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 2010  febbraio 12 Venerdì calendario

RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE?


Andiamo? Non vedo l’ora di ammirarla sul set. Mi metto in un angolino e finalmente mi sento anch’io un critico cinematografico.
«No, oggi non giro».
Come non gira?
«Né oggi né domani».
Nemmeno domani? E io?
«Cosa?».
Vengo fino a Budapest, da un signore che ha girato 1.500 film porno, che non ha passato giorno, per 25 anni, in cui non abbia esposto alla videocamera il suo coso leggendario, e proprio in questi due giorni lei decide di fare il santo Mario Goretti?
«Mi spiace».
A lei, dispiace? E io cosa racconto?
«L’intervista a Rocco Siffredi».
Va bene, e allora andiamo al sodo: fare il porno è degradante.
«Non per me».
Il porno è mal girato.
«Questo spesso è vero».
Sempre uguale.
«Non sempre, ma anche questo è abbastanza vero».
Uno spettatore una volta si alzò in una sala a luci rosse e: "Troppa trama!", esplose. Pigliandosi l’ovazione.
«Disse proprio: "Troppa trama!"?».
Testuale.
«Persona reale. E sincera».
Cioè?
«Le rivelerò un segreto: per un unico motivo il porno è nato».
Che sarebbe?
«Farsi le pippe».
Veramente cruda
«Già. Faccio io una domanda a lei: ha mai visto una tivù che propagandi esplicitamente le pippe?».
Esplicitamente, no.
«Ha mai visto qualche sponsor che investa sulle pippe?».
Dovremmo vedere pure questa?
«Ecco. Non esistono spot per le pippe. Non possono esistere. Perché la pippa è generale, ma del tutto privata. Il gesto più à la page della galassia e contemporaneamente il più intimo. Parlo di maschi e femmine. Il meno pubblicizzabile. In altri termini, la tivù induce le pippe, e incassa parecchio su di esse, ma non le può mettere a bilancio. Se la tivù non fa spot per le pippe, ecco lì che i produttori di pippe hanno scarso budget...».
E se hanno poco budget...
«Ecco i film quasi sempre mal girati, quasi sempre uguali, spessissimo con poca trama».
Oppure troppa.
« indifferente, appunto. Il problema, per il porno, è se alla fine la pippa arriva o non arriva. Se arriva, si tratta pur sempre di un buon prodotto. Se no, chissenefrega se la sceneggiatura l’ha scritta Steinbeck».
E al momento, lei dice, anche senza Steinbeck il conquibus bene o male arriva.
«Ma temo fortemente per il futuro».
Che la tivù smetta perfino di indurre?
«No, questo non succederà mai. Per i giovani attori».
E dagliela, anche nel suo settore si spara sui giovani?
«Sono del tutto impreparati».
Basterebbe, scusi la brutalità, che l’abbiano lungo più o meno come il suo e in grado di rimanere dritto per un paio di decenni...
«Parla di cose che non conosce».
La lunghezza di Siffredi?
«26 centimetri. 25 è una calunnia».
Tenuta?
«14 ore al giorno, fisse, fino a quattro o cinque anni fa. Ora, tra le otto e le nove».
Ma va là.
«Non sono tutte rose. Se la interessa, le racconto».
Dopo, di sicuro. Adesso procediamo con i giovani.
«Ma non mi metta furia».
Prego.
«Voglio fare un reality».
Un reality?
«Un reality».
Con chi?
«Sky».
 già d’accordo?
«Per i soldi, potremmo quasi esserci. Ma non vogliono comparire nella produzione. Si vergognano dell’immagine. Tenga presente che col porno Sky fa una barca di soldi».
Il suo progetto?
«Parte da una constatazione. Migliaia di giovani non si limitano a chiedermi l’autografo, mi domandano di entrare nel settore. E io spiego loro come, per entrarci, non li posso buttare sul set semplicemente perché hanno molta voglia di scopare e sono magari ben dotati, devono imparare».
Imparare cosa?
«Tutto. Tempi, posizioni, eiaculazione, sapere che prima bisogna farsi una doccia, che è il contrario di come lo fanno a casa, che le scene sadomaso sono una cosa e le altre un’altra, che per consentire alle persone di farsi la loro legittimissima pippa c’è bisogno di professionalità e non si può mai, comunque, mai, faccio solo un esempio, sodomizzare una ragazza così, come viene, anche se lei ha liberamente scelto di farlo. Perché in quel modo è da mascalzoni».
In che senso?
«Molto preciso: ho visto ragazze rovinate a causa dei punti che hanno dovuto mettere
per la foga di qualche amatore dilettante che scioglieva le briglie all’istinto».
Mentre il suo reality sarebbe, diciamo, una specie di scuola quadri sul buon uso pubblico del pistolino.
«E della passerina».
E chi vincesse L’isola dei lussuriosi diventerebbe il Siffredi di domani.
«Più o meno».
Questo, ammesso e non concesso che Siffredi sia il guru del sesso, o diciamo almeno un maestro Manzi.
«Ho una certa esperienza».
Mai interrotta una scena hard?
«Mai».
Mai provato un disagio insuperabile che l’ha obbligata alla pausa, al rifiuto?
«Mai».
Non ci credo.
«Chieda in giro».
Ma come si fa?
«Primo, più lo fai, più hai voglia di farlo».
Parla per sé, ovviamente.
«Ovviamente, ma è una regola che vale in generale».
Secondo.
«Le tecniche che s’imparano diventano a loro volta eccitanti».
Cioè, un volano. Sembra l’invenzione del sesso perpetuo.
«Lo chiami come crede».
Ha visto il film su Moana Pozzi di Sky?
«Certo, una ciofeca».
In che senso?
«In che senso una ciofeca può essere una ciofeca?».
La si direbbe invidioso perché non hanno mai fatto un film su di lei.
«Vorrebbe dire che sono morto. Meglio cosi».
In che senso era brutto quello su Moana?
«Lei non era lei. Schicchi non era Schicchi, niente documentazione seria, niente di niente, guardi cosa le dico, era più brutto di un film porno».
Com’era la vera Moana?
«Fredda, distaccata, non le è mai piaciuto fare l’amore».
Sicuro?
«Ho girato con lei tutti i suoi film, americani compresi. Mi diceva sempre: "II giro del porno è schifoso, ma tu ed io siamo diversi". Si isolava, voleva un camerino tutto per sé, non parlava con nessuno, solo verso la fine si è smollata un po’».
Eravate davvero diversi dagli altri?
«Non so, non credo».
Il giro del porno è davvero schifoso?
«Una giungla, se ti giri ti accoltellano. Di me sono arrivati a dire che avevo ucciso una ragazza durante una scena».
Perché?
«Per farmi fuori e prendere il mio posto».
E come l’aveva uccisa?
«Ma mi faccia il piacere!».
Nemmeno Schicchi è lo Schicchi del film?
«L’hanno dipinto come una checca isterica, un mezzo drogato urlante. Se c’è una cosa che Schicchi non conosce è l’isteria, è un intellettuale prestato al porno, semmai, spiega, convince, insiste, seduce, sempre sorridendo, sempre a voce bassa. E poi la droga, figurarsi...».
Come: la droga, figurarsi... ne parla come se il fronte del porno fosse un convento delle Immacolatine. Perché, non gira droga nel porno?
«Mai visto un attore eroinomane. Roberto Malone, io, Cristopher Clark, Jean Pier Armand, Gabriele Pontello, nessuno sa nemmeno da lontano cosa sia l’eroina».
Magari sa da vicino che cos’è la cocaina.
«Niente».
Com’era Cicciolina?
«Ecco, Cicciolina l’hanno inquadrata bene: stronza nella vita, stronza nel film».
Giudizio un po’ forte.
«Pure Cicciolina era un po’ forte».
Sia più preciso.
«Aneddoti finché ne vuole».
Diciamone un paio.
«L’avevano convinta che fare il bagno nel latte le avrebbe salvaguardato la pelle. E lei giù,
vascate di latte».
Una mica è stronza per questo.
«Basta che si faccia la doccia, poi. Se invece lascia seccare il latte sulla pelle, non lo toglie e va sul set puzzando come una capra, allora lo è. Se poi lo fa ostentatamente, perché l’attore non può dire nulla, dal momento che lei è la signora Cicciolina, allora lo è due volte».
Di continuo col tanfo di latte acido?
«Sempre».
E voi sempre li, rigidi, nonostante la puzza?
«Altri li ho visti cedere, io mai».
Per via di quella storia di prima, dell’abitudine, che crea la tecnica, che fa da volano?
«Anche. E magari perché sono abruzzese».
Intende zozzo, scusi?
«No, testardo».
Il secondo aneddoto?
«Ricorda la deputata Ilona Staller»?
E chi se la dimentica.
«Era stata appena eletta alla Camera dei Deputati, guadagnava una barca di soldi. Ho visto personalmente un signore consegnarle una borsa con 800 milioni in contanti per 5 film di seguito, l’impegno lavorativo di un paio di settimane, massimo tre...».
Che fa, signor Siffredi, la delazione al fisco?
«Ma no, non è per quello, tra l’altro è tutto passato in cavalleria...».
Mi risulta che anche lei abbia in corso qualche problemino con la fiscalità italiana.
«Poi ne parliamo, se crede. Non era per quello, le ripeto, era per dire l’aria, il contesto».
Il contesto di che?
«Di un set dell’onorevole con me».
Dove capitò che cosa?
«La dovevo sodomizzare...».
La più normale delle routine...
«Esatto. Solo che quando siamo lì, le luci accese, la macchina che gira, ti va a squillare il telefono».
Non mi dica che ha risposto.
«Invece sì. Cicciolina allunga la mano e afferra la cornetta».
E lei?
«Io proseguo».
E l’operatore?
«Anche lui, mentre gli lancio occhiate disperate perché inquadri solo me, al massimo l’atto».
E quella continua a parlare.
«Continua? Altro che continua. Dieci minuti d’orologio, sta al telefono. Lo sa cosa sono dieci minuti?».
Cerco d’immaginare.
«Ecco, provi. E risponda alla domanda seguente: secondo lei ce l’ho piccolo?».
Certificano che no.
«Direi anch’io. Bene, per dieci minuti l’onorevole non s’è accorta di niente. Era tutta presa dalla telefonata».
Chi c’era all’altro capo del filo?
«L’onorevole Marco Pannella».
Grandissima icona. E di che si lamenta, signor Siffredi? Le icone sono icone. Vivono in un loro mondo. Perché adesso siamo arrivati al punto. Moana sarà stata scostante, ma è un’icona, Cicciolina sarà stronza, ma è un’icona, il grande john Holmes, alias Mister 40 centimetri, era a sua volta un’icona, mentre lei, no. Lei appare soltanto come un iperdotato fantastico, bravo e popolare, certo, ma che non fondare il muro del mito. Non èmai diventato un’icona pop, caro Siffredi, sodomizzi chi può e ringrazi il cielo.
«Già lo sapevo. Gli italiani non possono capire».
Non possono capire cosa?
«Che io lo sono, un’icona. Ma non in Italia».
Da noi la sua pubblicità sulla patata fritta l’hanno tolta dalla tivù a furor di popolo.
«Vada a vedere in Francia».
Cosa c’è da vedere?
«A portare la Bandiera italiana sieto solo tu e Valentino Rossi, mi ripetono in continuazione».
Mi stava venendo una battutaccia.
«Guardi le aziende francesi di cui sono stato testimonial, o di cui lo sarò».
Le dica lei.
«Mai sentito nominare Le Figaro?».
Il grande quotidiano conservatore?
«Quello».
Che c’entra il Figaro?
«Ha finanziato di recente un’enorme campagna
di rilancio del giornale. Con tre testimonial come protagonisti. Indovini chi erano».
Lei?
«Con Boris Eltsin e Johnny Halliday. Eltsin, noto bevitore, ingurgitava acqua. Halliday,
maniaco delle moto, pedalava in bicicletta. Io mi mostravo nudo con una fogliolina piccina
picciò che copriva il mio cosino».
Poi?
«Dream Car, il cioccolato Duriès, le lame Wilkinson. In una pubblicità giravo con una city car: "Riesce a entrare anche nei buchi più piccoli", recitava lo slogan».
Ehilà, questi illuministi francesi!
«Ride?».
E che devo fare?
« la televisione, che fa tutto. E per quanto mi riguarda è semplice, in Francia ci vado, alle tivù italiane mi sono sempre rifiutato».
Rifiutato?
«Rifiutato».
Tipo?
«Maurizio Costanzo ha continuato a invitarmi dal 1985».
E lei niente.
«Non volevo creare problemi alla mia famiglia, mia madre, i miei parenti di Ortona».
Ora sta a Budapest.
«Ormai con l’Italia è fatta. E com’è, resta».
E alla televisione ungherese ci va?
«Mai e poi mai».
Perché?
«Ho due figli, di 10 e 14 anni».
Sanno del suo lavoro?
«Non lo so».
Come non lo sa?
«Non lo so».
E cosa pensa?
«Che prima o poi lo sapranno. Il piccolo una volta ha detto: "Non li fai più i film, vero? vero che adesso fai il sexy solo con la mamma?". Il sexy, così ha detto».
Cos’ha risposto?
« vero».
Preoccupato che in futuro non sarà così semplice?
«E la mia ansia maggiore».
Nel 2005 aveva smesso col protagonismo, solo il produttore. Ora ha ricominciato
a recitare. Perché?
«Due motivi. Primo, che gli ultimi cinque anni sono stati un tormento. Secondo, che produrre film con Rocco Siffredi nel cast rende di più che produrli senza Rocco nel cast».
La concorrenza è forte.
«Internet è devastante. Migliaia di film al giorno gratis. Nove attori su dieci che si sparano iniezioni nel pene e restano di marmo per 24 ore. Con Rocco si tiene testa, mi creda, senza Rocco si va a rotoli».
Rocco senza iniezioni?
«Esatto».
Poi lei sta investendo molto.
«A Budapest sto facendo una città del porno. Studi, location, arredamenti, parchi e piscine per gli estemi. Costa una valanga».
Quanto guadagna?
«Tolte le spese e tolto tutto, mi resteranno sui 200mila euro puliti. Ora».
Prima?
«Negli anni Ottanta, almeno dieci volte tanto».
Nei Novanta?
«Almeno cinque volte tanto».
Nel 1997 lei fece un porno con Elio e le Storie tese. Rocco e le Storie tese, si chiamò. Bel buco nell’acqua.
«Vendette tremila copie. La media di vendita di un film pomo era di 2mila copie. I fan di Elio lo comprarono tutti. Un buco nell’acqua, dice?».
Ha detto che cinque anni senza fare l’attore sono stati un tormento. Perché?
«Dipendo dal sesso».
Che vuoi dire?
«Andavo con le prostitute di nascosto».
Ma che dice?
«La verità».
Sta cercando di farmi fesso per tenere a galla il suo personaggio del fosco-maniacostracciamutande?
«Macché personaggio, ne ho parlato anche con mia moglie».
In che occasione?
«Uscivo da un set con alcuni amici e delle amiche. In pizzeria, una mi fa: ti voglio. L’abbiamo fatto».
In pizzeria?
«Ma no».
E allora?
«Niente, m’era rimasto il telefonino aperto sul numero di mia moglie. E lei ha sentito tutto».
E allora?
«Voleva divorziare».
Suona strano, mi consentirà.
«Avevo smesso di fare l’attore, l’ha preso come un vero tradimento».
Quindi?
« Le ho raccontato tutto, che quella volta si trattava in fondo soltanto di un gioco, ma che il problema vero era che da due anni andavo di nascosto con tutte le prostitute di Budapest. Dico tutte, tutti i giorni. Mi sono vergognato come un cane, davvero. Se vuoi divorziare, le ho detto, divorzia per questo. Perché o torno a fare l’attore, oppure rischio di continuare così».
E sua moglie?
« "Non sono stata io a chiederti di smettere", mi ha risposto. Per tre anni ho smesso di andare con le puttane. E 6 mesi fa ho ricominciato a fare l’attore ».
Ewai. Ora si sente meglio?
«Sì».
Sua moglie anche?
«Anche».
Ma non ci credo.
«In che senso?».
Mi viene difficile credere che un uomo di 45 anni debba scopare minimo tre volte al giorno, per 365 giorni all’anno, perché altrimenti gli spuntano i brufoli.
«Capisco».
Ha provato con un sessuologo?
«No, ma mi mandarono da uno psicologo, 25 anni fa. Avevo appena girato Fantastica Moana a Parigi, il mio primo film. Avevo 20 anni, Ortona, il mio paese, era in subbuglio. Venni praticamente convocato dal dottor Olivastri».
E cosa le disse il dottor Olivastri?
«O la pianti, o la tua vita sarà un inferno, rovinerai la tua famiglia e rovinerai te stesso».
Ma lei continuo.
«Certo».
 felice di quella scelta?
«Sì».