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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

Addio carta e plastica, la moneta sarà sempre più controllata dai re del bit - La moneta è da sempre lo strumento principe dell’economia di mercato

Addio carta e plastica, la moneta sarà sempre più controllata dai re del bit - La moneta è da sempre lo strumento principe dell’economia di mercato. Accompagna gli scambi e la crescita economica fin dall’antichità. Prima dei romani, greci e babilonesi avevano coniato monete, anche se la vera monetizzazione degli scambi avviene solo con la nascita del più grande impero dell’antichità. Le monete d’oro o d’argento con il conio imperiale erano accettate ovunque come mezzo di pagamento perché Roma ne garantiva la conversione nel valore equivalente. I grandi cambiamenti, le discontinuità della storia economica sono state sempre accompagnate da innovazioni monetarie. L’invenzione della cambiale o dell’assegno nel medioevo, della lettera di credito durante le scoperte oceaniche, fino a giungere alla moneta elettronica nel Novecento. Si paga con uno strumento personalizzato di plastica agganciato ad un conto corrente, così si evita di dover fare assegni multipli o di portare con sé troppo contante. Ora l’economia sta entrando in una nuova dimensione, al servizio dei nuovi scambi. La monetica di nuova generazione deve favorire non più tanti pagamenti, ma tanti e ripetuti micro-pagamenti quotidiani. O meglio un mix di transazioni nelle quali quelle micro sono e saranno sempre meno regolate per contati e sempre di più in altro modo. Il contante in pratica sta preparandosi, se non proprio a sparire, a diventare uno strumento di pagamento del tutto residuale. Ma quello che interessa capire è che, per la prima volta da quando è nato il capitalismo, la moneta potrebbe uscire dal circuito di controllo diretto delle banche. Gli strumenti finora inventati come mezzi di pagamento aggiuntivi al contante sono stati sempre gestiti, direttamente o indirettamente, dalle aziende di credito. Ciò anche per garantire una qualche forma di controllo e di vigilanza sugli aggregati monetari da parte delle banche centrali. Ma ora il mazzo di carte da gioco sta totalmente mutando. Imprese non appartenenti al sistema bancario sono in prima fila nella nuova stagione dei micro-pagamenti, con lo sviluppo di offerte integrate volte a catturare clienti. Si prenda il caso della Apple, ad esempio. Oggi gestisce i micro-pagamenti della sua clientela mondiale in maniera proprietaria, nel senso che possiede tutte le informazioni che riguardano questo mercato e i relativi scambi. Ha creato forse la più ampia piattaforma alternativa per acquistare contenuti digitali al mondo e potrebbe nel prossimo futuro, senza eccessivi problemi, agganciare tutti i pagamenti intermediati a uno strumento, un conto Apple ad esempio, emesso direttamente dall’impresa di Steve Jobs. Google va nella stessa direzione, e si sta organizzando per gestire analogamente il fenomeno. In pratica il capitalismo della tendenza a comprare molto pagando poco o quasi nulla, Free nella definizione dell’ultimo libro di Chris Anderson, sta facendo emergere circuiti di pagamento elettronici impensabili fino a qualche tempo fa. Canali esterni alle banche che mettono direttamente in connessione il cliente con la piazza digitale gestita dalla multinazionale di successo. Un business di volumi che deve essere gestito con commissioni di transazione minime, cioè l’opposto di quanto sono state abituate a fare le aziende di credito che ancora si illudono di poter chiedere ai consumatori un prezzo superiore al valore del servizio reso per gestire lo scambio. In tale contesto la rapidità con la quale Apple o Google possono spiazzare le banche è eccezionalmente rapida, anche perché i consumatori sono più disponibili ad affidare a questi brand i propri averi. Ma il monopolio dei pagamenti bancari è attaccato anche da un altro fronte dell’innovazione tecnologica, quello degli operatori mobili. I micro-pagamenti da cellulare nei mercati meno regolamentati hanno già fatto sfracelli. In Kenya ad esempio sette milioni di abitanti già usano M-PESA per effettuare i propri pagamenti via telefono invece delle tradizionali carte di credito. Lo stesso potenziale di crescita i micro-pagamenti mobili lo hanno nei paesi asiatici ed europei: è solo una questione di liberalizzazione delle attività possibili per un operatore. Se si considera che l’interfaccia del mobile è ormai universalmente nota ai consumatori e che la capacità di interagire con uno smartphone è molto semplificata dalle ultime innovazioni, si capisce quanto rapidamente la moneta mobile potrebbe sostituire quella di plastica o di carta. La stagione della nuova monetica elettronica è già partita. L’epicentro dell’innovazione questa volta non è nelle banche o nel mondo della finanza ma nelle principali società mondiali delle tecnologie digitali, pronte a fare di tutto per assicurarsi questo nuovo mercato, ricco di micro-commissioni.