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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

IL CARDINAL BERTONE, ELEFANTE IN VATICANO

Poche righe, «che hanno spazzato via 50 anni di alta diplomazia vaticana». L’amaro sfogo sfuggito a uno dei più anziani cardinali che conosce la Curia come le sue tasche dopo il comunicato della Segreteria di Stato che avrebbe voluto chiudere il ”caso Boffo”, è il termometro più evidente del clima che si vive il giorno dopo in Vaticano. Un clima che accompagna fin dai suoi primi passi l’arrivo alla guida della segreteria stessa del cardinale Tarcisio Bertone. Già faceva storcere il naso a molti l’idea di affidare la guida della diplomazia a un salesiano. Figurarsi poi uno come Bertone, che solo l’anno prima della nomina era finito su tutti i giornali per avere fatto il telecronista (tifoso) di Samp-Juve su una tv genovese. Molti ne apprezzavano la simpatia e i modi diretti, grandi doti, non propriamente adatte all’incarico.
Si comprese subito quando Bertone prese possesso dell’abitazione vaticana destinata al segretario di Stato. Vi dimorava il predecessore, cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio dopo l’elezione a papa di Joseph Ratzinger. Chiese un po’ di tempo prima di lasciare l’alloggio. Il tempo però si prolungò. Un giorno il segretario del cardinale Bertone chiamò casa Sodano annunciando: «Eminenza, domattina vengono gli imbianchini per fare dei lavori di riadattamento». Gli imbianchini arrivarono, e in fretta e furia Sodano dovette lasciare l’appartamento in cui si sarebbe entro pochi giorni insediato il segretario di Stato. Episodio banale, certo. Ma indicativo di una svolta radicale nel protocollo. E chi era abituato ai passi felpati della diplomazia restò a bocca
aperta. Si trattava di un caso personale, ma da lì ad oggi l’abbandono dei passi felpati della diplomazia è divenuto un habitus della segreteria di Stato che più di un incidente ha causato, non di rado creando problemi seri allo stesso Pontefice. Si attribuisce al cardinale Bertone la supervisione (e la gestione) del discorso del Papa a Ratisbona che rischiò di aprire una nuova guerra di religione con l’Islam. Non meno esplosivo il dossier sui lefebvriani e il vescovo negazionista Richard Williamson. Ma di incidenti è lastricata la strada di questi anni, perfino nei rapporti fra il Vaticano e le conferenze episcopali locali. Si è rischiato quasi uno scisma in Brasile, dopo che l’arcivescovo di Recife, don Josè Cardoso Sobrinho, scomunicò i medici che avevano fatto abortire una bambina di nove anni stuprata, per poi essere sconfessato dal Vaticano con un intervento chiesto da Bertone al presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella (che ebbe parole di buon senso, di fatto sconfessando dell’episcopato brasiliano).
Non sono mancate bucce di banana fin dalle prime nomine arrivate dopo l’insediamento di Bertone. Certamente voluta anche dal Papa quella del brasiliano Claudio Hummes alla guida della congregazione del clero. Ma anche qui di diplomazia poca: alla sua prima uscita pubblica spiegò che il celibato sacerdotale non era un dogma. Vero, ma solo pochi giorni prima il Papa aveva insistito sul punto e scoppiò un putiferio. Altro incidente quello di inizio 2009 con la nomina di Gerhard Wagner a vescovo ausiliario di Linz, importante diocesi austriaca. La nomina suscitò un putiferio (Wagner era considerato troppo tradizionalista) nella conferenza episcopale di Vienna e non sapendo che pesci prendere, la segreteria di Stato fece pressioni sul nominato perché rifiutasse l’incarico. Così avvenne a quindici giorni dalla firma papale della nomina, ma Wagner fece trasparire la non volontarietà della rinuncia. Precedente che sta preoccupando in questi giorni gran parte della Curia, visto che il Cardinale Bertone sembra sia riuscito a convincere il Papa sulla nomina del prefetto della Congregazione dei vescovi, carica che dovrà lasciare per raggiunti limiti di età il cardinale Giovanni Battista Re. Bertone insiste da tempo sulla candidatura del cardinale arcivescovo di Sidney, George Pell, che è stato ricevuto dal Papa il 30 gennaio scorso. L’idea che alla segreteria di Stato si aggiunga anche la regia delle nomine vescovili nel mondo preoccupa gran parte della Curia. Non a caso sembrano essersi moltiplicate le missive di autorevoli cardinali al Papa che pongono il ”problema Bertone”.
Secondo autorevoli indiscrezioni accadde anche nella primavera scorsa a Castelgandolfo, quando il Papa ricevette un gruppo di cardinali in cui spiccavano i nomi dell’ex presidente della Cei, Camillo Ruini, del suo successore Angelo Bagnasco, del patriarca di Venezia Angelo Scola e dell’arcivescovo di Vienna, Christoph Schonborn. Davanti al Papa sollevarono il caso Bertone. E si sentirono rispondere «Non chiedetemi questo, ma parlatemi d’altro». Che è in fondo la stessa risposta ottenuta in questi tempi dalla curia, che ha da poco assistito alla affettuosa riconferma papale del cardinale Bertone nonostante i limiti di età.