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 2009  dicembre 12 Sabato calendario

PER GUADAGNARE NEI MERCATI NON CERCATE L’«ACQUA CALDA»

Mi è tornata in mente una curiosità che mi è sempre rimasta in circolo, ma può darsi che si riveli la scoperta dell’acqua calda. Diversi anni fa stavo seguendo uno di quei talk-show economico-finanziari che danno sulle emittenti televisive private. Nel corso del dibattito un ospite, un signore sulla sessantina che mi sembrava piuttosto navigato, a precisa domanda rispose che individuare le azioni da comprare è piuttosto semplice: bisogna scegliere quelle delle società che hanno il Roe superiore al P/E. Tanto maggiore è il rapporto e più l’azione è da comprare. Io so soltanto che Roe sta per «Return on equity», ma sul giornale non lo trovo. Luigi Riboni - (Lodi) • Le scorciatoie di Borsa non finiranno mai di affascinare un numero imprecisato di risparmiatori. Le formule meccaniche, unite a virtù impalpabili come il fiuto e l’esperienza asserite da alcuni, hanno una capacità seduttiva quasi magica. Fino a che i loro seguaci non scoprono che possono dare risultati molto deludenti. Magari fosse così semplice investire in Borsa! Queste formule si applicano a situazioni complesse e imprevedibili come i mercati, ove milioni di soggetti operano con obiettivi diversi e in certi momenti dominati da avidità o paure a seconda della fase Orso o Toro. Come scrive Michael Mauboussin, l’autore de «L’investitore saggio» e «Think Twice», i mercati sono degli aggregatori di informazioni molto più efficienti di quanto molti credano, riuscendo a esprimere dei prezzi non così sbagliati, o comunque a formulare valutazioni migliori di quelle che possono essere fatte dai singoli. Pretendere di fare meglio di questi mercati è molto difficile, e certo non è un obiettivo che si può risolvere stabilmente con delle formule, ancorché razionali. Prendiamo quella che lei dice di aver sentito promuovere in Tv. Il roe, return on equity, è il rapporto tra gli utili netti di una società e i suoi mezzi propri (capitale sociale più riserve e profitti accumulati). un indicatore di efficienza e redditività, ma risente molto del grado di indebitamento di un’impresa. Se un’impresa ha una leva alta, guadagna bene dalla sua attività caratteristica e il costo del denaro è basso, avrà un roe più alto di un’azienda che ha profitti operativi analoghi ma è più capitalizzata. Quindi nel livello del roe entrano scelte di politica finanziaria (mix tra debiti e capitale proprio) che devono essere ben valutate e che sono a loro volta influenzate dal settore di appartenenza. Il roe è poi un dato statico, calcolato ogni volta (tipicamente ogni trimestre o semestre) che le società quotate annunciano utili di periodo e patrimonio netto insieme agli altri risultati della gestione. Il rapporto prezzo/utili per azione (pe) è calcolato come rapporto tra l’ultima quotazione del titolo e utili netti degli ultimi 12 mesi (Ttm o Twelve trailing months) o utili attesi per l’esercizio in corso o per i prossimi esercizi. Quindi è un indicatore che si modifica in continua a seconda dell’andamento del titolo, degli utili annunciati dalla società (tipicamente su base semestrale) o dalla revisione degli utili attesi dal consenso degli analisti che lo seguono. Chiaramente privilegiare i titoli che hanno un roe/pe più alto degli altri significa concentrarsi su quelle società che hanno un’alta redditività del capitale, ma che al tempo stesso non quotano a caro prezzo. Il che è una buona idea, ma non garantisce affatto performance superiori a quelle del mercato. Perché la correttezza della scelta si basa sull’ipotesi - tutta da verificare - che il mercato stia sottovalutando il titolo, e il singolo investitore sia invece in condizioni di stimarne il valore con maggiore accuratezza. Ciò non è affatto da escludere, ma rappresenta più un’eccezione che la regola. La sistematica applicazione di questi metodi di selezione dei titoli, più o meno raffinati, può essere una soluzione se ci si prepara a fare peggio del mercato, nonostante l’obiettivo sia esattamente il contrario. certamente più razionale un criterio disciplinato di stock screening piuttosto delle scelte fatte seguendo le mode. Ma da qui a dire che una formula può dare stabilmente risultati migliori del mercato (la cosiddetta "acqua calda") ce ne corre. In «Caccia al toro» i portafogli quantitativi Euro Runners e Italian Runners sono costruiti con una formula, e hanno dato ottimi risultati nelle prime cinque edizioni della gara, pessimi nelle ultime due. Valuteremo comunque anche la pubblicazione del roe per le società quotate italiane in aggiunta ai già numerosi indicatori che forniamo per ogni titolo. Ecco perché gli Etc non seguono le materie prime I n questi ultimi mesi nella stampa finanziaria si è avuto modo di leggere come fosse opportuno acquistare una piccola quota di Etc su petrolio o altre commodities. Non essendomi permesso (giustamente) dalla profilatura Mifid l’acquisto di Etc del tipo short o leveraged, ho acquistato piccole quantità di Etc tradizionali su brent, alluminio e frumento. Con mia grande sorpresa ho potuto notare che questi strumenti perdevano costantemente valore pur in presenza di contemporanei rialzi dei prezzi delle materie prime indicate e di stabilità del cambio euro/dollaro. Ho quindi effettuato un po’ di ricerche su Internet e altri strumenti di informazione e, dopo alcune riflessioni su ciò che avevo trovato, ho potuto finalmente farmi una idea sul perché gli Etc su commodities (non dei tipi a me non consentiti sopra citati) siano impossibilitati a crescere di valore: ciò mi sembra dovuto al roll over dei contratti futures sottostanti a questi strumenti in una situazione di costante contango sui mercati delle commodities. Ho quindi liquidato le posizioni prima di subire ulteriori perdite (fortunatamente erano posizioni minimali). giusta la mia analisi? Andrea Tribulini - (via e-mail) • Gli Etc (Exchange traded commodities) sono dei titoli senza scadenza che sono emessi da una società veicolo come contropartita di un investimento direttamente in materie prime oppure attraverso contratti derivati (generalmente futures) su commodities. Gli Etc, spiega la società di consulenza indipendente Norisk, consentono di prendere una posizione rialzista su una singola materia prima oppure su un determinato basket di commodities. Ecco alcune caratteristiche salienti di questi prodotti: • strumenti trasparenti la cui funzione è quella di replicare l’andamento di un sottostante; • le negoziazioni di Etc avvengono in continuo per tutta la durata della seduta di borsa, senza aste di apertura e di chiusura. Inoltre per entrambi è prevista la presenza di un market maker e di un liquidity provider; lo spread massimo bid-ask è prefissato; • i costi di gestione sono bassi, inferiori all’1% e non vi sono costi di entrata o uscita (eccetto quelli dovuti alla banca intermediaria) oppure commissioni di performance; • gli Etc sono strumenti finanziari emessi da una società veicolo; • il trattamento fiscale previsto per gli Etc è uguale a quello delle azioni, degli strumenti derivati oppure dei certificati. Gli Etc, similarmente agli Etf (Exchange traded fund) e ai certificati, replicano determinati indici sottostanti di materie prime, che non sono espressione dei mercati a pronti (cash) ma di quelli a termine ovvero utilizzando contratti derivati (futures). Nel caso dei prodotti di Etfs Securities l’esposizione al sottostante è offerta da Ubs, che costituisce il collaterale del valore di mercato dei vari strumenti. Questo ammontare di titoli è custodito e gestito presso Bank of New York Mellon. Nel caso del fallimento dell’emittente oppure della controparte c’è il collaterale la cui titolarità, in quel caso spetta, ai possessori dei titoli. Il rilievo fatto dal lettore è fondato: si è accorto che la performance di questi strumenti non segue la dinamica dei prezzi delle commodities pubblicate sui giornali e sui websites. Nei fatti l’investimento in commodities attraverso futures si traduce in una marcata sottoperformance rispetto a quanto registrato sullo spot. La distorsione è rinvenibile non soltanto negli Etc ma in qualsiasi strumento che sia indicizzato a questa tipologia di strumenti derivati come per esempio certificati, Etf oppure obbligazioni commodities linked. Il problema risiede proprio nel fatto che la forma della struttura a termine dei futures mostra la cosiddetta caratteristica "contango" ovvero quando il prezzo di una matel – – – Ha sentito che basta comprare le azioni con un Roe più alto del prezzo/utili Magari fosse così facile! Purtroppo nelle Borse non ci sono scorciatoie però opportuno dotarsi di metodo e disciplina nella selezione titoli a cura di Marco Liera