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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

BOMBA FIUMICINO


Fiumicino è vulnerabile. L’aeroporto di Roma dovrebbe essere un bunker, una fortezza sorvegliata ventiquattr’ore. Invece non è così. Ogni notte c’è una falla nella sicurezza: metal detector spenti, varchi d’accesso incustoditi, check-in e uffici lasciati aperti. Un buco di almeno due ore, durante il quale le zone off limits del terminal T3, quello internazionale, diventano accessibili a chiunque. Teoricamente anche con armi o esplosivo addosso. Il governo Berlusconi impone l’acquisto dei body scanner, i moderni sistemi a onde radio che ’spogliano’ i passeggeri in partenza. Ma intanto nello scalo più grande d’Italia, meta fissa di milioni di turisti, aggirare i controlli anti-terrorismo è possibile.

Il viaggio de ’L’espresso’ comincia poco dopo l’una di notte. una domenica di fine gennaio. I tabelloni luminosi non annunciano decolli prima delle 5.40 e il terminal è semideserto. Si dovrebbe accedere da una sola porta automatica per ogni livello. Ma è pura teoria. Le fotocellule sono spente e gli ingressi incustoditi sono almeno quattro. Un cartello dice: chiuso fino alle 5.30. Invece basta spingere e un cigolio ti accoglie nella hall. Non incroci anima viva per centinaia di metri. Né serve camuffarsi per circolare nelle zone vietate. Tanto nessuno fa caso a chi cammina o al borsone ingombrante che trasporta. Per raggiungere i varchi di accesso ai gate bastano un paio di minuti. Segui i display degli imbarchi.

Eccoli i metal detector che il governo vuole sostituire, gli stessi dove ogni giorno vengono controllate più di 90 mila persone. Oltre quelle porte magnetiche sequestrano di tutto: anche l’acqua minerale dei bambini o il liquido delle lenti a contatto. "Pericolo attentati", ripetono le guardie giurate ai passeggeri. Devi levare la cintura, sfilare l’orologio e gli stivali. Ai medici fanno aprire la borsa, ai sacerdoti togliere la croce. Poco cambierebbe se fossero già installati i nuovi scanner. Perché di notte l’aeroporto è terra di nessuno: non c’è anima viva nella zona rossa, la porta a vetri per i disabili è solo accostata e si passa senza problemi. Non c’è allarme, né un piantone di guardia. Nulla e nessuno a controllare chi (e perché) violi la barriera. Dopo qualche giorno, abbiamo ritentato una seconda volta. Sempre di notte. Di nuovo la stessa scena: via libera. Nessun poliziotto in giro. Uffici doganali sbarrati. Carabinieri in pausa notturna. Anche se passare da lì significa poter nascondere qualsiasi cosa oltre i controlli. Non serve immaginare un bagaglio voluminoso, benché passato inosservato. C’è libertà assoluta, basterebbe occultare l’esplosivo e riprenderlo al mattino dopo il normale controllo.

Il sito Internet degli Aeroporti di Roma celebra il piano sicurezza. Tre nuove sale operative, "presidiate costantemente dalla polizia e dal personale Adr Security, per adeguare i controlli ai livelli internazionali", scrivono sul Web. Il punto di forza della capitale candidata alle Olimpiadi 2020. Intanto i banchi del check-in restano incustoditi per ore. Alle 2.30 non c’è una transenna che impedisca il passaggio. Se di giorno stai in fila per imbarcare borse e trolley, i passaporti vengono controllati, le carte d’imbarco verificate, di notte è un parco giochi: puoi fare tutto da solo. Puoi sabotare, danneggiare, rubare, connetterti alla rete interna. Sali sulla pedana, accedi ai computer e, soprattutto, puoi azionare i nastri trasportatori. Sotto il desk c’è un pedale nero che mette in moto il sistema. Comincia a muoversi dopo un segnale acustico. Dura tre o quattro secondi ed è piuttosto forte, eppure nessuno lo nota. Niente controlli nemmeno ad allarme inserito. Eppure nel cuore di Fiumicino ci sono dieci chilometri di nastri in movimento, che smistano le valige fino nelle stive dei Boeing. Certo, ci vuole l’etichetta con il codice a barre. Ma se anche stamparla fosse difficile, il rischio resta alto. Una borsa abbandonata nel ventre dello scalo che segna il record di bagagli smarriti, se davvero contenesse esplosivo, potrebbe saltare in aria di primo mattino. Non appena l’aeroporto si riempie di gente.

Qualcuno che osserva da lontano, in effetti, c’è. Solo che non si tratta di un poliziotto. un barbone, con una coperta addosso e la sigaretta accesa. Resta pochi secondi, poi si dirige al piano rialzato. Là c’è l’unico bar sempre aperto durante la notte. L’area non è presidiata, nessun addetto verifica che tu sia davvero in partenza. Anche perché non saprebbe a chi domandare la carta d’imbarco. La maggioranza di quelli che dormono, mangiano, addirittura urinano su quelle panchine, non sono passeggeri in attesa ma sono senzatetto accampati. Un piccolo villaggio di disperati dentro l’aeroporto Leonardo da Vinci. Sotto gli occhi di tutti. Non è un caso sporadico, durante le due visite più di metà erano gli stessi. Facce note dentro il Terminal 3, al punto che il personale Adr ha affibbiato loro perfino dei nomignoli: c’è King Kong, il Poeta, la signora Rosy che porta sempre con sé un mazzo di fiori. E c’è O’ napoletano. Un paio si sono sistemati alle spalle dell’ascensore, altri al piano di sotto: "Ognuno ha la sua zona", spiega uno di loro. Dice di chiamarsi Mario. In cinque dormono sul muretto in fondo allo stanzone. Raccontano che tempo fa ci fu una scazzottata: "Qui devi saperti difendere, se non stai attento ti rubano tutto". E così Mario s’è trovato un lavoro, diciamo così, a Fiumicino. Custodisce i bagagli, nel senso che se gli allunghi qualche spicciolo giura che farà la guardia. "Dormi vicino a me e non ti succederà nulla", insiste. Per trasportare la loro roba, scatoloni, cibo, vestiario utilizzano i carrelli dell’aeroporto. Non devono nemmeno inserire l’euro, perché hanno trovato il modo di sganciarli gratis. Così al mattino li affittano ai turisti e l’euro lo incassano.

Degrado e indifferenza sarebbero già gravi in un clima dove da anni l’allarme terrorismo impera. Ma c’è dell’altro anche qui. Perché quello che tutti ormai chiamano ’il bagno dei barboni’, dove all’alba il popolo notturno si lava e si sistema, sta dentro un’area protetta. L’ennesimo spazio vietato di Fiumicino che diventa accessibile: gli uffici delle compagnie aeree. la zona più interna del piano, con una vetrata che affaccia dritta sulle piste. A leggere i cartelli, la porta dovrebbe rimanere sempre chiusa: ’Staff only’. Per aprirla serve una tessera identificativa, altrimenti scatta l’allarme. Ma alle 3 di notte è disattivato. Basta spingere il maniglione. A pochi metri c’è un altro ufficio profanabile: Alitalia Service. Scrivanie in vista, computer e un paio di dossier con la scritta: ’Non toccare’. Ci si può mettere comodi, per un’ora non passa nessuno. Così come nell’altro corridoio, dove in bella mostra ci sono quadri elettrici senza protezioni e alcuni server di ’storage’, in gergo gli archivi informatici per conservare grosse quantità di dati. Ce ne sono due accessibili e connessi alla Rete. Il paradiso per un hacker. Le banche dati dei check-in, ad esempio, raccolgono nomi, cognomi, voli e destinazioni dell’aeroporto che punta a raggiungere i 50 milioni di passeggeri l’anno. Gli stessi che cominciano ad arrivare attorno alle 3.30, quando Fiumicino lentamente si risveglia. I viaggiatori in partenza, quelli veri, si mettono in fila fra gli sbadigli. Compaiono gli addetti alla sorveglianza, alcuni metal detector tornano in funzione. Puoi rimontare in auto e andartene, senza destare sospetti. All’autogrill sulla Roma-Fiumicino incroci le pattuglie che smontano dal turno di notte nella capitale. Tre pantere della polizia e due gazzelle dei carabinieri. "Oggi zero tituli", scherza un appuntato sorseggiando il caffè. Non hanno fermato nessuno. Roma dorme tranquilla.