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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

LA SFIDA DEL TERZO POLO


La trattativa è durata un anno, perché i pretendenti erano numerosi e di buon lignaggio. Fazi, l´editore romano dei vampiri di Stephanie Meyer ma anche di L´ultima estate di Caterina Vighi che ha vinto il Campiello opera prima e del premio Pulitzer Elisabeth Strout, smette di essere il più grande e vivace dei piccoli editori italiani per sposare il gruppo Mauri Spagnol, di cui diventa la quattordicesima casa editrice.
L´annuncio, al primo giorno della Fiera del libro di Francoforte, è di quelli che fanno rumore perché cambia la geografia ai piani alti dell´industria italiana del libro: con l´acquisto del 35 per cento di Fazi, il terzo polo dell´editoria supera il 10 per cento della quota di mercato, a un´incollatura da Rcs che è sul secondo gradino del podio, anche se a buona distanza da Mondadori, che sfiora il 29.
Elido Fazi, editore e fondatore quindici anni fa della casa editrice romana, sorride della conclusione di un lungo corteggiamento che lo lascia presidente e amministratore delegato con il 65 per cento: «Per mesi abbiamo ricevuto offerte da diversi gruppi maggiori, nate dalla considerazione corretta che stavamo raggiungendo dimensioni tali da essere interessati a una partnership. Quella che abbiamo scelto ci garantisce autonomia e integrazione con un gruppo che è forte nella distribuzione, nella promozione, nelle librerie e soprattutto si occupa soltanto di libri. Con Stefano Mauri, amministratore delegato Gems, ci troviamo bene perché tutti e due siamo editori manager, prendiamo sul serio i bilanci ma ci capiamo anche se si parla di titoli e di autori».
Da parte sua Stefano Mauri la racconta come «una scommessa fatta con Elido un anno fa, in pieno boom della Meyer. Mi ha detto: se sei convinto che Fazi valga la cifra che penso io, mettiamo al lavoro avvocati e commercialisti, e l´alleanza verrà fuori. Oggi vorrei aggiungere che la sua scelta di un gruppo solido e vasto, ma senza potentati finanziari o imprese immobiliari alle spalle è anche una grande garanzia per gli autori».
Nel "terzo polo", Fazi arriva comunque da membro di riguardo: con un fatturato di 30 milioni di euro (Meyer da sola ne vale 10 o 12), tra le case editrici del gruppo Gems oggi è la più grande e la sua quota partecipata, il 35 per cento, è tra le minori. La clausola che tra sette anni prevede l´opzione per Gems di portarla al 50 non lo impensierisce: «Siamo in una situazione così florida che avremmo anche potuto restare indipendenti. Se abbiamo scelto questa partnership rifiutandone altre anche più redditizie è perché in un mercato sempre più orientato ai best seller servono spalle finanziarie robuste e tutte le sinergie possibili lungo la filiera del libro, fino ai punti vendita».
Ed Elido Fazi il best seller l´ha sempre considerato, senza finzioni, uno scopo: se il primo titolo che ha pubblicato nel ´94 è stato L´Arte poetica di Orazio (prima, fino ai quarant´anni, aveva fatto l´economista e il manager), il successo vero di vendite era arrivato nel 2003 con il diario erotico 100 colpi di spazzola di Melissa P., un milione e mezzo di copie e diritti venduti in 42 paesi. Poi la Meyer di Twilight e altri quattro titoli della saga, tra 2006 e 2008. E molti "crossover" (romanzi per teen e adulti), ma anche romanzi italiani e stranieri di ambizione letteraria e saggi (tra i più recenti l´ultimo di Jacques Attali): nell´insieme, un catalogo destinato a fare concorrenza interna alla galassia Longanesi, Guanda, Garzanti, Chiarelettere e via di seguito.
Mauri minimizza: «Ci siamo abituati ed è diventata quasi la nostra specialità, con editrici così diverse e indipendenti sotto un unico tetto. Spesso è addirittura un vantaggio perché garantisce che se c´è un libro importante nella valanga di proposte di esordienti che arrivano, ci sia un editor che se ne accorge». Ma il vantaggio più concreto, aggiunge, è che per lo stesso libro con un po´ di sinergia si può evitare che troppi rilanci facciano sballare i conti: «La concorrenza è bella, però diventa patologica quando editor dello stesso gruppo si contendono un titolo, magari all´insaputa l´uno dell´altro. Fazi resta socio di maggioranza nella sua casa editrice e stabilirà le sue strategie, ma diciamo che abbiamo previsto un ragionevole meccanismo di consultazione quando si tratta di aste molto impegnative». Per trovare un esempio non è necessario andare lontano: per il primo titolo di Stephanie Meyer Salani (Gruppo GemS) aveva offerto 20 mila euro. Fazi se lo era aggiudicato con diecimila di più.