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 2010  marzo 07 Domenica calendario

LA CRISI SVUOTA I CESTINI: PERSE 800MILA TONNELLATE

La crisi economica dell’anno scorso si può leggere anche dall’ultimo osservatorio, quello che è in fondo alla catena della produzione e dei consumi: la spazzatura. L’economia si misura anche dagli andamenti dell’inceneritore, della discarica o dell’impianto di riciclaggio. Nel 2009 la produzione di immondizia è calata.
 presto per avere numeri dettagliati sull’andamento nazionale, ma gli indicatori che vengono dalle maggiori città e dalle regioni più rapide nell’elaborazione dei dati fanno pensare a una riduzione dei rifiuti urbani nell’ordine del 2,5%, circa 800mila tonnellate di immondizia in meno. In controtendenza la sola Roma, con un aumento leggerissimo della spazzatura: lo conferma un’analisidella Camera di commercio di Milano sui dati Apat, secondo i quali Roma ha la maggiore produzione di immondizia per abitante mentre ogni milanese si fermaa due chili di rifiuti al giorno.
«Il dato più evidente dell’anno scorso è l’allargarsi del divario tra il calo delle risorse economiche disponibili alle aziende di servizi ambientali, e l’aumento dei costi del sistema rifiuti», commenta Daniele Fortini, presidente della Federambiente (l’associazione Confservizi delle aziende pubbliche) e al vertice di una difficile Asìa, l’azienda di nettezza urbana di Napoli. «La raccolta differenziata è sempre più diffusa, e conquista terreno in particolare il servizio a-porta-a-porta che costa di più, mentre gli incassidalla vendita dei materiali rigenerati sono stati schiacciati dai prezzi a terra».
Ecco un panorama di quanto accade in alcune regioni.
Nel corso del 2009 a Milano la "ruera" (immondizia) raccolta è diminuita del 5% rispetto al 2008 (si veda l’articolo a destra), il calo più alto dal dopoguerra. «C’è una connessione diretta tra economia e rifiuti – dice il direttore dell’Amsa, Salvatore Cappello – perché abbiamo osservato lo stesso fenomeno dopo la catastrofe dell’11 settembre 2001, quando è cominciato un ciclo economico negativo di due anni».
A Roma l’incidenza della crisi economica ”annota Franco Panzironi, amministratore delegato dell’Ama – si è vista soprattutto nel passaggio tra il 2007 e il 2008, quando la "monnezza" raccoltaè passata da 1,83 a 1,77 milioni di tonnellate.«Nel 2009 c’è stata invece una lieve ripresa della produzione dei rifiuti».
In Toscana (25 aziende il cui capitale è al 93% in mano pubblica) la fiorentina Quadrifoglio ha osservato l’anno scorso con un calo del -2,72% del "sudicio" (-6,2% della raccolta indifferenziata e un + 3,6% della differenziata) e quest’anno la flessione dovrebbe continuare del -1%. « la prima volta che facciamo una previsione negativa e l’aspetto più preoccupante è che sta rallentando il flusso dei pagamenti », dice Livio Giannotti, amministratore delegato di Quadrifoglio. Produrre Pulito (rifiuti speciali nell’area metropolitana di Firenze) ha registrato un calo del 10% «per la crisi che ha colpito le aziende del settore meccanico e delle costruzioni», spiega Federica Malfanti, direttrice generale. Revet (lavora i rifiuti differenziati di tutta la Toscana): «Il problema è assicurare uno sbocco – dice il presidente Valerio Caramassi – ai materiali riciclati».
Anche in Emilia Romagna le due grandi ex municipalizzate Hera ed Enìa sono concordi nel rilevare il colpo di freno nella produzione di "rusco". A Reggio Emilia, sede di un distretto della meccanica, nel 2009 la raccolta è scesa oltre il-5%; il distretto agroalimentare di Parma invece è sceso del 2%. In ogni caso, sottolinea l’amministratore delegato di Enìa, Andrea Viero, «incide in modo particolare il calo di rifiuti conferiti da piccole e medie attività produttive, segnale preoccupante sull’effetto della crisi economica, mentre è cresciuta la richiesta di rateizzare i pagamenti per le bollette di luce e gas». A Bologna la flessione è stata circa del 4,5%, secondo Hera, e secondo il direttore generale operativo, Roberto Barilli, il colpo di freno è più evidente a Bologna e meno nelle zone turistiche della riviera. Inoltre Barilli osserva «una coscienza ecologica in crescita tra le persone. Ne è conferma l’aumento della percentuale di raccolta differenziata».
La riduzione della quantità di immondizia raccolta a Torino, è iniziata da qualche anno, da prima della crisi, aggiunge Marco Camoletto, presidente dell’Amiat: -1,4% nel 2007, -1,8 nel 2008 e -2,3% nel 2009. «La crisi ha pesato ”spiega Camoletto – ma i rifiuti si riducono non solo per i minori consumi delle famiglie, ma anche per una riduzione degli imballaggi da parte delle aziende produttrici».
A Genova la riduzione della "rumenta" – osserva Pietro D’Alema, amministratore delegato dell’Amiu – è stata più sensibile per «le attività commerciali, specie per quanto riguarda gli imballaggi».
Da Venezia aggiunge Andrea Razzini, a capo della Veritas, che «non è facile correlare in maniera diretta l’impatto della crisi con la produzione. Sicuramente nell’ultimo anno c’è stato un calo dei rifiuti raccolti valutabile fra il 3 e il 4%. La crisi, più che incidere direttamente, forse ha inciso sul cambio di abitudini e di stili di vita». Anche Razzini, come altri, ha visto un aumento della raccolta della differenziata e una riduzione delle "scoasse", «ma abbiamo la sensazione che la gente abbia adottato comportamenti più virtuosi. Sicuramente c’è un calo dei consumi, ma c’è anche più attenzione all’acquisto di prodotti senza imballaggi o con imballaggi più leggeri, e questo alla fine incide sicuramente sulla quantità».
(Hanno collaborato Emilio Bonicelli, Augusto Grandi, Claudio Pasqualetto, Cesare Peruzzi, Domenico Ravenna, Emilio Torsello)