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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

ABOLIAMO I CONCORSI PER PRIMARIO

Quando un ospedale ha bisogno di un primario è ovvio che cerchi, fra tutti i medici possibili, la persona che ha le caratteristiche che più servono. Bandire un concorso è ridicolo, un’idiozia pura. I concorsi vanno cancellati, le nomine devono essere dirette».
Il professor Paolo Gallinaro, direttore della prima Clinica ortopedica del Cto, s’infuria, dopo il nuovo caso giudiziario nato da un esposto in procura a seguito della nomina - all’ospedale Valdese - di un medico ex aiuto-chirurgo di un membro della commissione esaminatrice.
Basta concorsi?
«Scusi, lei pensa che quando Marchionne deve scegliere il responsabile di un settore in Fiat bandisca un concorso?».
Marchionne lavora in un’azienda privata.
«E questo cosa significa? Parliamoci chiaro: sappiamo tutti che i bandi vengono costruiti a misura di candidato da scegliere. E sa che cosa le dico? Che è giusto così. Quando c’è un posto vacante non serve mai un sostituto qualsiasi, serve sempre una persona con determinate caratteristiche. Che so: un anestesista specializzato in terapia del dolore, o particolarmente capace nelle anestesie periferiche, oppure con doti innate di organizzatore. Uno non vale l’altro».
Appunto, i concorsi servono per selezionare il migliore fra tanti.
«Il migliore? Qui parliamo di persone esperte, quindi tutte idonee: sfido una commissione, qualunque commissione, a dire che un aspirante primario è un incapace. I concorsi sono quelli ippici, dove un cavallo arriva primo, l’altro secondo, un altro ancora terzo. Nei concorsi da primario non c’è graduatoria, la differenza sono le caratteristiche particolari: si sceglie, fra i bravi, chi ha specifiche capacità. Serve un concorso per scoprirlo?».
Secondo lei no?
«Scelga il direttore generale e stop! Senza tanto cine. I concorsi in Italia sono ”sepolcri imbiancati”, come nascondersi dietro a un dito. Ridicolo».
Nel caso del Valdese il «maestro» di un candidato era in commissione. Come lo giudica questo?
«Non voglio entrare nel merito di una questione specifica: dove ci sono o ci saranno irregolarità o questioni di opportunità giudichino pure i signori con la toga. Io dico solo: ”Basta nasconderci dietro al dito dei concorsi”».
Un direttore può sbagliarsi, nella sua scelta, essere soggetto a pressioni...
«Così no?».
Mi dica lei...
«Il direttore generale nomini chi ritiene più adatto; naturalmente se ne assumerà la responsabilità. Se sceglie un cretino perché è nipote di questo o quel politico, o perché è cugino del vescovo, poi ne risponderà. Dopo il secondo o il terzo incapace che nominerà, qualcuno darà dell’incapace al direttore generale e caccerà lui».
Detto così non fa una piega...
«Certo che non la fa. Sa cosa succede all’estero? Si dichiara vacante un posto, si indicano le caratteristiche del medico che serve, poi si ricevono le domande. Si fa una prima selezione, poi un’altra, poi un colloquio. E alla fine sceglie il direttore. La mia allieva Isabella Fassola ha presentato le sue credenziali alla University of Southern California quattro anni dopo aver preso la specialità a Torino. Mi hanno chiesto una relazione su di lei, e sa come si chiama questa relazione? ”Lettera di raccomandazione”. La raccomandazione è legittima, se ritengo che un mio allievo sia valido. Ma dev’essere raccomandazione palese, alla luce del sole, possibile per tutti».
Risolverebbe le questioni che sorgono quasi sistematicamente? Sospetti, lettere anonime, ricorsi...
«Un concorso ha senso se poi ci sarà una graduatoria, come accade a livello più basso. Ma che senso ha, dove la scelta è solo su uno?».
Nessun rischio, in questo sistema?
«Qualsiasi sistema può nascondere pericoli o storture, ma in tutto il mondo si fa così. Mi stupisce che gli ospedalieri, finora, non si siano opposti a questa presa per i fondelli».
Marco Accossato