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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ALLEVI, GIOVANNI"


2008
Il musicista Giovanni Allevi, autore-rivelazione del libro La musica in testa, al suo primo attacco di panico finì al pronto soccorso: mentre l’ambulanza lo trasportava al Policlinico di Milano, pensò che panico viene da Pan, il dio Tutto, quindi "non è l’incontro con un vuoto paralizzante, ma è l’esperienza del nostro tutto, della dirompente energia creativa che è dentro ognuno di noi", e si sentì "travolto dal tutto, dal troppo, da un’emozione incontenibile", e s’ispirò all’ululato della sirena, "una dolce melodia in Sol bemolle", per comporre Panic, l’unico brano per pianoforte entrato nell’hit-parade della musica leggera accanto ai Cd di Ligabue e Zucchero. Da quel giorno Allevi ha deciso che "il panico è un dono".
Rosario Sorrentino, Il Giornale 25 maggio 2008

2009

[ENRICO RAVA]: «Prima che Uto Ughi alzasse il velo su di lui, nessuno aveva il coraggio di dire quello che era chiaro a tutti. Poi si sono aperte le cateratte, e a me non va di infierire: è come sparare sulla Croce rossa»
VALERIA GANDUS PER PANORAMA 29 GENNAIO 2009

[PAOLO BONOLIS]: «L´avevo già portato in tv cinque anni fa. Allevi è timidissimo, ma nella sua fragilità comunicativa c´è la simbiosi completa con il piano. Ero e sono convinto che quando appare tutt´uno con il suo strumento, Allevi è arte popolare purissima, momento supremo che coinvolge tutti».
Edmondo Berselli, la Repubblica 23/02/2009

Giovanni Allevi - autoproclamatosi Il nuotatore nel titolo di un cd - a eseguire i suoi brani più acquatici alla festa di inaugurazione del campionato [MONDIALI DI NUOTO]
Alessandra Iadicicco, La stampa 16/7/2009

Il pianista Ludovico Einaudi un po’ s’infastidisce quando lo accostano a Giovanni Allevi: «Ma non per Allevi in sé. Questa cosa dei pianisti che ”oggi hanno successo” porta a generalizzare tutto. Siamo molto diversi. Sarebbe come tirare fuori Herbie Hancock ogni volta che si parla di Keith Jarrett».
Andrea Scanzi, La Stampa 10/11/2009

 un grande pianista e compositore? un bluff colossale? Dopo l’intervista di Uto Ughi a «La Stampa», in cui il celebre violinista si è duramente scagliato contro Giovanni Allevi, la polemica infuria, sulla stampa e sul web, tra chi considera il pianista marchigiano come un impostore e chi lo ritiene un genio bistrattato. Su una cosa Ughi ha certamente ragione: il successo (incontestabile) del quasi 40enne pianista è uno straordinario fenomeno di marketing.
UN PO’ DI STORIA - Giovanni Allevi può essere definito un giovane solo in una gerontocrazia come l’Italia: compirà infatti 40 anni il prossimo 9 aprile. Nato ad Ascoli Piceno, si diploma nel 1990 in pianoforte al Conservatorio di Perugia. Nel 1997 conosce Jovanotti e suona in alcune delle tournée del suo gruppo. Fino al 2005, però (ovvero fino a 35 anni di età), la sua carriera è quella di un pianista con formazione classica che sceglie invece una musica più facile da suonare e con un pubblico sicuramente più vasto. A fine 2004 ha già pubblicato due album, ma la sua presenza mediatica comprende soprattutto le rubriche dei programmi musicali; quella del Corriere della Sera riporta ancora nel 2004 concerti gratuiti (per esempio) per il pubblico della libreria Fnac di Milano, la città dove si è trasferito.
IL DECOLLO - Il colpo di genio (dei suoi addetti alle pubbliche relazioni) arriva proprio alla fine del 2004. Già il 21 dicembre di quell’anno si annuncia che «il pianista italiano Giovanni Allevi si esibirà al Blue Note di New York». All’epoca Allevi veniva presentato come «un pianista trasversale per la sua capacità di contaminare i generi, dalla musica classica al jazz, dal funky al pop e così via». I giornali riportano resoconti debitamente trionfalistici: «Successo al Blue Note di New York per il pianista Giovanni Allevi. Col doppio concerto di domenica (biglietti esauriti per entrambi) nel tempio del jazz, Allevi ha dato l’avvio a un tour internazionale che lo porterà in Europa e Cina».
Dagospia, 5/1/2009

Giovanni Allevi si fece licenziare da Jovanotti. Che se non l’avesse scritto Allevi [NEL SUO LIBRO] a leggerlo non ci si crede che Jovanotti non è in grado di capire un arrangiamento tutto ”contrappunti, strappate ritmiche, setosi flautati, qualcosa di mai sentito prima in un contesto pop”. Eppure. La produzione dice al giovane Allevi appena diplomato ed ingaggiato nella band di Lorenzo di fare i bagagli seduta stante. Lorenzo lo accompagna pure alla stazione e gli dà il benservito a suon di ”Avevo solo bisogno di un imbianchino, non di fiori colorati” (’Allora dovevi chiamare un imbianchino, non un pittore” risponde Allevi. Perché al ”professore” spetta sempre l’ultima parola). [FRAMMENTO 167718]
Stefania Vitrulli, Il Foglio 10/1/2009