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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

IL GRANDE REGNO DELL’EMERGENZA - LA

«Bertolasocrazia», evoluzione emergenziale della turpe Burocrazia espunta dalla filosofia berlusconiana della presunta efficienza affrancata da ogni controllo previsto nelle democrazie liberali, ha generato ieri l’inevitabile cortocircuito.

CON l’indagine per corruzione a carico di Guido Bertolaso e l’arresto di quattro persone a lui vicine, tra cui il presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici Angelo Balducci.

Mentre il sottosegretario più amato dal premier e da lui destinato pubblicamente per preclari meriti alla promozione a ministro della Repubblica saltellava al Senato per garantire il più largo voto favorevole all’istituzione della Protezione Civile Spa, passata senza colpo ferire in un Parlamento ormai aduso a spingere bottoni su ordine del governo persino sulla «privatizzazione» delle sciagure, i carabinieri dei Ros si apprestavano a perquisire il regno del vicerè delle emergenze a Roma in via Ulpiano e a eseguire gli ordini di cattura. Uno scenario largamente annunciato di fronte ad un’Appaltopoli che, in nome dell’emergenza, non ha l’eguale nella storia della Repubblica, neanche in quella della Prima, quando almeno i potentati del mattone si riunivano in una cupola per spartirsi gli appalti. Ed evidentemente uno scenario non del tutto inatteso se nella legge approvata lunedì è previsto uno scudo giudiziario fino al 2011 per i commissari che gestirono le emergenze campane.

Oltre alle frane, agli incendi, ai terremoti e alla «monnezza» napoletana, furono emergenziali nei mesi scorsi i lavori per oltre 300 milioni affidati in molti casi a imprese «amiche» per il G8 della Maddalena, alfine trasferito a L’Aquila. E lo furono anche i mondiali di nuoto, insieme alle gare calcistiche, ai party di Stato, ai viaggi del Papa, alle regate veliche, al traffico di gondole in laguna, agli alberghi di lusso, agli scenari di cartapesta, come quello che approntò personalmente il premier con reminiscenze dell’antica Roma e che a Pratica di Mare lasciò interdetta l’intera diplomazia internazionale convenuta al vertice Nato-Russia.

Nel paese di B&B, la perfetta coppia Berlusconi & Bertolaso benedetta da Gianni Letta, tutto è ormai emergenza: dal quattrocentesimo anniversario della nascita di San Giuseppe da Copertino, celebrato in provincia di Lecce con «ordinanza emergenziale» 3356, al congresso eucaristico nazionale, previsto ad Ancona per il settembre 2011 e per il quale il commissario Bertolaso, dimessosi ieri ma di cui il premier ha invocato con Gianni Letta e con il governo schierato come un sol uomo la permanenza all’impagabile servizio della Repubblica suscitando un applauso a scena aperta in Consiglio dei ministri, ha già a disposizione alcune centinaia di milioni di euro da spendere come gli aggrada, quasi sempre senza gare e senza controlli. Serve una strada nuova per gratificare il ras locale di centrodestra? C’è pronto il commissario Bertolaso legibus solutus.

Basta una «ordinanza emergenziale» per aggirare gare, burocrazie e controlli contabili. Immaginate con quale felicità delle imprese concorrenti rispetto a quella prescelta, del cui malumore non finisce di lamentarsi il presidente dei costruttori aderenti alla Confindustria Paolo Buzzetti.

Figlio di un pilota dell’aeronautica militare, medico specialista in malattie tropicali, l’autoagiografia di Bertolaso, dotato secondo quasi tutti i suoi colleghi sottosegretari e ministri di un Ego smisuratamente ipertrofico, come ha dimostrato giorni fa ad Haiti mettendo in berlina l’organizzazione degli aiuti americani e suscitando l’ira di Hillary Clinton, racconta di sé che giovanetto collegiale a Farfa spense l’incendio sulla collina e lì capì che per il suo mestiere servono tre cose: «Un progetto, una motivazione forte e le persone giuste». Pur accreditandogli, nella presunzione d’innocenza, il progetto e anche la motivazione, quanto alle «persone giuste» il dottor Bertolaso si è rivelato una frana, come quelle che avrebbe dovuto prevenire se non fosse stato troppo preso a organizzare party di governo e improbabili «new town», la passione del suo capo, titolare, a suo dire, del miglior governo tra i quattordici che egli «ha servito», fin da quando scelse come suo primo referente Giulio Andreotti.

Si fidò di Angelo Balducci, arrestato ieri nel più alto scranno dei Lavori Pubblici, dove incarnava la massima autorità in materia di appalti, per sostituirlo nella responsabilità del G8 della Maddalena, quando alquante nefandezze erano già state compiute, con Fabio De Santis, a sua volta arrestato ieri.

La storia del G8 della Maddalena, (raccontata nelle inchieste di Fabrizio Gatti dell’Espresso e da un libro del sottoscritto uscito nel luglio scorso fino all’ultimo atto, «l’inchiesta italiana» di Paolo Berizzi e Fabio Tonacci uscita su Repubblica il 28 gennaio), è di quelle che fanno rabbrividire, perché rivelano come negli anni del berlusconismo, dalla cultura dell’emergenza sia scaturita una sorta di scienza del potere incontrollato in deroga a tutte le norme di legge, un blocco di potere indistruttibile, segreto, libero da regole, che in meno di un decennio ha speso come ha voluto qualcosa come 10 miliardi di euroe che si appresta a spenderne molti altri per la « L o u i s V u i t t o n World Cup», prevista la prossima primavera alla Maddalena per tentare di giustificare i 327 milioni già bruciati, per il piano straordinario delle nuove carceri lanciato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, per gli ospedali calabresi e chissà per quale altra opera emergenziale che si aggiungerà alle 78 deliberate per decreto nel corso del 2009.

Alla Maddalena i capi di Stato e di governo poi spediti all’Aquila avrebbero dovuto alloggiare nel nuovo albergo, un ex ospedale, che detiene il record mondiale del costo di costruzione: 3.842 euro al metro quadro, escluso il costo del terreno, per un totale di 73 milioni di euro andati con un appalto senza gara a una società di Valerio Carducci, imprenditore di origine fiorentina coinvolto nell’inchiesta dell’ex Pm Luigi De Magistris sulla rete di malaffare in Basilicata e in Calabria. Degli oltre 300 milioni fluiti in emergenza dalla presidenza del Consiglio, pare che non meno di 117 siano andati a una piccola impresa edile con 26 dipendenti di Grottaferrata, paesotto dei Castelli Romani. Si chiama Anemone Costruzioni, dal nome del titolare Luciano Anemone, cui fu affidata la costruzione del Centro conferenze (58 milioni) e, tramite la collegata Infrastrutture srl di Fano, quella del secondo albergo nella zona dell’Arsenale, per un costo di 59 milioni. Una torta da sogno confezionata da Angelo Balducci, finito ieri in manette.

Ingegnere, buon amico di Francesco Rutelli, di Gianni Letta e del ministro Altero Matteoli, ottime entrature in Vaticano, questo Balducci ha buone relazioni familiari nei Castelli Romani. A Grottaferrata, dove ha sede la società Anemone, miracolata alla Maddalena, c’è - guarda un po’ - la Erretifilm, di cui è proprietaria al 50 per cento la signora Rosanna Thau. Chi è Rosanna? Nient’altro che la consorte dell’ingegner Angelo Balducci, socia alla costituzione della società della signora Vanessa Pascucci, amministratore unico di un’altra impresa edile costituita ad hoc per La Maddalena e legata alla famiglia Anemone. Ex sodale del ministro democristiano Prandini detto «Prendini», Balducci, rimosso dal G8, si dedicò ai mondiali di nuoto di Roma dell’estate scorsa, cui fu chiamata anche la Anemone, che peraltro sta già costruendo a Sassari il nuovo carcere, un’opera secretata da 58 milioni di euro. Non contento, l’ingegnere, su cui Bertolaso avrebbe messo una mano sul fuoco perchè lui sa scegliere «le persone giuste», lasciato il commissariato ai Mondiali di nuoto di Roma a Claudio Rinaldi, quantomeno permise che suo figlio, socio del Circolo sportivo Salaria Village, ampliasse le sue strutture sul Tevere che rischiano di essere sommerse dal fiume, nel disprezzo di ogni norma edificatoria e grazie alle deroghe urbanistiche «emergenziali». Scusate, l’ultimo dettaglio mancante: uno dei tre arrestati di ieri si chiama Diego Anemone. Ecco il modello che nella prateria delle emergenze e dei poteri assoluti in deroga alle leggi ordinarie, il berlusconismo ricostruisce tramite la «motivazione forte» di Bertolaso, picconando giorno dopo giorno lo Stato e la libera concorrenza, verso un sistema che perpetua le «concessioni di committenza» di antica memoria, su cui si basò la Tangentopoli della prima Repubblica. Un modello perfetto di liberismo anticoncorrenziale e probabilmente tangentaro.