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 2010  febbraio 12 Venerdì calendario

ALLA MADDALENA NESSUNA TRASPARENZA

Ho avuto un’ottima esperienza di collaborazione con il Guido Bertolaso capo della Protezione Civile. L’ho incontrato subito come Presidente della Regione Sardegna per discutere dell’emergenza incendi: l’ho conosciuto come un comandante appassionato ed efficiente, e con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, anche personale. Ma se la Protezione Civile va benissimo in caso di disastri, ho sempre pensato che una gestione emergenziale attraverso la Protezione Civile non può diventare la normalità. Non è possibile che alle regole delle istituzioni democratiche si sostituiscano procedure che sono al fuori della democrazia, e per questo sono contrario al progetto Protezione Civile Spa. Bertolaso affermò che se bisogna salvare una vita, a volte, è necessario passare un semaforo con il rosso. Se è in ballo una vita, certo; ma assolutamente no quando si tratta di fare cose ”normali”. In questi casi si devono rispettare le regole senza passare con il rosso». Renato Soru, patron di Tiscali ed ex Governatore della Sardegna, ovviamente non può parlare di fatti che attengono all’inchiesta. Ma racconta come cambiò il «suo» progetto per la Maddalena.
Soru, in una intercettazione uno degli indagati dice che bisogna approfittare della sua assenza. Impressioni?
«Non mi dispiace per me. Mi dispiace per la Maddalena e per un bellissimo progetto di trasformazione dell’economia di quest’isola che per ora non ha avuto l’esito sperato. C’è ancora tempo per riprendersi, sono certo che ce la faremo».
Ci spiega la genesi del G8 alla Maddalena?
«Io convinsi il governo Prodi a scegliere la Maddalena: il G8 come opportunità per una rapida riconversione al ”civile” di un’economia legata alla difesa. Il primo Dpcm stabilì bene i ruoli: un comitato di guida e di indirizzo, presieduto dal Presidente della Regione, e un ente meramente attuatore, la struttura di direzione della Presidenza del Consiglio. Da una parte il ruolo democratico di indirizzo, dall’altro un ruolo tecnico. E così è andata: siamo stati noi, insieme al Comune e alla Provincia, a decidere il progetto socioeconomico, stabilendo anche garanzie perché una quota degli appalti andasse ad aziende sarde».
E poi?
«Era arrivato il governo Berlusconi, tutto cambiò. Il nuovo premier evidentemente non voleva il G8 alla Maddalena, e comunque cercò di ridurre il ruolo della Regione Sardegna, forse per motivi elettorali. In questo contesto, fu facile per l’ente attuatore da un certo punto in poi centellinare la comunicazione e mettere la Regione davanti al fatto compiuto. Appalti senza nessuna trasparenza, niente alle aziende sarde, e l’obbligo di accettare tutto in nome dell’urgenza».
Con i risultati che abbiamo visto.
«Bandi di appalto poco trasparenti, come per i bandi di concessione. Su questo parlerà il Tar del Lazio. Si è stravolto tutto: non c’era una delega in bianco a un vicerè, camuffato da ”struttura tecnica”».
Si è contestata l’utilità delle opere realizzare con i 320 milioni spesi.
«Si poteva spendere meno e meglio, ma non si sono fatti solo gli alberghi. E’ stato fatto il nuovo depuratore; va sistemato, ma è importantissimo. Ci sono strutture che dovranno essere popolate da imprese artigiane. E poi si sono fatti gli alberghi, il centro congressi, un porto nuovo bellissimo che non deve diventare un villaggio vacanze, ma integrarsi nella città. Gli alberghi, quando partiranno, sono sicuro che daranno lavoro e reddito. Finiamoli, mettiamoli a posto, e soprattutto facciamo bene i bandi».