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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

LETTERE A SERGIO ROMANO


PER CAPIRE IL NOBEL A OBAMA LEGGETE IL NOME DEI GIURATI -


Stimo Obama e sono certo che farà il bene dell’America e del mondo, ma da questo a essere premiato con il Nobel, ne corre. Forse la giuria di questo importante premio deve agire con maggiore attenzione e con più saggezza affinché non venga svilito il suo valore universale. Non ci resta che sperare che davvero Obama se lo possa meritare fino in fondo con le azioni che vorrà intraprendere a difesa della pace.

Sergio Bazerla

sergiobazerla@msn.com

Mi chiedo se nelle future trattative internazionali il Nobel conferirà a Obama maggior prestigio e quindi maggior peso politico o viceversa ne deriverà l’obbligo di dover interpretare la parte dell’uomo di pace, obbligo che lo disarmerà di fronte ai suoi scaltri avversari. Il Nobel conferito come ipoteca del futuro non potrebbe paradossalmente complicarglielo?

Roberto Bellia

paradosso44@yahoo.it

Cari lettori,
Alla implicita domanda di Sergio Bazerla sui cri­teri della giuria ha già risposto, per certi aspetti, Ba­rack Obama. Nella breve di­chiarazione con cui ha ringra­ziato per il conferimento del premio, il presidente degli Sta­ti Uniti ha detto: «Per dirla franca non ho la sensazione di meritare la compagnia delle tante figure innovative che so­no state onorate da questo pre­mio (...). Ma so altresì che nel corso della storia il premio No­bel per la pace non è stato uti­lizzato soltanto per onorare specifiche realizzazioni, ma an­che per dare un impulso a un certo numero di cause». Nel­l’accettare il premio, in altre parole, Obama ne ha ricono­sciuto il carattere ideologico. Il comitato norvegese è sem­pre stato (e oggi forse in modo particolare) una cattedra o un pulpito da cui calano esortazio­ni e impliciti giudizi. Non è un organismo tecnico, privo di passioni politiche e, per quan­to possibile, strettamente neu­trale. Per volontà di Alfred No­bel è nominato dallo Storting, il Parlamento norvegese, e si compone di cinque persone. Il suo presidente è Thorbjoern Jagland, primo ministro della Norvegia dal 1996 al 1997, mi­nistro degli Esteri dal 2000 al 2001, esponente del partito so­cialdemocratico, da vent’anni vicepresidente dell’Internazio­nale socialista, oggi segretario generale del Consiglio d’Euro­pa. Gli altri membri sono don­ne: Kaci Kullmann Five, Sissel Marie Renbeck, Inger-Marie Ytterhorn, got Valle. La pri­ma è stata presidente dei gio­vani conservatori, deputato, ministro e infine presidente del partito conservatore dal 1991 al 1994. La seconda è sta­ta presidente della gioventù social-democratica, parlamen­tare dal 1977 al 1993, mini­stro. La terza è stata parlamen­tare dal 1989 al 1993 ed è oggi consulente politico del partito del Progresso. La quarta è par­lamentare dal 1997 e portavo­ce per gli affari internazionali del partito della sinistra socia­lista. Sono tutte personalità po­litiche con esperienze, passio­ni e convinzioni che non pos­sono non avere una influenza sulle loro scelte.

Alla domanda di Roberto Bellia rispondo che Barack Obama sarà sempre e soprat­tutto il presidente degli Stati Uniti. Farà la pace se riuscirà a conciliare i suoi ideali e gli in­teressi del suo Paese. Farà la guerra se riterrà di non di ave­re altra scelta.