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 2010  febbraio 12 Venerdì calendario

«COLPIRE L’ECONOMIA UN BOOMERANG. LA GENTE NON CAPIRA»

« stata una giornata complicata, abbiamo avuto contatti ridotti con Teheran e non possiamo confermare che siano state uccise tre persone». Hadi Ghaemi, coordinatore della campagna internazionale per i diritti umani in Iran di Human Rights Watch, ha seguito le manifestazioni per il trentunesimo anniversario della Rivoluzione islamica nel quartiere generale newyorkese della storica organizzazione non governativa. Se preferisce aspettare notizie certe per commentare i nuovi scontri di piazza, Ghaemi ragiona invece volentieri sulle sanzioni economiche che, sostiene, «finiscono sempre per colpire la popolazione e rafforzare i regimi».
Da quando il presidente iraniano Ahmadinejad ha alzato la posta minacciando l’arricchimento dell’uranio oltre il 20%, la comunità internazionale sembra decisa a inasprire le sanzioni. Chi vincerà il braccio di ferro?
«Di sicuro a perdere saranno gli iraniani, la gente. Qualsiasi sanzione economica è controproducente perché si ritorce contro la popolazione. Abbiamo l’esempio dell’Iraq, sappiamo che bloccare i rapporti commerciali con un Paese non serve a piegare il suo governo a più miti consigli. Bisogna colpire in alto, i vertici politici, la guardia rivoluzionaria».
La Casa Bianca sta compilando una lista nera di aziende direttamente collegate ai pasdaran. Sarà sufficiente a isolare il regime dal resto dell’Iran?
«Nel mercato internazionale ci sono molte compagnie che fanno riferimento alla guardia rivoluzionaria, identificarle e colpirle una a una nei loro interessi non è impossibile. Le uniche sanzioni che funzionano sono quelle finanziarie. Saddam Hussein non è caduto per l’embargo: strangolare l’economia ordinaria di una nazione alimenta il mercato nero e arricchisce solo i pochissimi che lo controllano, ossia gli uomini del governo».
L’opposizione combatte il regime. Ma i suoi leader, Mousavi e Karrubi, si sono sempre dichiarati favorevoli al nucleare a fini pacifici. Non c’è il rischio che gli iraniani reagiscano alle pressioni internazionali ricompattandosi con orgoglio nazionale?
«Tutti i giornalisti occidentali che sono andati a Teheran in questi anni hanno raccontato che la popolazione è favorevole al nucleare a fini pacifici. Può darsi che sia vero, ma in Iran in questo momento non esiste libertà di dibattito né di opinione. Bisognerebbe che finisse la repressione perché la gente parlasse senza paura e discutesse dei diversi possibili modi per produrre anche energia nucleare».
Rispondendo alle sollecitazioni del governo italiano l’Eni sembra davvero intenzionato ad abbandonare l’Iran. Dopo tante minacce è volta che il diritto internazionale la spunterà su gas e petrolio?
«Credo che in questo momento il settore privato europeo dovrebbe evitare d’espandersi in Iran. Se poi ci sono aziende che sono direttamente in affari con il governo del presidente Ahmadinejad dovrebbero andarsene immediatamente».
La Russia si è allineata alla politica delle sanzioni. Pechino invece continua a fare orecchie da mercante. possibile che il blocco economico o finanziario abbia qualche effetto se la Cina insiste a remare contro?
«Mi auguro che la Cina la smetta di fornire un riparo al regime iraniano. Ma al tempo stesso confido che Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite capisca che colpire l’economia ordinaria è sbagliato e soprattutto controproducente».