Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 14/10/2009, 14 ottobre 2009
Le tv di «El País» in vendita Mediaset e le mire spagnole - Le possibili mosse di Entrecanales. Il filo con Telefonica - La politica porta agli scontri epocali, l’economia agli incontri sul business
Le tv di «El País» in vendita Mediaset e le mire spagnole - Le possibili mosse di Entrecanales. Il filo con Telefonica - La politica porta agli scontri epocali, l’economia agli incontri sul business. Il quotidiano spagnolo El País ha pubblicato per primo le fotografie delle ragazze discinte di Villa Certosa, una delle quali in compagnia dell’allora primo ministro ceco, il virile Mirek Topolanek. Silvio Berlusconi si arrabbiò tanto da maltrattare il corrispondente della testata madrilena, avvertendolo che presto sarebbe fallita. Più che una minaccia era un’analisi, forse un po’ troppo pessimista, dei conti di Prisa, l’editore di El País : 4 miliardi di fatturato, ma 5 di debiti, una parte dei quali da rimborsare nella primavera del 2010, e un risultato operativo prima degli ammortamento 9 volte inferiore. Quello che Berlusconi aveva taciuto al giornalista spagnolo è che a salvare l’impertinente casa editrice potrebbe essere proprio lui, il premier italiano. Il gruppo Prisa ha bisogno di almeno 2-2,5 miliardi. Se non vogliono perdere il controllo sui quotidiani (Prisa pubblica anche Cinco Dias ), Ignacio Polanco e Manuel Polanco Moreno devono vendere qualcosa, e precisamente le televisioni: la nuova tv commerciale Cuatro, 10% di audience, 250-300 milioni di fatturato, un risultato operativo ancora in rosso, e la pay-tv Digital Plus, quasi 2 milioni di abbonati 1,4 miliardi di fatturato, un margine operativo lordo di 300 milioni. La Spagna è un mercato di media grandezza, analogo all’Italia, ma è anche una piattaforma per l’America Latina. Al giusto prezzo le due tv fanno gola. Rupert Murdoch, il signore di Sky, sarebbe il candidato naturale all’acquisto. Ancora non si è manifestato. Probabilmente vuol vedere se davvero emergono rivali, ma la sua ombra non può non inquietare Telecinco, la più importante e redditizia televisione commerciale spagnola, gioiello del gruppo Mediaset. Del resto, se acquistasse Digital Plus, Telecinco allargherebbe la sua sfera d’azione alla tv a pagamento come anche la casa madre Mediaset sta facendo in Italia. Ma il Biscione è straniero in Spagna e non ha abbastanza soldi. I suoi conti sono assai migliori di quelli di Prisa, e tuttavia la sua posizione finanziaria netta è già negativa per 1,5 miliardi. Aggiungervi 2-2,5 miliardi per avere attività ancora bisognose di investimenti non sarebbe prudente. Ci vorrebbe un partner danaroso e silente. L’ipotesi più gettonata è che possa essere Telefonica a spianare la strada sul piano politico e ad aggiungere i soldi che mancano, ma come potrebbe César Alierta giustificare il ritorno nel settore televisivo dal quale Telefonica è uscita vendendo il produttore di format Endemol proprio a Mediaset e cedendo proprio a Prisa la quota che aveva in Digital Plus? La moneta di scambio diventerebbe Telecom Italia, dove Telefonica ha un importante investimento che avrebbe dovuto aprirle la stanza dei bottoni e, invece, si sta rivelando soltanto un investimento in perdita. Ma può il governo Berlusconi condizionare una società privata italiana, che ha un’infrastruttura strategica come la rete di telecomunicazioni fisse, per indirizzarla verso Madrid allo scopo di avere un sostegno per Mediaset? L’ipotesi è francamente poco credibile. Eppure, i primi contatti informali e riservati, e dunque passibili di essere smentiti come in effetti è accaduto, tra Mediaset e Prisa sono avvenuti, e si sono estesi anche l’entourage del primo ministro Zapatero i cui rapporti con El País sono al minimo storico, nonostante entrambi siano di area socialista. I Polanco e l’amministratore delegato, Juan Luis Cebrián, questo è l’aspetto bizzarro, preferiscono come interlocutore la società televisiva del premier italiano. Il conflitto d’interessi e lo stile di vita di Berlusconi, tanto criticati dall’ammiraglia del gruppo Prisa, passano in secondo piano davanti all’interesse di trattare con un soggetto meno forte di un Murdoch che, non dimentichiamolo, ha un’alta expertise anche nella carta stampata. Il mosaico, probabilmente, si rivelerà troppo complicato per essere composto. Era già accaduto con Management & Capitali quando Carlo De Benedetti invitò Silvio Berlusconi a far parte di quella che avrebbe dovuto essere l’impresa salva-imprese e l’allora leader dell’opposizione accettò, salvo lasciar andare tutto felicemente a monte dopo qualche mese. Ma il fatto che un editore di sinistra, questa volta spagnolo, ricerchi uno di destra dimostra come tra il bianco e il nero ci siano tanti altri colori. D’altra parte, anche in questo caso c’è una variabile imprevista. Si tratta di una cordata spagnola della quale si dice si stia discutendo tra il gruppo Entrecanales, di nuovo pieno di soldi dopo aver venduto all’Enel il 25% della società elettrica spagnola Endesa, e il Banco Santander del banchiere cattolico Emilio Botín. Al governo Zapatero non dispiacerebbe benedire una soluzione nazionale ed evitare che dopo Telecinco, Antena Tres, Recoletos ed El Mundo , ormai controllati da Berlusconi, De Agostini ed Rcs Mediagroup, un altro pezzo del sistema informativo iberico finisca in mani straniere. Ma se Murdoch e Mediaset resteranno fino all’ultimo alla finestra per ridurre a consigli sempre più miti il venditore indebitato ed evitare un’asta prolungata tra loro, gli Entrecanales, che curiosamente hanno investito nella Cofide e nella Cir di De Benedetti, non sembrano patrioti fino al punto di perdere i loro soldi. La telenovela mediterranea è appena all’inizio.