Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ANERI

GIANCARLO"

2010
Giancarlo Aneri, sessantenne che gira in gessato e cravatta di Hermès, produce e vende vino, olio e caffè per ricchi, quel premio se l’è inventato e ricorda così: «Folle idea, di far l’amore con loro, i grandi amori della mia vita di fanatico lettore di giornali. Era il 1994, comincio da Biagi: lanciamo un segnale, diamo un concreto riconoscimento a un giovane della carta stampata. Ci sta subito. Montanelli: a una condizione, niente mondanità. Poi l’ho tradito: quando ha vinto la Natalia Aspesi c’erano 180 persone a pranzo. Bocca: ok, ma dev’essere un premio alla serietà professionale, alla continuità, non a chi vive la gloria di uno scoop, magari di fortuna». Poi a pranzo tutti e quattro, due bottiglie di prosecco e lo statuto da portare al notaio. Aneri è un imprenditore con idee politiche di centro. (Francesco Cevasco, Corriere della Sera 01/02/2010).

2009
«Il mio ”è Tricaffè’ sulle navi della Costa Crociere si vende a 4 euro a tazzina, mentre il caffè normale è gratis, compreso nel pacchetto di viaggio: eppure le caffetterielounge di bordo non segnalano flessioni», racconta Giancarlo Aneri, il principale artefice del successo delle bollicine Ferrari, di cui ha curato per decenni il marketing. Oggi ha un suo brand di caffè: «Una supernicchia nell’alto di gamma, tra gli unici tre tostati in legno di acero che si fanno in Europa». Si vende nei ristoranti ed enoteche più esclusive del mondo e, come i suoi vini, è nella lista del Quirinale. Un segno chiaro della presa che certe griffe del gusto hanno sul mercato. Molto più forte delle griffe del fashion. «Al Four Seasons hotel di New York, il ristorante più importante degli States, a una cena tra Bush, Clinton e l’ex segretario di Stato, Colin Powell hanno voluto il caffè, italiano, nel menù, come un vino esclusivo», racconta Aneri (Paola Jadeluca, Affari e finanza 29/06/2009).