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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

IL PEDAGGIO? A CONSUMO (DI ARIA E DI STRADE)

Era il «piano Nouwen». A L’Aja tutti dicevano che lui, Paul Nouwen, mitico capo del Real Touring Club d’Olanda nonché fratello di un celebre predicatore e mistico cattolico, aveva messo mano a quel progetto come a una crociata d’altri tempi. Ne parlava come ne avrebbe parlato il fratello nei suoi sermoni: l’aria che respiriamo è un bene di tutti, è immorale avvelenarla….
Poi, qualche mese fa, il «crociato» è morto all’improvviso. Ed è stata facile la battutaccia fra i suoi oppositori: «Altro che aria buona: chi tocca gli automobilisti, muore». Ma ora eccolo di nuovo qui, il piano Nouwen che farà dell’Olanda il primo Paese d’Europa a poter dire: «Più guidi, più paghi, più inquini, più paghi». Non il solito pedaggio sulla distanza, come quello che c’è sulle autostrade italiane e che si pensa di introdurre anche sulle superstrade. E neppure la vignetta adesiva «a tempo», come quella delle autostrade svizzere. Ma l’«eurovignetta elettronica»: un rilevatore satellitare piazzato sul camion o sull’auto (poiché riguarderà tutti, non solo il traffico merci) che trasmetterà un fiume di dati, attraverso una normale rete Gsm come quelle dei telefonini, a un computer centralizzato. Sarà quel computer, non più il Telepass o il casellante autostradale, a calcolare quanto dovrà pagare il guidatore. E lo farà in base a vari criteri «incrociati»: la lunghezza del percorso, la stazza del veicolo (un Tir pagherà di più); la sua efficienza energetica, il consumo di carburante, le emissioni potenziali di Co2 e il biossido di carbonio (un’auto vecchia e mal curata pagherà più di un modello «ecologico»). E anche l’ora e il luogo in cui il veicolo avrà circolato: un fuoristrada che girella nel centro di Milano all’ora di punta, e magari attende in doppia fila con il motore acceso fuori dalla scuola dei pargoli, sarà «castigato» più di un’utilitaria che percorre di notte una stradina di periferia.
In tutto il mondo, solo poche città come Stoccolma, Londra o Milano tassano l’entrata nel centro urbano: ma è un concetto diverso da quello dell’«eurovignetta elettronica». Che invece è già stato collaudato, e con successo, a Singapore.
A L’Aja, la speranza è tripla: intanto, che i proventi dell’«eurovignetta elettronica» sostituiscano con il tempo ogni tassa di circolazione e le imposte sull’acquisto di un veicolo (in Olanda il carico fiscale legato alle auto tocca i 6,6 miliardi) ma anche una parte delle imposte sui carburanti, il cui prezzo sarebbe oggi composto al 60% proprio dalle tasse. Poi, si spera che la novità sia rieducativa, che influisca sui comportamenti di chi guida. Infine, che si ripuliscano un po’ i cieli.
Secondo l’Unione Europea, l’«eurovignetta elettronica» ridurrà potenzialmente del 6-8 per cento le emissioni di CO nei 27 Paesi membri.
2 Di questo sogno, si parla o si chiacchiera da chissà quando: Bruxelles ne ha fatto il perno di una delle sue direttive comunitarie, nel tempo aggiornata da cento modifiche. La prima direttiva, molti anni fa, già stabiliva che «chi utilizza paga» e autorizzava gli Stati a imporre pedaggi basati sulla distanza per finanziare la manutenzione e l’esercizio delle autostrade. Ma ormai, non è più solo della distanza che si parla, e non più solo di quanto costa un cantiere. Un giorno, in un quadro generale, ogni Paese deciderà come meglio crede: e nel calcolo dei pedaggi potranno entrare più o meno direttamente (ancor oggi si discute su ogni singola sillaba) i cosiddetti costi esterni legati appunto all’inquinamento atmosferico o acustico. E si potrà ridiscutere anche la destinazione dei profitti: con i ricavi dei pedaggi è più giusto costruire una nuova strada che attirerà nuovo traffico o erigere un muro antirumore che protegga le case là in fondo?
In questa corsa esitante, l’Olanda fa da apripista: anche perché, piccola com’è, non ha spazio per nuove strade. Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Svezia e altri Paesi – che già ricorrono alle «chip-vignette» per tassare certi mezzi pesanti – promettono che si accoderanno a ruota.
A novembre, il piano è stato approvato dal governo dell’Aja. Presto, sarà il Parlamento a pronunciarsi. E se tutto andrà bene, nel 2011 verranno installate le «vignette» sul primo milione di mezzi pesanti. Entro il 2016, nove milioni di auto e camion olandesi dovrebbero finire sotto questo ombrello elettronico che li seguirà dal cielo. I benefici, così assicurano gli esperti governativi, si sentiranno presto. Anche sulla qualità della vita. Ogni mattina 160 chilometri di file (180, alla sera) intasano le città olandesi, per un costo annuo (carburante, usura meccanica, inquinamento, tempo perduto, stress) di 1,8 miliardi di euro: i colpetti al portafoglio dovrebbero convertire molti a un uso più consapevole del volante.
Nell’attesa, corrono i sondaggi. In Olanda, l’opinione pubblica è tradizionalmente «verde», ecologista. Ma in questo caso, per ora vince il «no»: forse perché fra gli intervistati prevalgono gli automobilisti. Nello stesso governo, che comunque si è riservata l’ultima parola, c’è forte maretta. Molti pensano alla «privacy» e paventano un’operazione alla Grande fratello: le autorità assicurano che nessun veicolo verrà «pedinato» dal satellite, e che tutti i dati saranno via via cancellati dal computer. Altri temono una «guerra delle marmitte» sui confini. Quando la Germania cominciò a tassare il suo traffico pesante, la Francia si ritrovò con migliaia di Tir in più sulle sue strade, nella zona frontaliera dell’Alsazia. Poco dopo, la Francia impose a sua volta l’eurovignetta per i Tir, su alcune arterie alsaziane fino ad allora libere da ogni pedaggio. E la nube di veleni tornò a riequilibrarsi, sull’una e sull’altra sponda del Reno: là dove cent’anni prima francesi e tedeschi si scambiavano ben altri veleni, nel delirio della Grande guerra.
Luigi Offeddu