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 2009  dicembre 13 Domenica calendario

DAL NOSTRO INVIATO

VIGEVANO - «Bisogna aver paura di questa accusa». Angelo Giarda, difensore di Alberto Stasi, imputato per l´omicidio di Chiara Poggi, parte all´attacco dei pm Rosa Muscio e Claudio Michelucci, che rappresentano l´accusa - di qui il senso della frase dell´avvocato - nel processo che si sta svolgendo in abbreviato nel tribunale di Vigevano. A Giarda risponde a muso duro Gianluigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi: «A me fanno più paura gli assassini liberi». Polemiche pesanti, in attesa della sentenza prevista per giovedì prossimo.
Durante l´arringa nella quale chiede l´assoluzione di Stasi «perché il fatto non sussiste», il professore di diritto processuale penale contesta molti passaggi della ricostruzione della procura, che a suo giudizio «prima individua il colpevole e poi cerca le prove»: in particolare il posticipo dell´orario del delitto rispetto all´ipotesi iniziale (10,30-12) in modo da renderlo compatibile con l´alibi fornito dalla perizia informatica del giudice Stefano Vitelli a Stasi tra le 9,36 e le 12,20.
La difesa ha avuto buon gioco nel far leva sulle contraddizioni tra parte civile, che nella sua ricostruzione ha anticipato il momento dell´assassinio tra le 9,12 e le 9,36, e pm, che invece lo ha collocato tra le 12,46 e le 13,26: «Se accusa e parte civile hanno un quadro accusatorio così concordante e grave - ha ironizzato l´avvocato Giuseppe Colli prima di entrare in aula - perché propongono orari così diversi?». Ma poi, a sua volta, anche la difesa propone, basandosi su alcuni dati sul peso corporeo del cadavere, una collocazione temporale diversa: tra le 9 e le 10,30 ma «con una maggiore centratura tra le 9,30 e le 10». In questo modo non resta scoperto il buco di mezz´ora che resta nell´alibi di Stasi. la quinta versione fornita finora nel corso del procedimento. «Ognuno porta acqua al suo mulino», commenta Giuseppe Poggi, il padre di Chiara.
Ma a fornire spunti alla difesa è soprattutto la ricostruzione del pm. Come mai Chiara non risponde alle chiamate sul telefono di casa nella prima parte della mattinata se è ancora viva, visto che sarebbe stata uccisa dopo le 12,20? (Secondo l´accusa perché non vuol parlare con il suo fidanzato, con il quale aveva litigato la sera prima). Perché non apre le serrande e rimane in pigiama se ha disinserito l´allarme della villetta alle 9,10? (Una delle poche certezze, a meno che l´allarme sia stato disattivato da qualcun altro). Quanto alla possibilità che Chiara sia stata uccisa tra le 9,12 e le 9,36 - come ipotizza Tizzoni - il lasso di tempo è troppo breve per un´azione che, come ha spiegato il medico legale Lorenzo Varetto nella sua consulenza, sarebbe avvenuto in due tempi.
E la freddezza dimostrata da Stasi nel momento in cui avvisa il 118 dicendo «credo che abbiano ucciso una persona»? Solo un elemento soggettivo, senza valore di prova. Soprattutto, gli avvocati della difesa smontano uno dei cardini dell´accusa, le scarpe di Stasi immacolate: secondo il pm sarebbero dovute essere sporche di sangue se davvero, come diceva, era entrato nella villetta della sua fidanzata dopo che era stata uccisa. Si potrebbero essere ripulite in seguito mentre Stasi ha camminato, hanno argomentato gli avvocati, rifacendosi agli esiti delle perizie. Il ragazzo di Garlasco non avrebbe mentito, dicono i suoi avvocati, neppure quando ha detto di essere entrato nella villetta di via Pascoli aprendo la porta della cantina oltre la quale avrebbe visto Chiara riversa sulle scale.
Un punto, questo, sul quale la parte civile ha insistito molto, presentando una memoria del consulente tecnico Antonio Barili, direttore del laboratorio di informatica forense di Pavia: una simulazione fotografica che ha dimostrato come, per riuscire a vedere Chiara nella posizione in cui è stata ritrovata, Stasi avrebbe dovuto necessariamente scendere per uno o due gradini posando «l´uno o l´altro piede (o entrambi) in zone della scala ampiamente ricoperte da tracce ematiche». Insomma, le sue scarpe si sarebbero dovute sporcare molto di più di quanto hanno ritenuto i periti nelle consulenze consegnate al gup. E il sangue sarebbe stato calpestato. Ma sulle chiazze presenti nei primi gradini non ci sono impronte di scarpe.