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 2009  ottobre 14 Mercoledì calendario

L’Irap punisce chi da’ lavoro - Non sono molte le aziende che quest’anno chiuderanno il proprio bilancio in attivo

L’Irap punisce chi da’ lavoro - Non sono molte le aziende che quest’anno chiuderanno il proprio bilancio in attivo. Ma tutte, anche quelle che nel 2009 perderanno, dovranno pagare l’Irap, un’imposta che non colpi­sce i profitti, ma il costo del lavoro. Faccio un esempio. Un’azienda che quest’anno fattura 5 mi­lioni ed ha un costo del la­voro, diciamo, di 3 milio­ni, pagherà circa 100.000 euro di Irap, anche se chiuderà il bilancio con una perdita di 100 mila eu­ro. L’Irap cioè raddoppie­rà le perdite di questo im­prenditore. Il paradosso è che que­sta imposta punisce le aziende che nella crisi hanno cercato di proteg­gere i loro dipendenti, evi­tando di ricorrere alla cas­sa integrazione anche quando gli ordini scarseg­giavano. Chi più ha sfrut­tato la cassa, meno Irap pagherà. So bene che l’Irap è un’imposta regionale, che sostituisce la vecchia «tassa sulla salute» e ser­ve per pagare la sanità pubblica. Ma allora con­sentiamo alle aziende di considerarla al pari degli altri oneri sul lavoro: così almeno sarebbe intera­mente deducibile. D’altronde questa è la promessa che aveva fatto Silvio Berlusconi già nel 2003: «Aboliremo l’Irap in 5 anni perché è un’im­posta anomala che colpi­sce il lavoro e le imprese che si vogliono sviluppa­re. Quando la aboliremo occorrerà una contropar­tita, forse ci sarà un ritor­no al passato come il con­tributo sanitario che però potrà essere parzialmen­te recuperato». Promessa rafforzata nel program­ma del Popolo della liber­tà per le elezioni del 2008, dove nel capitolo «Un nuovo fisco per le im­prese » è scritto: «Gradua­le e progressiva abolizio­ne dell’Irap, a partire dal­l’abolizione dell’Irap sul costo del lavoro e sulle perdite» (sic). Il ministro dell’Econo­mia accusa le banche di strozzare le imprese lesi­nando il credito. Afferma di non comprendere per­ché le banche non usino la possibilità che egli of­fre loro di finanziarsi con i Tremonti-bonds per i quali la Legge finanziaria ha stanziato 12 miliardi di euro. Il motivo per cui le banche rifiutano queste obbligazioni è molto sem­plice: oggi possono finan­ziarsi sul mercato a condi­zioni più favorevoli di quelle che offre loro il Te­soro. Le renda più appeti­bili e vedrà che le banche le utilizzeranno. Finché non lo fa quei 12 miliardi non verranno spesi. Perché allora non desti­narli all’abolizione del­­l’Irap? Ciò che io temo è che fra qualche giorno leggeremo che quei 12 mi­liardi sono stati destinati a finanziare la Banca del Sud, cioè non ad aiutare tutte le imprese, bensì le più furbe, quelle che cree­ranno attività fittizie nel Mezzogiorno per accede­re ai finanziamenti della nuova banca. Non sareb­be la prima volta. Si osserverà che 12 mi­liardi non bastano per compensare la perdita dell’intero gettito del­­l’Irap, ne servirebbero al­meno altri 20. Ma se il mi­nistro dell’Economia è davvero convinto che le imprese abbiano dispera­tamente bisogno di liqui­dità, egli converrà che non sottrarre loro oltre 30 miliardi è un modo per sostenere la ripresa, e ciò consentirebbe al Teso­ro di recuperare una par­te del gettito perduto.