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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

Napolitano: da anni non sono uomo di parte - Costretto per giorni a rintuzzare attacchi con puntigliose messe a punto, ieri Giorgio Napolitano ha deciso di reindossare con autorità la divisa dell’arbitro imparziale

Napolitano: da anni non sono uomo di parte - Costretto per giorni a rintuzzare attacchi con puntigliose messe a punto, ieri Giorgio Napolitano ha deciso di reindossare con autorità la divisa dell’arbitro imparziale. Parlando ieri alla conferenza dei prefetti, il presidente della Repubblica si è concesso un «accenno personale» per ricordare che, già «nell’assumere l’incarico di ministro dell’Interno», era «determinato a svolgerlo come uomo delle istituzioni e non di una parte politica». Questo non significa - è stato successivamente spiegato da fonti autorizzate - che Napolitano abbia fatto la scelta dell’imparzialità solo tredici anni fa, quando assunse quell’incarico, ma molto prima, perché, quando l’assunse era già orientato da tempo in questa direzione, essendo stato tra il ”92 e il ”94 presidente della Camera dei Deputati. Riaffermando, dunque, con calma quanto gli era stato contestato da Silvio Berlusconi, Napolitano ha inteso ieri chiudere, e non rinfocolare, le polemiche, evidentemente soddisfatto del sostegno bipartisan ricevuto in questi giorni. Molti esponenti della maggioranza, pur non distinguendosene esplicitamente, non hanno seguito il premier nel suo assalto al Quirinale. Questo vale, oltreché per Gianfranco Fini e Renato Schifani, per tutta la Lega e anche per Giulio Tremonti. Lo stesso schieramento sembra anche a disagio rispetto all’impostazione quasi ritorsiva che Berlusconi è sembrato voler imprimere alla sua piattaforma di riforme istituzionali. E questo è ciò che ora preme particolarmente a Napolitano e che ieri è stato al centro del suo intervento. Da sempre aperto a riforme istituzionali, purché non «velleitarie» e purché raggiunte con il più largo consenso parlamentare, il presidente ha ieri invocato «incisive modifiche costituzionali, specie per dare coerenza, anche sul piano della fisionomia e del funzionamento del Parlamento nazionale, alla svolta avviata in senso autonomista e federalista». In concreto si tratta, come Napolitano ha auspicato più volte, di completare la riforma del Titolo V della Costituzione arrivando alla trasformazione del Senato in Camera delle Regioni, sul modello del Bundesrat tedesco. Questo è un punto che preme particolarmente alla Lega e l’impegno mostrato da Napolitano in questa direzione spiega perché Umberto Bossi eviti il più possibile di attaccarlo, anche quando questi inveisce contro le «bestemmie separatiste». Fin da un incontro con lui a Milano all’inizio del suo settennato, il presidente prospettò al leader leghista uno scambio di questo genere: pieno riconoscimento della Lega e delle sue istanze federaliste a condizione di una esplicita rinuncia al separatismo. Pur con qualche strappo, il patto non scritto fin qui ha sostanzialmente tenuto. Adesso Napolitano spera che Fini e la Lega frenino Berlusconi nel suo rinnovato impeto presidenzialista e nel suo furore verso ogni tipo di magistratura. Ma questo non gli ha impedito ieri di dire quello che pensa a proposito di alcune idee predilette della Lega in materia di contrasto all’immigrazione illegale o di ronde. Il Presidente ha auspicato, come suo solito, la creazione di «un clima costruttivo di dibattito», cioè di confronto aperto con l’opposizione in materia di sicurezza, data «la delicatezza di aspetti spesso controversi dell’azione da condurre». La lotta all’immigrazione clandestina deve essere effettuata «nel rispetto dei diritti umani e in particolare del diritto d’asilo». E, riferendosi alle ronde, Napolitano ha parlato di «azioni per coinvolgere in modi giusti, entro limiti chiari, i cittadini nell’impegno per la sicurezza comune».