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 2010  marzo 07 Domenica calendario

CLAUDIA CARDINALE: IL MIO CORPO RACCONTATO DA MORAVIA

A Parigi ieri sera alla Cinémathèque française è andata in scena sotto forma di dialogo teatrale l’intervista che Alberto Moravia fece a Claudia Cardinale nel 1961 per la rivista americana «Esquire». Claudia Cardinale interpreta se stessa mentre lo scrittore René De Ceccatty, autore della biografia di Moravia pubblicata in questi giorni dalla Flammarion, interpreta la parte dello scrittore italiano. La regia è di Alfredo Arias. L’intervista originale fu realizzata a casa di Alberto Moravia e Elsa Morante, a Roma, in Via dell’Oca. Claudia, allora, aveva appena girato «La Viaccia» e stava per girare «Otto e mezzo» e il «Gattopardo». Ora è in un camerino, si sta preparando a recitare se stessa.
Perché Alberto Moravia le fece questa intervista?
« stato un caso, io stavo facendo un servizio fotografico a Villa Borghese, al Pincio. Alberto passava di lì, s’è messo a guardarmi, e a un certo punto mi ha chiesto se volevo concedergli l’intervista».
 stata un’intervista particolare?
«Sì è la descrizione del ”corpo dello spazio”. Io all’epoca, e lo sono ancora, ero molto selvaggia e timida, lui introverso. Mi ricordo che Elsa era chiusa in un’altra stanza mentre lui ed io stavamo nel suo studio. Lui aveva una macchina da scrivere appoggiata sul tavolo, io sedevo su un divano. Credevo volesse sapere di me, del mio lavoro, invece voleva soltanto la descrizione del mio corpo nello spazio».
In che senso?
«Ero stupita, talvolta muta, davanti a certe domande. Mi chiedeva di descrivere il mio corpo, i miei movimenti, per esempio quando vado a letto, come dormo, in che posizione, se mi tolgo i vestiti e quali, insomma soltanto dettagli del mio corpo».
Una domanda per esempio?
«Lui mi chiese qual era secondo me la caratteristica principale della mia bellezza, e prima di tutto se pensavo di essere bella. E io risposi: ”Non so se sono veramente bella. Credo di essere particolare, etrange”. René De Ceccatty recita la parte di Moravia nell’intervista, e ha avuto giustamente l’idea di proiettare una mia immagine in ”Otto e Mezzo” dove sono la musa di Federico Fellini, un corpo sospeso vestito di bianco con un bicchier d’acqua, che andava verso di lui, e lui diceva che gli davo ispirazione perché forse appartenevo alla terra d’Africa».
Moravia su che cosa si soffermò in particolare nell’intervista?
«Come ho detto, sulla descrizione dei miei movimenti, del mio corpo, di come muovo le braccia. Per esempio mi chiese se avevo gli occhi neri. Io risposi: ”No marroni scuri, piccoli e un po’ affossati”. Lui mi disse che il bianco nei miei occhi non è bianco, ma azzurro come quello dei bambini».
E delle sue mani?
«Le mie mani sono mani da maschio non da donna, del resto il mio vero nome è Claude un nome maschile e femminile allo stesso tempo. Quando ero piccola ero tremenda, e litigavo con i maschi, non avevo amiche femmine».
Quanto tempo è durata l’intervista?
«Un pomeriggio, fu molto rapida. Poi è uscita su ”Esquire” e quindi un libro-intervista con le foto del mio corpo, scattate da Chiara Samugheo».
Che tipo era Moravia?
«Lo conoscevo poco, più tardi, quando lui ha cambiato casa e andava al mare a Sabaudia con Pasolini, andavo spesso a trovarli. Ci vedevamo, ma non facevamo tante chiacchiere».
Questo tipo di intervista sul suo corpo è un’idea assolutamente originale?
«Sì, e del resto credo che sia stata unica, l’ha fatta solo a me. Con Sofia Loren e Francesca Dellera, che Moravia intervistò dopo, furono interviste di genere convenzionale. Del resto lui era un uomo molto libero: ricordo che quando Pasquale Squitieri fece film ”Claretta”, molto criticato, Moravia scrisse un articolo bellissimo dicendo che ognuno ha il diritto di esprimersi come vuole e senza veti».
Quanto dura lo spettacolo?
«Quaranta minuti».
Lei ha poi interpretato nel ”64 il ruolo di Carla nel film «Gli Indifferenti» di Maselli e poi il ruolo di protagonista, cioè quello di Ida, nel film di Comencini «La Storia».
«Sì, e stasera rivedrò con emozione ”Gli Indifferenti” ma ricordo anche molto bene che nella ”Storia” ero stata trasformata, modificata in una donna anziana. Quando torno a Roma e passo davanti all’appartamento di Moravia mi ritornano in mente moltissimi ricordi. Ero molto giovane e sono 51 anni che faccio il cinema».
Che cosa vi accomunava?
«Io ho sempre amato la libertà e forse quel pomeriggio davanti a Moravia mi sono sentita libera, nel rispondere alle sue domande ossessive. Insomma dal nostro incontro appare che io sono, come ho detto prima, una selvaggia. Luchino Visconti diceva che ero una gatta che poteva diventare una pantera, ma non sono mai stata aggressiva».