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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

NOI SCHIAVE DEL MATRIMONIO

«Ho accettato la richiesta di papà, sposerò un uomo del mio paese. Però ho chiesto di poter scegliere tra più di un possibile marito, di vederne almeno tre o quattro» racconta una ragazza marocchina che vive a Milano. Non sempre si raggiunge un compromesso quando la tradizione, l’Islam e l’interesse economico impongono le nozze forzate alle adolescenti immigrate in Italia. La piaga dei matrimoni imposti, secondo stime governative del 2008, riguarderebbe il 20 per cento delle unioni accertate nelle comunità islamiche in Italia. Gli esperti, tuttavia, stimano che addirittura l’80 per cento delle nozze nelle comunità pachistana e indiana nel nostro Paese sia di tipo forzato.
Una ragazza pachistana e un ragazzo indiano che si amavano sono stati separati a suon di botte dalle rispettive famiglie. Nel Nord Italia un’altra ragazza pachistana, che aveva compiuto 18 anni, amava un giovane della stessa comunità, ma non quello scelto per lei dal padre; i due hanno avuto un figlio; i fratelli della ragazza non si sono fermati minacciando rappresaglie anche nei confronti del piccolo. Alla fine, come nel primo caso, sono intervenuti i servizi sociali per mettere in salvo le ragazze.
Una ricerca intitolata «Le adolescenti della migrazione», che verrà presto pubblicata, fa luce sul fenomeno. Una cinquantina di interviste a minorenni di origine straniera esplora un mondo sconosciuto legato alle tradizioni, alla figura del padre padrone e spesso all’influenza del Corano. «I matrimoni forzati o combinati in Italia riguardano soprattutto il mondo degli immigrati indiani e pachistani, seguono gli egiziani e i marocchini» spiega Mara Tognetti, la sociologa dell’Università Bicocca di Milano che ha curato la ricerca.
Una delle ragazze marocchine intervistate dai ricercatori racconta: «Durante la crescita ho subito forti imposizioni, perché sono femmina. Non dovevo fare tardi alla sera e se uscivo non potevo farlo assieme ai maschi». L’adolescente, nata in Italia, ha cercato di spiegare al padre «che fin dall’asilo ero a contatto con i maschi. Si tratta di amici, ma per lui e per il suo mondo i ragazzi frequentano le femmine solo quando stanno per sposarsi».
Su 309 mila adolescenti immigrati, fra 11 e 18 anni, 175 mila sono femmine. «Le seconde generazioni di ragazze immigrate cercano un compromesso di fronte ai matrimoni forzati, ma l’idea di famiglia imposta dai genitori e il modello delle adolescenti diventeranno ben presto inconciliabili. E sarà emergenza, se non si interviene» fa notare la docente della Bicocca.
Un’adolescente egiziana di Milano punta a ottenere qualcosa in cambio: «La famiglia ha scelto l’uomo per me. Non mi oppongo, però ho chiesto due cose. Prima del matrimonio volevo vederlo e poi ho ottenuto una garanzia, una specie di contratto non scritto per poter continuare la scuola e poi andare all’università, così da laurearmi dopo le nozze».
Sottolinea Tognetti: «Spesso non emergono le pressioni da parte dei padri, che sfociano anche in forme di violenza che le ragazze hanno paura di denunciare. Esistono anche casi di rimpatri con il tranello o comunque forzati nei paesi di origine. Una volta arrivate a destinazione le adolescenti si trovano di fronte al matrimonio già pronto». Le scuse per far cadere in trappola le promesse spose sono la malattia dell’anziana nonna oppure una vacanza nella terra d’origine.
Molte ragazze comunque cominciano a resistere o a ribellarsi. «Prima devo lavorare, anche se di sicuro sposerò un pachistano e lo porterò in Italia. Però lo sceglierò io» dice un’immigrata di 16 anni intervistata dai ricercatori.
Un’altra ragazzina pachistana ha accettato il matrimonio con un connazionale. Uno che sta in Gran Bretagna, non nel paese d’origine. Un ragazzo più moderno. «Tutti e due verremo a vivere in Italia» spera la ragazza. Per sfuggire dall’incubo di un matrimonio forzato una giovane marocchina racconta che se n’è «andata via da casa a 18 anni. Ho smesso di vivere con i miei in quarta superiore».