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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

«PREOCCUPA LO STATO NELLE BANCHE»


Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha espresso un rimpianto per i bei tempi andati delle banche di interesse nazionale (Bin) controllate dall’Iri. Ma è davvero opportuno ritornare alla partecipazione pubblica nel sistema bancario nazionale? Donato Masciandaro, professore di economia politica all’università Bocconi di Milano, si dice «molto preoccupato» per un possibile ritorno dello Stato nelle banche italiane.
Si torna a discutere del ruolo dello Stato negli istituti di credito. Che cosa pensa delle parole di Tremonti?
Sono passati due anni dalla crisi finanziaria. Ieri la banca centrale olandese è intervenuta per salvare un altro istituto del suo paese. A oggi, post tempesta finanziaria, ci sono due grandi categorie di banche: quelle in cui è dovuto intervenire lo Stato e quelle che, invece, sono rimaste a galla con le proprie forze. Le banche italiane, come le canadesi, fanno parte di questa seconda categoria.
Lei è preoccupato di un ritorno delle Bin?
Prima di rispondere a questa domanda vorrei dire una cosa: non è vero che il sistema ha bisogno di tante banche per essere efficiente. Il caso dell’Olanda e della Svizzera ne è una conferma: lì sono presenti solo due istituti. Due di numero.
Secondo lei lo Stato è un ostacolo al corretto funzionamento del sistema bancario?
Se andiamo a esaminare quei paesi dove negli istituti bancari è intervenuto lo Stato, notiamo che l’entità della garanzia pubblica corrisponde a una sostanziosa fetta di Pil nazionale. In Gran Bretagna è pari al 44 per cento. In Olanda l’intervento pubblico è costato il 16 per cento del Pil. In Germania e Francia corrisponde al 5-6 per cento. Rimangono fuori, appunto, il Canada e l’Italia: paesi dove, dal punto di vista della stabilità, la performance è stata molto soddisfacente. Le banche che hanno reagito meglio sono quelle di tipo commerciale e con una forte radicalizzazione sul territorio, le italiane appunto.
Lei dice che il sistema bancario italiano non deve essere cambiato.
Certo, funziona così com’è. un sistema che può assicurare stabilità.
Perché solo pochissime aziende hanno aderito alla moratoria dell’Abi che, tra l’altro, sospende i pagamenti delle rate per 12 mesi?
Ci sono indicatori, come quello del tasso di lamento delle imprese, che si sono radicalmente abbassati negli ultimi mesi. Non per forza bisogna aderire alla moratoria, ci sono altre iniziative private che possono aver interessato gli imprenditori.
Tremonti dice che le banche italiane si sono allontanate dal territorio, ma le fondazioni bancarie - gestite politicamente dagli enti locali - sono vicine al territorio e finanziano il sociale.
Un discorso del genere aveva senso farlo 10 anni fa, periodo in cui il comportamento degli azionisti era fortemente rilevante. Allora bisognava chiedersi qual era il ruolo delle fondazioni bancarie. Oggi la vera sfida è la concorrenza sui prodotti e sul ruolo dello Stato. Se due anni fa le banche hanno avuto un comportamento inefficiente, oggi continuano ad averlo. Tutto è rimasto come allora, si fa finanza e si traffica con i derivati. Poi gli istituti che hanno causato la crisi sono stati premiati dallo Stato con l’intervento pubblico.
Parliamo della banca del Mezzogiorno. Dovrebbe essere uno strumento di sostegno finanziario pubblico alle imprese che vogliono investire nel Mezzogiorno, ci sarà un sistema di bond a 18 mesi garantiti dallo Stato. Potrà contare anche sugli sportelli delle Poste Italiane.
Il fatto che non si parli di aprire nuove banche è positivo. Se si mette in rapporto il numero degli sportelli bancari agli abitanti del Mezzogiorno, si nota un eccesso di servizi. Stesso risultato se si fa una ponderazione tra gli sportelli con il Pil regionale e provinciale del Mezzogiorno. Ma ripeto, il fatto che si decida di non aprire nuove banche è una cosa buona.
Una promozione?
Non del tutto. Sono molto preoccupato dalla presenza di capitale pubblico: già in passato ha comportato a concedere crediti ai più inefficienti e ai corrotti.
Preoccupazione che vale anche per le Bin?
Certo, l’ultima crisi bancaria italiana risale agli anni Ottanta. In particolare due banche pubbliche che hanno causato quella crisi si trovavano nel Mezzogiorno: la Sicilcassa e il Banco di Napoli.