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 2010  febbraio 13 Sabato calendario

UNA CRICCA FIGLIA DEL PD

C’è un solo imprenditore che è stato più forte di quella che i magistrati fiorentini chiamano talvolta la ”banda”, altre volte la ”cricca” di Angelo Balducci, l’imperatore dei lavori pubblici italiani. Questo imprenditore si chiama
Emiliano Cerasi, e insieme al padre Claudio guida la Sac, società di costruzioni romana. Ai Cerasi, o meglio al Pd che li sponsorizzava, è stato costretto ad arrendersi persino uno che faceva il bello e il cattivo tempo in ogni appalto come Balducci. Lo racconta l’ordinanza da cui parte l’indagine anche su Guido Bertolaso, a pagina 63. Siamo nel 2007, e si sta assegnando uno dei grandi appalti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità di Italia, quello per la realizzazione a Firenze del nuovo teatro della musica. Vale 80 milioni di euro, è il boccone più grosso di tutta la partita (al secondo posto la città della scienza di Roma: 32,7 milioni). Romano Prodi ha appena messo Balducci a capo di tutti gli appalti per i grandi eventi. Il funzionario pubblico, ocome dicono i magistrati il capo della banda, ha già deciso a chi assegnare quel boccone così appetitoso: a Valerio Carducci, un fiorentino (nato a Bagno a Ripoli) titolare della Giafi costruzioni, da tempo ben introdotto con la Margherita, e soprattutto disposto a una certa riconoscenza nei confronti di Balducci, che conosce da anni. Secondo i magistrati quel teatro era stato «illecitamente promesso» proprio a lui. Ma, dice l’ordinanza, «secondo quanto emerso dai dialoghi intercettati», alla fine è arrivata la sorpresa: Carducci a bocca asciutta, l’appalto da 80 milioni finisce a Emiliano Cerasi che «aveva pure goduto di illecite pressioni politiche in favore della sua impresa». Cerasi non è un imprenditore qualsiasi a Roma. Non solo perché ricopre la carica di vicepresidente dell’Associazione, ma perché per anni è stato notoriamente l’imprenditore più amato e coccolato da Walter Veltroni, sindaco di Roma e poi primo segretario del Pd. Non c’è stata una cena elettorale in cui non sia mancato l’apporto di Emiliano o del padre Claudio. Ma non è stata solo questione di finanziamenti (quelli erano stati dati in passato anche a Francesco Rutelli sindaco). Per i Cerasi si trattava proprio di una passione. Tanto che papà Claudio fece pure outing con il Corriere della Sera durante la campagna elettorale del 2006: «Io mi sento più vicino a Veltroni». Gli altri costruttori sorrisero con un pizzico di sarcasmo: «E ci mancherebbe, con quel che gli ha dato!». Palaexpo, auditorium parco della Musica, costruzione del nuovo museo d’arte del 21° secolo, il Maxxi, parcheggio del Pincio (appalto poi revocato da Gianni Alemanno), non c’è stata grande opera della capitale che non abbia visto trionfare l’impresa dei Cerasi durante i lunghi anni di Veltroni sindaco. Un rapporto solidissimo, giunto al culmine alla fine del 2007 quando il sindaco di Roma fra i suoi ultimi atti riuscì a imporre un proprio candidato per la prestigiosa poltrona della nuova Fiera di Roma: Ottavia Zanzi, gentile consorte di Emiliano Cerasi. Una coppia simbolo del nuovo partito della sinistra: lui
più vicino all’anima Ds, lei a quella della Margherita. Ci furono polemiche, Veltroni mise cappello sulla nomina e le troncò così: « una donna, ed è brava, e quasi sempre le due cose sono sinonimo».
Storia, quella dell’appalto pilotato da Balducci ai Cerasi, quasi dimenticata nell’ordinanza di queste ore. Eppure è proprio dal fatto che la ”cricca” Balducci deve piegarsi a qualcuno più forte che parte l’inchiesta di Firenze. Perché per altri motivi i magistrati hanno sotto intercettazione il telefonino di un architetto, Marco Casamonti, pizzicato mentre chiama un collega, Paolo Desideri. Si parlano proprio di quell’appalto per il teatro della musica di Firenze, perché Casamonti ha fatto il progetto per Carducci (rifiutato) e Desideri quello per i Cerasi (vincente grazie alle pressioni politiche). Dopo l’assegnazione è montata la rabbia dello sconfitto, che fa ricorso al Tar. In quella telefonata, avvenuta ala fine della campagna elettorale 2008, i due architetti solidarizzano, dicendosi l’un l’altro che tanto i progetti tecnici da loro elaborati erano contati un fico secco, visto che l’appalto veniva assegnato per altre logiche e in commissione aggiudicante manco si erano preoccupati di salvare la forma inserendo un tecnico del settore. I due si dicono che all’interno del ministero ancora guidato da Antonio Di Pietro c’è un sistema scandaloso di gestione degli appalti: «Non è limpido... non è limpido... c’è un sistema dentro il Ministero dei Lavori pubblici che sfiora lo scandalo». Casamonti spiega che il ricorso al Tar è solo strumentale, serve all’impresa che lo ha fatto per avere qualcosa in cambio. E ci azzecca, perché Balducci e la sua ”cricca” (Fabio De Santis, Mauro della Giovampaola) ricompenserà Carducci inserendolo insieme a Diego Anemone negli appalti più rilevanti per il G8 a La Maddalena.
In carriera
Fin qui l’inchiesta che poi prosegue raccontando per intercettazioni e prove documentali come Balducci e i suoi pilotino la danza degli appalti per i grandi eventi in barba a Guido Bertolaso, ma favorendo imprese amiche in cambio di favori e utilità personali (auto, ville, viaggi, prostitute e forse anche soldi). Ma i magistrati non spiegano perché in un solo caso la ”cricca” si piega non a favori personali, ma alle richieste politiche di un partito, il Pd. E qui la risposta più che le intercettazioni, la fornisce la biografia. Perché dopo avere ricoperto incarichi locali anche di prestigio (il più importante a Siena, comune rosso per eccellenza), l’imperatore dei lavori pubblici è proprio con il genitore del Pd, e cioè l’Ulivo che inizia a fare carriera. Il gran salto avviene nel 1996, con l’arrivo di Romano Prodi alla presidenza del Consiglio dei ministri. Su proposta per altro di Di Pietro Balducci diventa prima direttore generale della Difesa del suolo al ministero dei Lavori pubblici, e poi presidente della V sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici. L’anno dopo il ministero gli affida la responsabilità delle zone terremotate dell’Umbria e delle Marche. Nel 1998 viene nominato sempre dal governo dell’Ulivo provveditore delle opere pubbliche del Lazio e poi dell’Umbria. Con questo incarico Balducci affiancherà il sindaco di Roma Rutelli nei grandi lavori per il Giubileo: un rapporto solidissimo, che vedrà scendere in campo il primo cittadino della capitale a difendere Balducci dagli attacchi degli ambientalisti. E che culminerà nel trionfo (estate 2000) della gestione della giornata mondiale dellagioventùconpapaGiovanni Paolo II alle porte di Roma. Da lì in poi ai vertici dei lavori pubblici attraverserà gli anni del governo Berlusconi che proprio alla fine, nel gennaio 2006, lo nominerà commissario per i mondiali di nuoto a Roma. Ma è di nuovo grazie a Prodi che Balducci farà il salto di qualità, nel 2007, diventando il dominus degli appalti di tutti i grandi eventi (mondiali di nuoto, 150 unità di Italia e G8 a La Maddalena), portandosi con sé come attuatore degli appalti (altro decreto firmato da Prodi) proprio quel De Santis che oggi l’ha seguito in carcere.
ai tempi di Prodi
Un potere immenso, quello raggiunto nell’autunno 2007 e che secondo i magistrati ha avuto aspetti ancora più inquietanti: una mediazione alla vigilia di Natale fra un’impresa fiorentina, la Baldassini Tognozzi Pontello spa, desiderosa di entrare nel giro di grandi appalti, e la cricca Balducci. La compie Francesco Maria de Vita Piscitelli, che sostiene nelle intercettazioni di avere dovuto oliare «i funzionari di via della Ferratella», struttura della presidenza del Consiglio dei ministri (allora c’era Prodi) decisiva per quegli appalti. Siccome il mediatore non aveva liquidità a dovuto chiedere un prestito di 100 mila euro a usurai campani della camorra, che indietro ne hanno voluti 140 mila. Oltre a un ingresso nel sistema ”Balducci”. Scrivono i magistrati a proposito di quanto avvenuto proprio nei mesi finali del secondo governo Prodi: « dunque emerso l’interessamento anche di soggetti legati alla malavita organizzata di stampo mafioso che controllano cordate di imprese interessate al banchetto costituito dagli ultramilionari appalti sopra citati».

Franco Bechis, Libero 13/2/2010