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 2010  febbraio 13 Sabato calendario

IL SIGNOR GRANDI EVENTI CHE HA LAVORATO PER TUTTI

«Qualcuno mi ha tradito», dice Guido Bertolaso. Qualcuno di cui si fidava. Ancora non fa nomi, il capo della Protezione Civile. Angelo Balducci l’uomo in cui aveva riposto una stima rinnegata?
All’arrestato numero uno dell’inchiesta di Firenze, sessantuno anni, nato a San Giorgio di Pesaro, ex numero due della Protezione civile e presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, non mancavano certamente i requisiti di persona specchiata. Questo dice il curriculum, i pezzi di carta. Questo è ciò che si legge. Ma questa è anche l’impressione avuta da alcuni politici venuti recentemente in contatto con lui per motivi di lavoro, come il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli.

C’è qualcosa che stride, un contrasto disturbante, tra l’immagine «gelatinosa» che di quest’uomo offrono le intercettazioni e lo scintillio delle sue medaglie professionali, ottenute grazie a conferme arrivate praticamente da tutto l’arco parlamentare: Balducci ha ottenuto consenso da Prodi e Rutelli, ha lavorato a contatto con Di Pietro ministro, ha infine avuto ruoli dal governo Berlusconi (ma anche la sostituzione al cantiere della Maddalena). Giubileo 2000, emergenza Gran Sasso, teatro Petruzzelli di Bari, Mondiali di nuoto, festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, G8: Balducci è un «signor grandi eventi» che tre governi hanno voluto in posizioni di supervisione importanti. Aveva appoggi, amicizie, che non si fermano alla politica.

Consultando l’annuario pontificio si scopre che Angelo Balducci è Gentiluomo di sua Santità. Come dire: anche il Papa si fidava di lui. Riveste questa carica dal 1995, su nomina di Giovanni Paolo II. Come Gentiluomo Balducci ha fatto parte quindi della «famiglia pontificia», ossia la comunità di prelati e laici vicini al Santo Padre. Gli intimi, gli affidabili. Ma Balducci è anche consultore di Propaganda Fide, ovvero la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Secondo ruolo di prestigio che rinsalda il legame. Un rapporto di fiducia con il Vaticano costruito negli anni precedenti il Giubileo del 2000, in cui l’ingegnere marchigiano ebbe un ruolo di primo piano come Provveditore alle opere del Lazio (in questa carica era stato riconfermato durante il governo Prodi nel ”98).

Palazzi politici e palazzi vaticani si susseguono continuamente nelle frequentazioni di Balducci: negli anni a cavallo del Giubileo, oltre che con Rutelli, ha lavorato con il cardinale Crescenzio Sepe, allora presidente del comitato organizzatore del giubileo, ora arcivescovo di Napoli, ma già prefetto della propaganda Fide, di cui Balducci è stato nominato appunto «consultore». Anche Sepe dovette fidarsi di lui per portarlo come esperto laico alla congregazione di piazza di Spagna.

C’è una frase del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli che riassume il profilo pubblico, istituzionale, dell’ex dirigente ora in cella a Regina Coeli: «Con l’eccellente curriculum che aveva, l’avrebbe scelto chiunque». Anche il sottosegretario Castelli che - dice - l’ha visto poche volte per alcuni incontri tecnici al ministero in questa legislatura, si dichiara «incredulo».

Sul sito del ministero, alla voce «trasparenza e merito», è indicato il curriculum integrale di Balducci: l’elenco di tutte le nomine arrivate a cavallo di quindici anni, attraverso governi di centrodestra e di centrosinistra. E lo stipendio: 175mila euro lordi l’anno.


Tutto documentato, trasparente. Una carriera perfetta. E poi c’è l’immagine delle conversazioni telefoniche riportate nell’ordinanza di arresto: l’apprensione eccessiva per i figli, a cui il padre vuol trovare lavoro, al punto da insistere con gli amici; i dialoghi che dimostrano una disinvolta consuetudine con l’imprenditore Diego Anemone. Sua e dei familiari. La società Anemone è protagonista sia dei cantieri alla Maddalena che dei Mondiali di nuoto di Roma. Nel 2008 iniziano a uscire alcuni articoli che parlano di un rapporto insolitamente stretto tra il «supervisore» degli appalti e l’Anemone. L’ingegnere invia una lettera a Bertolaso: non esiste «un curioso legame d’affari» tra la famiglia Balducci e l’impresa Anemone srl. Cosi Angelo Balducci scriveva al suo capo il 24 dicembre del 2008.
Emanuela Fontana