra franco-prussiana ne ritarda la «prima», che ha luogo al Cairo il 24 dicembre 1871 nel Teatro dell’Opera appositamente costruito dal Kedivè. Verdi non segue le prove né la rappresentazione, ma l’esito è trionfale. Il celebre ricercatore e decifratore francese Mariette-bey ha curato le scene con accuratezza maniacale, non c’è colonna, capitello, geroglifico, corazza che non corrisponda perfettamente a quanto si trova nei musei del Cairo, di Torino, di Parigi. Tutto è stato minuziosamente copiato e riprodotto e taluni pensano che il Kedivè abbia esagerato in munificenza. C’era proprio bisogno di usare autentica crêpe de chine (sessanta lire al metro) per le tuniche delle ancelle quando un buon cotone da una lira avrebbe fatto a distanza lo stesso effetto? I gioielli sono vertiginosi, le armature mirabolanti, le lunghe trombe guerriere incantano il pubblico. Le masse, reclutate sul posto, non hanno bisogno di trucco per sembrare egiziane e nessuno fa troppo caso al dettaglio che Radames, il bravissimo tenore italiano Mongini, si presenti imperterrito coi suoi baffi e la sua mosca sul mento. Le ovazioni crescono di replica in replica, i bagarini fanno affari d’oro, Verdi che non si è mosso da casa, viene sommerso da lettere e dispacci ammirati. L’Italia non ha partecipato al taglio dell’istmo, ma l’ha inserito per sempre nel mondo della grande arte. Verdi è stato il sommo cantore dell’Unità nazionale, il suo nome (Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia!) è stato gridato nei teatri e nelle piazze alla faccia degli occupanti. Nessuno, tranne Garibaldi, ha suscitato la stessa febbre patriottica in tutte le classi sociali. Non soltanto un Maestro, ma un grande guerriero, un Radames indomito, sia pure coi baffi e la barba bianca.