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 2009  dicembre 14 Lunedì calendario

«VINCO GRAZIE A JADA, MI HA RIDATO LA VOGLIA»


In una stagione fatta anche di grandi ritiri - Marat Safin ed Amelie Mauresmo - Kim Clijsters è stata la campionessa dei ritorni. La prima mamma a vincere uno Slam dopo Evonne Goolagong nel 1980 a Wimbledon, e una mamma felice, realizzata, la cui favola newyorchese ha convinto la grande rivale e connazionale Justine Henin a riprendere in mano la racchetta. Insomma, è merito di Kim la Dolce, che pochi giorni fa ha battuto anche Venus Williams in esibizione ad Anversa, se nel 2010 il tennis femminile tornerà a dare spettacolo a ranghi completi.
Kim, lei ha vinto gli Us Open tre mesi dopo essere rientrata in campo, e 18 mesi dopo il parto. Merito suo o colpa del momento grigio del tennis femminile?
«Quello che la gente non sa è che prima di rientrare in gara mi sono allenata duramente per otto mesi. Mentalmente ero più fresca di molte altre giocatrici, e più desiderosa di giocare. Il tennis nel frattempo è cambiato, è diventato più veloce, e ci sono volti nuovi. Ma un po’ sono migliorata anch’io…».
Ci spiega i pro e i contro di essere allo stesso tempo tennista e mamma?
«Ci sono solo lati positivi! Quando mi preparavo a rientrare ero abbastanza insicura, non sapevo come me la sarei cavata nei due ruoli, ma tutto è andato per il meglio. Comunque non c’è trofeo che valga la gioia di essere mamma».
Ci racconti una sua giornata tipo da mamma-campionessa.
«Mi alzo attorno alle 7, preparo la colazione per Jada, la sveglio, vado ad allenarmi, rientro e passo un po’ di tempo con la bambina, poi preparo il pranzo, quindi mentre lei riposa io vado in palestra. Poi la sveglio dopo il sonnellino, preparo la cena per me, mio marito e Jada, la metto a letto verso le 7 e 30-8 di sera, e finalmente mi rilasso un po’ con Brian prima di andare a dormire».
Complimenti. Justine Henin ha detto di essere rientrata nel tennis dopo aver visto Federer vincere a Parigi, per tentare di conquistare Wimbledon. Lei?
«Mi mancava la competizione. Gli applausi del pubblico quando fai un gran colpo, e persino il nervosismo e le farfalle nello stomaco prima di entrare in campo. Poi, lo ammetto, quando sono stata invitata da Wimbledon per l’esibizione che ha inaugurato il tetto sul centrale, a maggio, qualcosa ha fatto clic dentro di me».
Lei ha vinto due volte gli Us Open. Per il prossimo Slam preferirebbe Australian Open a gennaio, Wimbledon o il Roland Garros?
«Wimbledon. Perché era il torneo preferito di mio padre (l’ex-calciatore della nazionale belga Leo, scomparso alla fine dello scorso anno, ndr). Da ex calciatore, gli piaceva il campo in erba».
Se un giorno Jada le dicesse "mamma, voglio fare la tennista", qual è la prima cosa che le consiglierebbe?
«Le direi, e vale non solo per il tennis, di fare ciò che la diverte, e di non permettere a nessuno di metterle pressione».
Se non avesse fatto la tennista quale sarebbe stato il mestiere di Kim Clijsters?
«Probabilmente mi sarei impegnata in qualche modo con i bambini. Grazie al tennis ho la fortuna di poter aiutare varie cause, sia direttamente sia raccogliendo fondi».
La prima Fed Cup l’Italia la vinse proprio contro il Belgio, nel 2006, ma lei era infortunata. A novembre l’abbiamo rivinta e per giunta siamo numero 1 nel ranking per nazioni, anche se nella nostra storia abbiamo avuto solo una top-ten, Flavia Pennetta. Meritiamo il primato?
«Flavia è una delle ragazze più simpatiche del tour e credo che lei e Dinara Safina siano state le due che hanno compiuto i maggiori progressi dopo il mio ritiro. L’Italia ha almeno 5 giocatrici fra le top-50 e questa è la vera chiave del successo in Fed Cup. Poi con due top-20 come Flavia e Francesca Schiavone, e un doppio competitivo, qualsiasi squadra diventa pericolosa».
Il Belgio è un piccolo Paese eppure ha avuto due n. 1 del mondo. Perché?
« fortuna, un po’ comein Germania quando nello stesso periodo sbocciarono Becker, la Graf e la Huber. Merito anche del nostro sistema di insegnamento, uno dei migliori al mondo».
Due tennisti belgi, Xavier Malisse e Janina Wickmayer, sono stati squalificati per un anno per non aver rispettato le norme sulla reperibilità dell’antidoping. Giusto o sbagliato?
«Credo che siano stati sfortunati, e nessuno dei due è risultato positivo. importante che lo sport sia pulito e gli atleti devono rispettare le regole. Detto questo, penso che le autorità dovrebbero collaborare con gli atleti per trovare protocolli efficaci ma anche rispettosi delle esigenze di chi gareggia».
Questione scommesse. un problema grave nel tennis?
«Non credo proprio».
Tre cose che cambierebbe nel tennis e nel mondo?
«Nel mondo toglierei la guerra, la fame e le malattie. Nel tennis abolirei i coach in campo, le attese per pioggia e l’invidia negli spogliatoi».
Lo sportivo che ammira di più?
«Martina Navratilova e Monica Seles».
E il personaggio con cui andrebbe a cena?
«Rubin "Hurricane" Carter, il pugile cui dedicò una canzone Bob Dylan».
Lei è figlia di un grande calciatore come Leo Clijsters e moglie di un cestista professionista come Brian Lynch. Lo sport sta diventando sempre più un lavoro riservato ad una "casta", a chi ha cromosomi d’atleta?
«Non è un lavoro, e comunque non credo. Certo avere sangue d’atleta è stata una fortuna, e soprattutto mi ha aiutata molto avere un padre e e un marito capaci di capire cosa significa fare sport ad alti livelli».
Qual è la cosa più strana che le è capitata dal suo rientro?
«Prima della semifinale con Serena agli Us Open ero molto nervosa. Poi dalla radio della macchina che mi portava allo stadio è uscita una canzone di Barry White, la canzone preferita di mio padre, quella che ha voluto fosse suonata al suo funerale. Ho chiamato mia sorella Elke in Belgio per fargliela sentire, quasi piangendo. Forse è stata una coincidenza, ma ho pensato che era mio padre che mi stava dicendo da lassù che tutto sarebbe andato bene».