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 2009  dicembre 12 Sabato calendario

«STOP ALLA DOCUFICTION». E SANTORO SI RIBELLA - ROMA

Il dg Mauro Masi l’ha scritto forte e chiaro. A tutti i direttori di rete e di te­stata della Rai: «Basta con il televoto e con le docufiction su vicende giudiziarie in cor­so nei programmi di appro­fondimento informativo». Una disposizione aziendale peraltro in linea con le recen­ti indicazioni della Suprema Corte in tema di rivisitazione televisiva di fatti delittuosi og­getto di indagini o proces­si.

Formalmente generi­ca, in realtà ha due de­stinatari ben precisi, entrambi di Raidue: Monica Setta (che si guadagna difese bi­partisan, per lei si pronuncia pure Di Pietro) e Michele Santoro. Bruno Vespa si chiama fuori: «La let­tera di Masi non riguar­da Porta a Porta» .

La ricostruzione di casi di attualità giudiziaria con la partecipazione di attori, ovve­ro la docufiction, è una spe­cialità di Annozero. Se ne so­no viste su Brusca, sulla sepa­razione Berlusconi-Lario, su Marrazzo e Mills. Ma proprio il suo conduttore non ci sta a farne a meno. Si impunta San­toro: «Mentre esistono chiare normative contro l’uso del te­levoto o dei sondaggi su vi­cende giudiziarie, non ci risul­ta vi siano leggi, sentenze o regolamenti di qualsivoglia autorità che impediscano di fare cronaca giudiziaria con l’uso di attori». Non condivi­de il metodo di Masi: «La que­stione non può risolversi con una circolare». Ma invita a di­scuterne meglio of­frendo la sua personale dispo­nibilità «a fornire tutti gli ele­menti utili a prendere la deci­sione migliore». Se nella pros­sima puntata dovesse ripro­porre il format, in teoria po­trebbe rischiare un procedi­mento disciplinare.

Lo stop di Masi è condiviso (o accettato) da tutti i consi­glieri, unanimi invece sul televoto nella tra­smissione pomeridia­na della Setta lancia­to pure sulle rivela­zioni del pentito Spa­tuzza. Come confer­ma il presidente Pao­lo Garimberti: «In Cda c’è stato un atteggia­mento unanimemente negativo sul Fatto del gior­no ed io sono assolutamente d’accordo. C’è un uso del tele­voto improprio e poco credi­bile. E anche Santoro non do­vrà più fare docufiction su processi in corso». Il consi­gliere Antonio Verro non capi­sce l’atteggiamento del gior­nalista: «Spiace che rifiuti di accogliere le indicazioni dei vertici della sua azienda».

Si adegua rapidamente in­vece Monica Setta: «Condivi­do la decisione di Masi, i tele­voti sono difficili da gestire, i risultati arrivano a fine pro­gramma e non c’è tempo per gli ospiti di replicare». La no­vità le era stata già anticipata dal direttore di Raidue, Massi­mo Liofredi. In compenso si aggiudica solidarietà trasver­sale: «Mi auguro che il parere del Cda Rai non si traduca in forme inaccettabili di oscura­mento o normalizzazione», dice il presidente del Pd Rosy Bindi. Per il presidente del­­l’Idv Antonio Di Pietro «il Fat­to del Giorno ha sempre ga­rantito pluralismo e correttez­za di informazione». Pro Set­ta Colaninno e Melandri (Pd), il leader Uil Angeletti, Ferrero (Prc), Martini e Casel­lati (Pdl), molti già ospiti del­la conduttrice.

L’ex direttore del Tg3 e neo di Raitre, Antonio Di Bella, commenta: «Noi non usiamo né televoto né docufiction, me ne sono subito accertato. Commissioniamo sondaggi scientifici seri. Non valuto quel che fanno gli altri».

Intanto quattro commissa­ri dell’Agcom, autorità per le garanzie nelle comunicazio­ni, Innocenzi, Savarese, Man­noni e Napoli, chiedono un’istruttoria urgente su An­nozero: ritengono che non presenti mai un libero con­fronto di opinioni. Secondo il segretario del sindacato Usi­grai, Carlo Verna, «il televoto su un caso giudiziario è un barbaro processo di piazza, vietare la docufiction è censu­ra ».