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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

IL VIRUS FURBO, MA NOI DI PIU’


Due vaccini, già approvati dall’Agenzia europea del farmaco - l’Emea - sono disponibili a soli 6 mesi dall’irrompere della nuova influenza A sulla scena mondiale. Non si può dire che si sia perso tempo, ma come si è arrivati a correre tanto velocemente? Lo sviluppo di un nuovo vaccino richiedeva non meno di 15 anni, fino a pochi anni fa.
Una prima accelerazione straordinaria è venuta dalle tecnologie che decifrano le mappe e le sequenze dei geni e dai computer che «digeriscono» e ordinano l’immensa mole di dati che fuoriesce da quelle macchine. Per dare un’idea della riduzione dei tempi, negli Anni 80, a volte, non bastava un anno per sequenziare un singolo gene. Ad aprile scorso l’intero genoma del virus H1N1 è stato svelato in un solo pomeriggio.
Ma la rivoluzione genomica non sarebbe forse stata sufficiente, se la paura per l’influenza aviaria non fosse intervenuta a imprimere un’altra forte accelerazione. Nel 1997 la comparsa a Hong Kong di un virus inedito - H5N1 di tipo A - e le sue periodiche riapparizioni seminano un panico forse eccessivo. Ma non tutto il male viene per nuocere: il mondo occidentale fa il punto sull’eventualità di dover produrre un vaccino di massa e scopre di essere impreparato.
Correre ai ripari
Nel 2003 negli Stati Uniti erano rimaste soltanto 2 o 3 ditte di vaccini, da una trentina che erano negli Anni 70. E soltanto una di quelle ditte produceva vaccini contro l’influenza. Perché tanta penuria? Le ragioni sono molte, ma ce n’è una scientifica che spiega molte cose.
«Isola il germe, uccidilo, iniettalo»: il principio empirico usato fin dai tempi di Pasteur per produrre vaccini aveva esaurito le sue «cartucce». Soprattutto non consentiva di rendere inoffensivi quei germi, come la meningite e l’influenza, che si presentano sempre con un «abito» differente e irriconoscibile.
Come correre ai ripari? Nel 2003 il governo degli Stati Uniti stanzia 7 miliardi di dollari per preparare il Paese a un’eventuale pandemia influenzale. Con quell’investimento (secondo alcuni osservatori, forse l’unica eredità positiva lasciata dall’amministrazione di George Bush) si sono fatti preparativi importanti, sperimentando vaccini inediti, provando metodi di produzione innovativi ed effettuando prove cliniche su decine di migliaia di persone. In poche parole, ci si è «allenati» alla prospettiva di un’eventuale pandemia di influenza umana.
I laboratori di Siena, da cui è uscito uno dei due vaccini appena approvati dall’Emea, si sono aggiudicati una parte considerevole di quei fondi, in considerazione della credibilità internazionale di cui godono (una risorsa strategica importante per il nostro Paese, se consideriamo che soltanto 8 nazioni, oltre all’Italia, dispongono di strutture industriali e di ricerca sui vaccini di questo livello e che diverse nazioni avanzate sono costrette ad acquistare i vaccini all’estero). Nell’ottenere quei fondi ha anche contato il fatto che a Siena si disponeva già nel 2003 di alcune tecnologie rilevanti per i vaccini, tra cui l’adiuvante MF59.
Test su 6 mila persone
L’MF59, una emulsione di olio naturale che aiuta il sistema immunitario ad accorgersi della presenza dell’antigene, è una delle componenti principali della ricetta del vaccino senese, preparato con le stesse procedure con cui si fabbricano i vaccini anti-influenzali stagionali, già utilizzati da oltre 45 milioni di persone negli ultimi 10 anni.
Il nuovo vaccino è già stato provato su più di 6 mila persone, dai 6 mesi ai 90 anni d’età, e i dati di efficacia e sicurezza sono rassicuranti: protegge già dopo una singola dose e gli eventuali effetti collaterali sono modesti. La confidenza nella sicurezza ha fatto sì che il vaccino senese sia l’unico a essere approvato per l’uso sotto i 3 anni di età.
I microbi, e in particolare i virus dell’influenza, sono in un certo senso molto più avanti di noi nella scala evolutiva. Ma anche noi, sfidati in continuazione da questi esserini velocissimi, capaci di adattarsi a ogni nuova opportunità, abbiamo fatto progressi straordinari, accrescendo le nostre difese in maniera impensabile fino a pochi anni fa. Tanto che un vaccino anti-influenzale che copra molti ceppi è vicino e un vaccino universale è una prospettiva possibile.
Modelli al computer
Grazie alle innovazioni dell’era genomica i vaccini non sono più preparati grezzi: sono diventati composti più sicuri ed efficaci, progettati tramite modelli al computer ed esperimenti di laboratorio. Ma il progresso nella ricerca sui vaccini è avvenuto in maniera molto veloce rispetto al nostro modo di ragionare, che di fronte alle novità a volte arranca.
 ora che il nostro «hard disk» mentale si aggiorni, perché ci sono paure ormai infondate da abbandonare e ottime opportunità per la nostra salute da cogliere.