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 2010  febbraio 12 Venerdì calendario

QUELLA SQUADRA NATA NELLA CAPITALE NELL’ANNO DEL GIUBILEO

C’era chi la recitava come una formazione: Bertolaso, Balducci, Fiori, Figliolia, Montino, Mosino, Pucci, Rutelli, Sepe e Zanda. Anno Duemila.La squadra del Giubileo. Venticinque milioni di pellegrini segnalati in arrivo, 3500 miliardi di vecchie lire da investire per la città; 700 progetti e 2000 cantieri da chiudere in tempo pena la perdita dei finanziamenti.
La sfida finale si giocò sulla grande spianata di Tor Vergata, la Giornata mondiale della Gioventù. E a detta di tutti fu un successo. Non era affatto scontato: l’Italia era ancora mortificata per gli autogol di Italia ”90.
Nella partita dell’Anno santo Angello Balducci ebbe il ruolo chiave di Provveditore alle Opere pubbliche del Lazio. «Si occupò della manutenzione dei Palazzi dello Stato: Palazzo Chigi, ministeri, ambasciate ma anche di tutti gli edifici di Propaganda Fide - ricorda oggi Aurelio Misiti, per 8 anni presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e oggi parlamentare indipendente eletto della Lista di Di Pietro - Quando arrivai era presidente della I sezione. Lui e Bertolaso già si conoscevano, vantavano benemerenze Oltretevere».
Il ministro dei Lavori pubblici Pietro Lunardi propose Balducci per la presidenza del Consiglio superiore. Berlusconi deliberò e il capo dello Stato firmò il decreto. Presiedere il Consiglio superiore è ruolo di altissimo livello. Spetta a un alto magistrato tecnico, a una figura di livello assoluto, al di sopra di ogni sospetto. In passato la funzione è stato ricoperta da uomini come Zanardelli, Depretis, Menabrea.
«In un secolo e mezzo di storia nessun presidente è mai stato indagato», osserva, amaro, Misiti. E rivela: «Ritenevo Balducci più adatto alla gestione, ecco perché quando arrivò Di Pietro suggerii al ministro di sostituirlo».
Dopo una pausa di due anni Balducci riprese il suo posto. «E arrivarono i doppi incarichi, i commissariamenti, il presidente non fa appalti, fa le pulci agli appalti», affonda il colpo Misiti. Con Balducci si portarono a termine tutte le opere previste, in virtù di una convenzione firmata con il Comune. Ma la punta di diamante di quella squadra fu Bertolaso. «Si presentò in maniche di camicia la mattina del 4 luglio 1998. Erano le 6, e lui aiutò l’autista di un Tir a fare manovra sul Lungotevere in Sassia», ricorda Maurizio Pucci, che coordinava i cantieri. Un medico specializzato in malattie tropicali, con entrature andreottiane, impegnato a sperimentare il piano della Mobilità. Certe sfide si vincono anche così. Esterino Montino, allora assessore capitolino ai Lavori pubblici, non ha difficoltà a riconoscerlo: «Bertolaso è un ottimo organizzatore, un uomo del fare che non si è mai fatto tirare per la giacchetta dai partiti. E di questo gli va dato atto».