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 2009  ottobre 13 Martedì calendario

Tremonti: banche, in Italia due monopolisti- «Avete voluto le privatizzazioni? Ecco i risultati. Le Bin avrebbero fatto diversamente» MILANO – Un affondo, l’en­nesimo, verso le superbanche: le due maggiori – leggi Intesa e Unicredit – «sono due gigan­ti monopolisti lontani dal terri­torio », ben diversi «dalle gran­di Bin» di un tempo

Tremonti: banche, in Italia due monopolisti- «Avete voluto le privatizzazioni? Ecco i risultati. Le Bin avrebbero fatto diversamente» MILANO – Un affondo, l’en­nesimo, verso le superbanche: le due maggiori – leggi Intesa e Unicredit – «sono due gigan­ti monopolisti lontani dal terri­torio », ben diversi «dalle gran­di Bin» di un tempo. Una stocca­ta – ma qui c’è più sarcasmo che contrapposizione – a Con­findustria: che chiede l’abolizio­ne dell’Irap, e magari non ha torto, però lo fa citando tra gli esempi la Francia, «e mi limito a dire che la Francia l’Irap non ce l’ha. Mi spiegate come fa a ta­gliare un’imposta che non c’è? Peggio: ne introdurrà altre tre»». Voilà: Giulio Tremonti. ospite di Assolombarda, il suo grand tour nell’universo im­prenditoriale del Nord non può non toccare, dopo le tappe tra gli «invisibili» piccoli e medi ca­ri alla Lega, la più potente delle associazioni territoriali italia­ne. Quella che ha dentro tutti: le piccole e medie aziende, ap­punto, ma anche i colossi. Il pri­vato e il pubblico. Anzi proprio dal pubblico, dal mondo Eni, ar­riva il nuovo presidente. Su Al­berto Meomartini in via Panta­no avevano sfiorato la spaccatu­ra. Niente da dire sulla persona: era il suo profilo di manager «di Stato», per quanto di un gruppo quotato in Borsa, il re­sponsabile di parecchi mal di pancia. Rientrati, si direbbe. Al­meno a giudicare dall’accoglien­za riservata ieri al ministro del­l’Economia. Meomartini invita Tremonti – reduce da una nuova punta­ta tra le piccole e medie impre­se: convegno Milano con Um­berto Bossi, in mattinata, dopo Vergiate venerdì sera – a in­contrare il direttivo dell’associa­zione. Due ore ad ascoltare le ra­gioni degli industriali milanesi e le analisi di Alberto Quadrio Curzi e Marco Fortis (elogiati dal ministro, che si toglie un al­tro sassolino: «Non è vero che non ho interesse per gli econo­misti, in loro e nella Fondazio­ne Edison ho fiducia»). Molte le convergenze. Uno, soprattutto, l’affondo. Sempre in direzione banche. E sempre sullo stesso nodo: il no a quei bond che «vi prego di non chia­mare con il mio nome, sono bond governativi». Fondi che, insiste, «dovevano servire alle imprese». Interesse nazionale? Mettiamola così. E diciamo che «fino a settembre tutti li voleva­no, poi... La verità è che una vol­ta c’erano le Bin», la Comit, il Credito Italiano, il Banco di Ro­ma: «Avrebbero fatto diversa­mente – ripete – e mi sembra andassero molto bene». Gli ri­sponde, indirettamente, il presi­dente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti: «Non è vero che le banche non danno credi­to. Parlo per Intesa: con le picco­le imprese, e con le associazio­ni, fa accordi ogni giorno». Tre­monti non ne è convinto. E bac­chetta ancora. «Avete voluto il libero mercato? Le privatizzazio­ni? Ecco i risultati». In banca, ma pure con le bollette e le tarif­fe «Enel, Telecom, Autostrade». Altro che prendersela con il go­verno: «Vi do l’indirizzo: rivol­getevi agli ingegneri dell’indu­stria e della finanza».