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 2009  dicembre 12 Sabato calendario

PRATI, VOLE E GRANDI AMORI BENTORNATO CARO DOPPIO MISTO

Il mio rimpianto per l´inabissarsi del doppio misto non era inferiore a quello di un amico ittiologo nei riguardi del celachantus. Soltanto chi avesse dimestichezza col Maggiore Wingfield e i suoi contemporanei ricordava che, negli anni Settanta di due secoli addietro, il misto era la specialità più praticata del lawn (prato) tennis, ancor più del singolo e dei doppi unisex. Quasi interamente maschile nel corso del Rinascimento, della partecipazione femminile al Gioco di Racchetta e al Jeux de Paume (palmo, beninteso della mano) si ricordava infatti una sola campionessa, la parigina Margot. Mentre l´ingresso del gentil sesso nei dolci back yard delle case di campagna fu tanto frequente da aver creato una sua iconografia, soprattutto sulle pagine del settimanale The Field.
La specialità, per le signorine britanniche, era, tra l´altro, una scorciatoia verso rapporti più disinvolti con i gentlemen, spesso prodromi ad altri rapporti più intimi o addirittura matrimoniali. Alfine affermato con l´ingresso delle tenniste a Wimbledon del 1884, il doppio misto si mutò via via da connotazione sociale in autentica vicenda competitiva. Sino al giorno dell´avvento del professionismo, nel 1968, in ogni torneo come si deve la partecipazione al misto era non meno qualificata di quelle del singolare o del doppio unisex. E accadeva si distinguessero grandi campionesse, quali Suzanne Lenglen che venne molto raramente sconfitta, o come l´americana Pauline Betz, una bella pupa che batteva e scendeva, magari colpendovi addirittura con irridenti volée, come accadde allo scriba.
Del misto si ricordano autentiche protagoniste, anche in Italia, come la nostra Wally San Donnino, nobildonna modenese consegnata agli annali anche come insegnante di Panatta. Lo scriba stesso, buon doppista ai suoi dì, frequentava con compiaciuto accanimento la specialità, per altro senza lasciare traccia negli annali. Era nota la mia inclinazione a propormi come partner alle partner meglio dotate, non necessariamente dal punto di vista tennistico. Ora, la decisione di riammettere ufficialmente la specialità ai Giochi olimpici di Londra 2012, prelude - speriamo - ad una affermazione, anche televisiva, di una specialità abbandonata dai professionisti, non certo dai soci del club, dagli autentici aficionados.
Nel ricordare che, del misto, abbiamo ammirato esponenti storici, Margaret Smith unita all´australianetto Ken Fletcher, oppure Owen Davidson (da quest´anno Hall of Famer), splendido poligamo che tradì la King con la più femminile Turner per lo Slam del ”67; e che vantiamo addirittura un ”italiana, Raffaella Reggi, laureata nello US Open del 1986, sembra giusto sottolineare con infinita simpatia la dichiarazione entusiasta dell´amata Venus sulla sua pagina Twitter: «Dovrò prepararmi all´impresa della vita: tre tornei in soli dieci giorni». Ce la farai, carissima. Chissà le richieste. Purtroppo non mie.