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 2010  febbraio 13 Sabato calendario

Il «Mein Kampf» di Hitler fu edito in Italia alcuni anni fa da una casa editrice ultracomunista, Riforma dello Stato di Armando Cossutta

Il «Mein Kampf» di Hitler fu edito in Italia alcuni anni fa da una casa editrice ultracomunista, Riforma dello Stato di Armando Cossutta. Era un libro tabù: nessuno lo stampava, nessuno poteva leggerlo. Cossutta ha fatto un servizio alla democrazia e ha gravemente nuociuto al nazismo. Quando i lettori tedeschi obiettavano a Primo Levi che non sapevano cosa volesse Hitler, lui rispondeva: ma c’era scritto tutto, nel suo libro, le razze inferiori, lo spazio vitale, la fine degli ebrei, la guerra mondiale… Ci sono sempre filo-fascisti e filo-nazisti che ripetono la stessa autodifesa: non solo i tedeschi non sapevano, ma nemmeno Hitler sapeva dei lager. L’ultimo filofascista di questa corrente è il musicologo Piero Buscaroli, che ha pubblicato da Mondadori un corposo libro di ragionamenti e rievocazioni pro-destra, «Dalla parte dei vinti». Tuttolibri lo ha intervistato (il 6 febbraio), chiarendo che lui «vellica le hegeliane dure repliche della Storia». Lui dice: «Non m’interessa sapere se questo è un uomo». Levi lo ascolterebbe con spasmodica attenzione: aspettava queste risposte, è il nemico che parla, finalmente puoi conoscerlo. Lui ignora i tuoi libri, si rifiuta di leggerli, se potesse li brucerebbe. Qualche lettore ci ha rimproverato di non fare altrettanto: i libri dei fascisti non bisogna leggerli, non bisogna citarli, non esistono. Ma allora che lettori siamo, in che cosa siamo diversi da loro?