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 2010  febbraio 13 Sabato calendario

IL GRANDE NARCISO

Caravaggio potrebbe aver dipinto se stesso nella gran parte delle opere: è questa la più recente ipotesi su Michelangelo Merisi elaborata da Rossella Vodret, soprintendente al polo museale romano e curatrice della mostra che si inaugura il 19 febbraio alle Scuderie del Quirinale. Vodret ha avuto l’intuizione studiando per l’ennesima volta il Narciso mentre preparava il volume «Caravaggio, l’opera completa», che Silvana Editoriale manda in libreria in questi giorni. «Mi sono chiesta da quale prospettiva aveva potuto ritrarre Narciso e il suo riflesso nell’acqua, perché da un punto di vista esterno l’immagine di un modello che si specchia nella posizione di Narciso è completamente diversa da come l’ha dipinta Caravaggio. chiaro che non poteva essere stato il punto di vista del pittore mentre dipingeva la tela». Allora Vodret ha cominciato a giocare con gli specchi, che tra l’altro figurano tra le poche suppellettili dello studio del Merisi, come tramandano i documenti. «Una domenica ho posizionato due specchi come immaginavo che avesse fatto Caravaggio e ho chiesto a mio marito di fare da modello. Il risultato è stato identico a quello del quadro. evidente che l’artista, mentre si specchia, si sta al tempo stesso ritraendo, la mano che sfiora l’acqua doveva in pratica reggere il pennello».
A questo punto Vodret telefona al generale Giovanni Nistri che dirige i carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio. «Gli ho detto: abbiamo una mezza faccia del Narciso, mi potete ricostruire l’altra metà? Oggi ci sono tecniche precise per ricostruire i volti e attribuire l’identità di una fisionomia. Vengono analizzati cinque punti di riconoscimento misurando la distanza tra gli occhi, quella tra il naso e la bocca eccetera. Bene, è venuto fuori che il Narciso è effettivamente Caravaggio che dipinge se stesso». Nell’entusiasmo della scoperta Vodret è andata a rivedersi attentamente tutte le altre opere, una per una. E ha trovato che il viso del pittore potrebbe essere ripetuto decine di volte. A cominciare dalle opere giovanili come il Bacco degli Uffizi o il Ragazzo morso dal ramarro fino alle ultime tele, come l’Adorazione dei pastori, dove Caravaggio replicherebbe se stesso addirittura in tutti i personaggi maschili, da San Giuseppe ai pastori. «Già in passato - dice - alcune di queste opere erano state individuate come autoritratti allo specchio. Per il Bacco non ci sono soltanto le analogie somatiche con le immagini conosciute di Caravaggio e con gli altri autoritratti, ma anche il fatto che la figura dipinta porge la coppa di vino con la mano sinistra, elemento compatibile solo ipotizzando un modello mancino o più verosimilmente il riflesso in uno specchio del pittore stesso».
Così la soprintendente ha avviato un progetto che prevede l’indagine scientifica dei volti individuati come possibili autoritratti. I risultati dovrebbero arrivare tra qualche mese. E potrebbero confermare una ipotesi maliziosa: che anche la figura di Plutone dipinta sulla volta del camerino alchemico del cardinal Del Monte (oggi nel casino Ludovisi che verrà aperto per la prima volta al pubblico in occasione della mostra alle Scuderie) sia quella del pittore, autoritrattosi in uno scorcio audacissimo, nudo in piedi su uno specchio. In attesa dei risultati si potrà vedere da vicino come Caravaggio dipingeva. «Si sono liberate due o tre stanze a Palazzo Venezia - annuncia Vodret - e in una voglio ricostruire lo studio del pittore: pareti nere, un’unica fonte di luce dall’alto, specchi, tele, una chitarra e un violino, due spade e un paio di orecchini. Sarà pronto a fine marzo».
Lauretta Colonnelli