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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

Game Mohammed

• Bengasi (Libia) 17 ottobre 1974. Kamikaze. Alle 7.40 del 12 ottobre 2009 fece esplodere un ordigno rudimentale alla caserma Santa Barbara di Milano causando danni soprattutto a se stesso (perse una mano e gli occhi). Nel luglio 2010 fu condannato (rito abbreviato) a 14 anni anni di carcere • «[...] innesca la bomba alla carraia della caserma dell’Esercito. Il composto non esplode completamente e l’uomo per poco ci resta. Viene subito arrestato. [...]» (Giuseppe Guastella, ”Corriere della Sera” 14/10/2009) • «’Se ne devono tornare a casa, altrimenti queste cose succederanno ancora”. Barba sfatta, baffi folti, una strana rabbia negli occhi. Mohamed Game commentava l’attentato di Kabul in cui sono morti sei parà italiani. Quella sera, qualche giorno dopo il 17 settembre, davanti a due amici aveva alzato la voce: ”In Afghanistan non ci devono più stare. Qualcuno deve farglielo capire”. I due avevano annuito, senza da re troppo peso a quelle parole. Poi però s’erano chiesti: ”Ma che gli sta succedendo?”. Perché i segnali si fa cevano sempre più frequenti: le giornate passate al computer, l’interesse ossessivo per le notizie dall’Afghanistan, la scoperta della religione. E quegli inviti che ora suonano inquietanti: ”Dovremmo impe gnarci, dovremmo fare la jihad”. Era successo tutto negli ultimi sei-otto mesi. Ma nessuno s’era reso conto di quanto fosse profondo il delirio islamista dell’ex imprenditore, ex ristoratore, padre di quat tro figli. Neanche la moglie, Giovanna [...] che agli investigatori ha ripetuto: ”Non credevo che sarebbe arrivato a questo”. Aspirazione da terrorista cresciuta tra quattro mura, in un appartamento popolare vicino allo stadio di San Siro. Quando ha deciso di diventarlo davvero, un kamikaze, Mohamed Game ha scelto l’obiettivo più vicino, la caserma che dista 5 minuti da casa sua. [...] ingegnere elet tronico [...] Arriva in Italia all’inizio del 2000 e la sua, nei primi anni, è la storia di un immigrato ”di successo”. Nel 2004 apre un’impresa edile, riceve appalti, lavora in molti cantieri, nel 2005 entra in società anche per un ristorante, gira con una Mercedes 200. Beve e non frequenta la moschea, accetta una moglie divorziata con due figli. La religione è l’ultimo dei suoi pensieri. Nel 2008 inizia il tracollo economico: ”I costruttori non mi hanno pagato – racconta Game agli amici – non so come fare”. Parla di un assegno scoperto da 100 mila euro, emesso da un’azienda in fallimento, che taglia le gambe alla sua azienda. Gli atti giudiziari dicono anche altro [...] sette operai che lui ha impiegato, senza pagare, tra ottobre e dicembre 2008. Cinque erano clandestini e si sono rivolti all’associazione ”Tribunale dell’immigrato”. Gira voce che Mohamed Game fosse anche un ”caporale” e, stando alle denunce, uno che sfruttava il lavoro in nero. Negli ultimi mesi è sul la strico, vive in una casa al piano terra di via Civitali che la moglie ha occupato nel 2003 con due figli avuti dal suo primo marito (dalla coppia ne nasceranno altri due). Trenta metri quadrati per sei persone, senza bagno. Abusivi, iniziano a non pagare l’affitto. L’ultimo colpo è un’operazione chirurgica, per problemi di cuore, che aggrava anche il suo diabete. Depresso, sempre più preoccupato [...] inizia a pregare, frequenta ogni tanto la moschea di viale Jenner. Diventa solidario adepto della jihad in Internet e per la prima volta nella sua vita rispetta i precetti del ramadan. Si avvicina a qualcuno con pensieri radicali, qualcuno nota una stretta amicizia con un idraulico egiziano, suo vicino di casa. Come nasce un kamikaze? Forse, in questo caso, l’amico di Mohamed Game ha una risposta: ”La sua vita ormai era rovinata, non ce la fa ceva più. Magari pensava anche di uccidersi. Stretto in quella depressione, cercava una causa, qualcosa a cui attaccarsi”. Ha trovato prima l’idea, l’islam radicale. E poi l’obiet tivo, quella caserma milanese a un chilometro da casa sua» (Alberto Berticcelli, Gianni Santucci, ”Corriere della Sera” 14/10/2009).