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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

«L’EUROPA NELLA TRAPPOLA DEL GAS RUSSO»


Con la costruzione dei gasdotti North Stream e South Stream la Russia pianifica l’uso delle forniture energetiche come arma per dividere l’Unione Europea: a lanciare l’allarme sui piani del Cremlino sono politici e analisti americani che manifestano al «New York Times» il timore di vedere molto presto il Vecchio Continente in balìa di ricatti e capricci di Mosca.
Il North Stream è il progetto di un gasdotto di 1200 km sotto le acque del Baltico che parte dalla Russia, e arriva a Greifswald, in Germania, con il quale Mosca punta a raggiungere nel 2015 l’obiettivo di fornire direttamente gas all’Europa Occidentale senza passare attraverso la Polonia, con la quale non è in buoni rapporti. Il South Stream è il progetto gemello che parte dai giacimenti asiatici ed è destinato a portare il gas, sempre entro il 2015, in Europa del Sud passando attraverso la Turchia e non più per l’Ucraina, con la quale le tensioni continuano a crescere.
«Questi due gasdotti costituiscono una grande iniziativa strategica di Mosca - commenta Zbignew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza del presidente Jimmy Carter - per separare l’Europa Centrale da quella Occidentale» in quanto Mosca avrà la possibilità di gestire prezzi e forniture in maniera tale da creare frizioni e contenziosi fra i partner dell’Unione Europea. «Gli europei dell’Est e dell’Ovest dipenderanno dai capricci di Mosca» prevede Brzezinski. Per Angela Stent, direttore degli Studi Euroasiatici alla Georgetown University, «Mosca e la Gazprom stanno lavorando molto bene con singoli Paesi europei» al fine di raggiungere l’obiettivo strategico.
I due maggiori alleati del presidente Dmitri Medvedev e del premier Vladimir Putin sono Germania e Italia. A Berlino l’alleato di ferro è Gerhard Schroeder, l’ex cancelliere che nel 2005 firmò l’accordo sul North Stream poco prima della sconfitta elettorale, passata la quale lasciò la politica per passare armi e bagagli proprio a Gazprom, assumendo la carica di presidente del North Stream. A Roma invece l’alleato è l’Eni, partner del South Stream, grazie al sostegno del governo Berlusconi. Anche in Italia Gazprom puntava ad avere sul libro paga un politico di spicco ma, scrive il «New York Times», nel 2008 l’ex premier Romano Prodi ha rifiutato di diventare presidente del South Stream. A conferma della determinazione di Gazprom ad adoperare i politici come lobbisti c’è quanto avvenuto in Finlandia, dove l’ex premier Paavo Lipponen, è stato remunerato per l’opera svolta a Bruxelles al fine di ottenere i permessi della Commissione Europea per il North Stream.
L’altro network che il «New York Times» vede alle spalle della strategia dei gasdotti è l’ex Kgb perché il ceo di North Stream è quel Mathias Warnig che aveva i gradi di capitano nel controspionaggio della Stasi della Germania Est negli stessi anni Ottanta durante i quali Putin era un agente sovietico a Dresda. Nulla da stupirsi dunque se le capitali dell’Est temono il peggio: 23 leader di Paesi ex comunisti hanno scritto alla Casa Bianca denunciando il pericolo della nascita di «una sfera di influenza russi che minaccerà i nostri Paesi». E il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski equipara il North Stream al patto Molotov-Ribbentrop del 1939 che sancì la spartizione della Polonia fra l’Urss di Stalin e la Germania di Hitler.