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 2010  febbraio 12 Venerdì calendario

LA BCE: DA MARZO MENO LIQUIDITA’

Avvertimento ai mercati: da marzo le misure eccezionali di liquidità anti-crisi verranno poco a poco ritirate. La Grecia non cambia nulla, dunque? E se senza quel sostegno le banche greche, e forse quelle portoghesi e spagnole, andassero incontro a difficoltà? All’apparenza il Bollettino mensile della Banca centrale europea, uscito ieri, conferma la linea già annunciata dal presidente Jean-Claude Trichet una settimana fa. Ma sono parole abbastanza vaghe da lasciare margini di flessibilità.
Mentre il debito pubblico di alcuni paesi entra nel mirino dei mercati, la Bce insiste anche nell’invitare tutti i governi dell’area euro a ridurre i deficit pubblici «al più tardi» con le manovre per il 2011. Non conta che la disoccupazione sia prevista ancora in aumento durante il 2010, e - peggio - invariata nell’anno successivo; occorrerà tirare i freni lo stesso. Non farlo «porrebbe sulla politica monetaria un onere aggiuntivo» e rischierebbe di far salire troppo i tassi di interesse.
Secondo alcuni economisti, all’interno dell’area euro sarebbe meglio controbilanciare le misure di austerità di Grecia, Spagna e Portogallo con misure espansive nei paesi più solidi. La Bce conferma che non la pensa così; continua a predicare il rigore per tutti, certo di più per i paesi in difficoltà, ma anche per gli altri. Nella sua visione, le leggi finanziarie 2011 dovranno essere restrittive ovunque; «concentrate su riforme della spesa» ma senza escludere del tutto (si intuisce) anche nuove tasse.
Insomma «è di straordinaria importanza che i programmi di stabilità di ciascun paese si concretizzino in adeguate misure in linea con le strategie di risanamento dei bilanci». Nella Eurotower di Francoforte evidentemente il sospetto è che i governi promettano ora rigore ma prima o poi, alla constatazione che la crisi è ancora in corso, e che i senza lavoro continuano a crescere di numero, decidano di rinviarlo.
Anche se nel corso del 2010 la ripresa si mostrerà «ineguale» (ovvero con rallentamenti o ricadute all’indietro) la Bce scoraggia nuove misure di rilancio. Tra le righe, l’agitazione dei mercati contro il debito pubblico dei paesi più deboli dell’area euro viene recepito come un monito per tutti. Protrarre negli anni i deficit di bilancio - ora «in brusco aumento» - spiazzerebbe gli investimenti privati, che già continueranno ad essere scoraggiati dallo scarso impiego della capacità produttiva.
C’è però nel Bollettino di febbraio un pronostico leggermente migliore per quest’anno. Nel sondaggio che la Bce conduce tra i principali centri di previsione economica, in media la crescita del prodotto lordo nell’area euro sale all’1,2% per il 2010, contro l’1% del sondaggio precedente. Quanto al 2011 il valore medio di crescita del Pil resta all’1,6%, «poichè il recupero del mercato del lavoro sarà molto graduale». Molte persone resteranno senza lavoro a lungo, e di conseguenza consumeranno di meno. Sempre nei risultati del sondaggio fra gli esperti, il tasso di disoccupazione nei 16 paesi dell’area euro dovrebbe salire al 10,5% quest’anno, e restare invariato nel 2011.
Alle banche si ripete l’invito di rafforzare il capitale invece di distribuire soldi in dividendi o peggio ancora in bonus. Oltre a questo la Bce chiede loro di «assicurare la disponibilità di credito al settore non finanziario» ossia alle imprese e alle famiglie (difficile fare entrambe le cose allo stesso tempo, ribattono i banchieri). Se non altro, dall’ultima indagine condotta dalla Bce, il costo reale del credito a imprese e famiglie è risultato ancora in diminuzione. Ma il ritiro delle misure eccezionali spingerà l’Euribor (al quale molti mutui indicizzati sono legati) dall’attuale 0,66% sopra l’1%.
Stefano Lepri