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 2009  ottobre 28 Mercoledì calendario

Che cosa vuol dire essere trans- Lo spiega Alessandra Di Sanzo, protagonista dei film « Mery per sempre» e «Ragazzi fuori» Gay sarebbe più facile ma vogliamo un corpo da donne «Non c’è marcio nel modo in cui una persona si esprime sessualmente

Che cosa vuol dire essere trans- Lo spiega Alessandra Di Sanzo, protagonista dei film « Mery per sempre» e «Ragazzi fuori» Gay sarebbe più facile ma vogliamo un corpo da donne «Non c’è marcio nel modo in cui una persona si esprime sessualmente. Il sesso è sesso. Non è che se uno va con le trans perde la propria credibilità di uomo. Non sarebbe stato lo stesso se Marrazzo fosse andato con una fichetta, come Berlusconi? Com’è che le chiamano oggi, escort? E io che pensavo che Escort fossero le auto. Certo, il governatore ha sbagliato a non denunciare quei farabutti. Doveva farlo e continuare a fare il suo lavoro, perché è bravo. Tra l’altro, lui le trans mica le candidava come ha fatto quell’altro. Quello di Marrazzo era un fatto privato. Invece è finito a espiare non si capisce cosa in qualche monastero. Il vero tradito è lui. E non solo da quei carabinieri e da gente come Brenda, che l’ha venduto per un piatto di minestra. Ma dal suo partito e dai giornali». Alessandra Di Sanzo, attrice di ”Mery per sempre” e di ”Ragazzi fuori”, attacca i «bacchettoni ipocriti» che hanno crocifisso il presidente della Regione Lazio. Da Dario Franceschini, il primo a premere per le dimissioni, che, alla notizia, aveva subito contattato Bersani e Marino per una richiesta formale condivisa, fino al solito Giuseppe D’Avanzo, partito in quarta nella sua crociata per ”Il dovere della verità” (dal titolo di uno dei suoi editoriali su Repubblica). «Scrivono articoli come ”Viaggio nella comunità trans”, manco fossimo delle bestie rare. Non si accorgono che buttano nella disperazione tanta gente. Che prima ancora di preoccuparsi di essere accettati dalla società stanno cercando di accettarsi loro». «Dici trans e pensi parrucconi, labbroni, tettone e marciapiede», osserva la Di Sanzo. «Ma non tutte le trans sono così. Non tutte battono. E quelle che lo fanno di certo non lo fanno perché gli piace, per una perversione. Ma perché, nonostante lauree e diplomi, il mondo del lavoro ci lascia per strada. Di fatto, finché continueranno a trattarci come fanno sarà difficile trovare altri lavori». Poi ironizza su un pezzo del Giornale, a firma dell’avvocato Annamaria Bernardini De Pace. Titolo: ”Le mogli umiliate dai viados” (occhiello: ”Il tradimento più odioso per le donne”). «Ma fatemi il piacere. Se un marito e padre di famiglia va con una trans ci sarà pure un motivo? Pensassero piuttosto a tutte quelle ragazzine violentate dal branco. Come a Montalto di Castro, dove l’intero paese si è schierato dalla parte degli stupratori. Il tradimento è tradimento e basta. Senza contare che le donne che si rifanno oggi sembrano tanti transessuali». E per chi avesse qualche dubbio basta guardare le foto che ogni sera Dagospia mette nei Cafonal. arrabbiata Alessandra. Preoccupata che scriveremo «il trans» e non «la trans», mentre lei rivendica il suo essere «una donna a tutti gli effetti». E però osserva che non si identifica nel termine ”trans”, «perché non è una categoria». Ma perché si diventa transessuali? «Perché si è attratti dagli uomini ma non ci si identifica in un corpo mascolino. Altrimenti si rimarrebbe gay. E mi creda, sarebbe stato molto meno faticoso. La transessualità è un universo di problemi infinitamente più complessi». Con un politico, Alessandra non è mai andata. Ma da tanti è stata corteggiata. E per sfatare un altro mito di questi ultimi giorni che vorrebbe di destra chi va con le mignotte e di sinistra chi va con le trans, sottolinea che a corteggiarla «sono soprattutto politici di destra, come di destra sono molti amici che fanno politica». Poi scherza sulla presenza di una trans al Grande Fratello, presenza trattata anch’essa come fenomeno da baraccone. «Secondo me è il ragazzo con gli occhialoni. Se ho sbagliato si vede che sono troppo femmina». Arrivata alla piena consapevolezza di sé verso i diciott’anni, Alessandra ricorda come «quando da ragazzino andavo sui pattini in calzoncini corti a Rotonda (paesino di cinquemila anime in provincia di Potenza, ndr), gli uomini sbavavano. Sentivano la mia femminilità, io non facevo che ripetergli, ”Sono un maschio, sono un maschio”». Poi a diciassette anni le prime pulsioni sessuali. «Mi guardavo allo specchio e vedevo che non mi crescevano i peli. E se, da una parte, mi dispiaceva e invidiavo i miei coetanei, dall’altra ero felice. Ero confusa. Poi ho capito». Nella Capitale ci è arrivata una ventina d’anni fa, grazie a una zia piuttosto intelligente. «Mi disse, ”Non ce l’hai la fidanzata?” E io ”Che fidanzata, io voglio un fidanzato”. Così mi portò a Roma». Ha iniziato a truccarsi, poi sono arrivati gli estrogeni. «Uno sbaglio farlo così presto», dice a posteriori. «Avrei dovuto aspettare ancora qualche anno, fare degli altri film, così da potermi mantenere. Ma il cinema è stato anche uno svantaggio. Senza Mery per sempre nessuno avrebbe saputo della mia diversità e avrei vissuto più tranquilla». Oggi, «felicemente disoccupata» dopo un breve periodo in una casa editrice di Bologna, Alessandra ha un fidanzato. «Si chiama Alessandro, è un artigiano. un uomo sotto tutti i punti di vista e stiamo insieme da sei anni. Lo amo molto, però se mi tradisce gli spezzo le gambe». Ma prima di lei aveva mai avuto esperienze con una trans? «Non mi ha mai interessato. Era stato per dieci anni con una bellissima ragazza. Ora lei aspetta un bambino da un altro. Però lei mi ha messo il tarlo: appena arrivo a casa glielo chiedo».