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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

NUOVO FILM DI DEPARDIEU, SUL GHOST WRITER DI DUMAS

Leggenda vuole che nella sua libreria Auguste Maquet, prima di morire, conservasse una copia del classico francese I tre moschettieri. Una copia però particolare. La copertina avrebbe infatti recitato: «Di A. Dumas e A. Maquet». Appropriazione indebita dell’opera o legittimo rimorso da parte del collaboratore scribacchino di Alexandre Dumas padre? Il vecchio dibattito è tornato di moda grazie al film L’Autre Dumas, ovvero ”l’altro Dumas”, girato dal 42enne regista Safy Nebbou e da ieri proiettato nelle sale transalpine. Con questa sua ultima opera, infatti, Nebbou ha voluto riportare alla luce la figura di Maquet, secondo il regista rimasta ingiustamente nell’ombra.
Il film mescola finzione a realtà, intavola scambi di ruolo tra il repubblicano Dumas e il monarchico Maquet per la conquista dell’amata, intreccia elementi comici ad aspetti biografici, quindi ogni conclusione che ne scaturisce non è automaticamente realistica. Ma l’intento di riaccendere il dilemma è stato raggiunto: Maquet è stato solo un collaboratore straordinario per Dumas, o ha rappresentato un vero e proprio ghost writer dei Tre moschettieri, del Conte di Montecristo e via dicendo? Anche se il titolo sembra eloquente in questo senso, in realtà il film è piuttosto ambiguo. Tra l’altro, Nebbou ha dichiarato nei giorni scorsi come Maquet non fosse altro che «un abile aiutante» per Dumas: «Non aveva il suo genio». Allo stesso tempo però, il regista ha sottolineato il ruolo «fondamentale» di Maquet per il successo planetario di Dumas.
Di riflesso, si sono (ri)scontrati da una parte i maquetiani, dall’altra i dumasiani, divisi sull’entità della collaborazione tra i due scrittori, iniziata negli anni Quaranta del XIX secolo e poi conclusasi bruscamente in tribunale nel gennaio 1858, quando Maquet portò davanti alla corte Dumas per rivendicare i diritti delle sue opere. Ottenne circa 150mila franchi di risarcimento per il suo ruolo attivo. Nel contempo, però, perse tutti i diritti sui lavori attribuiti allo scrittore de La Regina Margot. Al momento della loro separazione letteraria, ha sottolineato il critico e scrittore Bernard Fillaire, entrambi ne risentirono, in particolar modo Dumas che «non scrisse nulla più di rilievo». In scia Claude Schopp, uno dei massimi studiosi di Dumas in patria, ha annunciato per il prossimo mese l’uscita del ”Dizionario di Alexandre Dumas”, dove dovrebbe dimostrare il ruolo fondamentale di Maquet sia nei Tre moschettieri che nel Conte di Montecristo.
Insomma, la scintilla ha attecchito per un caso che ricorda vagamente quello che ha coinvolto il compianto Stieg Larsson, accusato dall’ex collega Anders Hellberg di essersi fatto scrivere buona parte della trilogia Millennium dalla compagna. ”L’altro Dumas” – che la critica francese ha accolto in maniera generalmente positiva – è ispirato alla piece teatrale Signé Dumas (’Firmato Dumas”) del 2003. E sul grande schermo vede protagonisti l’attore belga Benoît Poelvoorde nel ruolo di Auguste Macquet e Gérard Depardieu alias Dumas.
Una scelta, quest’ultima, ovvia, visto il maestoso curriculum cine-letterario dell’attore francese (da Germinale al Cyrano de Bergerac, sino alle serie televisive Balzac e Il Conte di Montecristo). Ma per l’ultima interpretazione su Dumas ha dovuto affrontare critiche preventive. In Francia, tra blog, rete e quotidiani nazionali, ci si è cominciati a chiedere: «Ma cosa c’entra Depardieu con Dumas padre?». A parte l’accento creolo dell’autore lasciato per strada, il problema risiederebbe tutto nella sua pelle, troppo chiara per alcuni osservatori, dato che l’autore (o almeno presunto tale) dei Tre Moschettieri era di carnagione relativamente scura: il padre, infatti, era mulatto, figlio di un marchese francese e una schiava haitiana. Uno «sbiancamento» di Dumas da molti giudicato inadeguato. In Francia si è accennato anche a rigurgiti razzisti. E pensare che il ”nègre”, ossia ghostwriter in francese, era l’altro (Dumas).
Antonello Guerrera, Il Riformista 11/2/2010