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 2009  ottobre 04 Domenica calendario

Biografia di Maria Di Vestea (Maria Fischmann)

4. Il femminismo: Maria Di Vestea (Odessa 1868-Pisa 1931) (A. Peretti) Il 18 novembre 1893 a Pisa si laurea per la prima volta una donna in medicina e la cronaca dei giornali locali si affretta a segnalarne il nome: dottoressa Maria Fischmann (Fig. 15 Certificato di laurea di Maria Fischmann, 1893). la terza laureata pisana in assoluto: una giovane ebrea russa, che viene dalla lontana Odessa, come aveva fatto 30 anni prima Elena Raffalovich. Maria Fischmann, però, non arriva a Pisa per sposarsi, ma per diventare medico: dopo aver studiato presso le università di Zurigo e di Berna, a Pisa frequenta l’ultimo anno e svolge la tesi in ostetricia. Dopo il matrimonio, col nuovo nome di Maria Di Vestea, sempre preceduto da quell’orgoglioso titolo di dottoressa, ricomparirà spesso nelle cronache pisane. Non tanto come moglie di un illustre professore universitario, fondatore a Pisa dell’Istituto d’Igiene di via S. Zeno e per quarant’anni promotore a livello nazionale della diffusione dell’”utopia igienista”, quanto per l’intensa attività sociale e professionale da lei personalmente svolta a favore dell’educazione femminile e dell’assistenza all’infanzia. presidente degli Asili infantili di carità, conferenziera all’Università popolare (Fig. 16 Conferenza all’Università popolare (1914): ”Verso la verità e la sincerità nella lotta contro le malattie contagiose sessuali”), assistente alla Clinica chirurgica, fondatrice della Scuola festiva per le ”fabbrichine” analfabete, della Colonia Scolastica ”attendata” a Marina di Pisa e dell’ambulatorio per lattanti al S. Chiara. Si batte per la coeducazione, cioè per le scuole miste, per l’educazione sessuale dei giovani e come presidente degli asili ribadisce nel 1901 il loro carattere aconfessionale, dopo un acceso dibattito nel Consiglio direttivo sull’uso della preghiera. È lei a far mettere a verbale che ”è convenuto che, ad un Istituto nel quale si raccolgono bambini senza distinzione di fede religiosa e cui principale scopo è l’esercizio disinteressato e imparziale della carità, non debba darsi carattere precipuamente religioso”. L’impegno della Di Vestea a favore delle donne non si limita però solo alla beneficenza e all’istruzione. La troviamo infatti impegnata in varie battaglie politiche: per il pareggiamento degli stipendi tra maestre e maestri, contro l’obbligo delle visite sanitarie alle prostitute, per la ricerca della paternità nel caso degli illegittimi, e soprattutto nei Comitati Pro suffragio femminile. A loro nome nel 1908 sulle colonne del Ponte di Pisa svolge una decisa anche se cortese polemica con Concetto Marchesi, allora docente presso il liceo pisano, che si è dichiarato contrario al voto alle donne (Fig. 17 Il Congresso femminile: l’altra campana, da Il Ponte di Pisa, 10 maggio 1908)). Alla fine del 1908 fonda la sezione pisana dell’Associazione per la Donna, di cui sarà presidente per venti anni, anche quando essa avrà aderito al Consiglio Nazionale della Donna Italiana (Fig. 18 Relazione morale dell’opera svolta dalla sezione pisana del Consiglio nazionale delle Donne Italiane dal 1909 al 1929). In tutte queste attività Maria Di Vestea sarà costantemente mossa da un forte senso di appartenenza alla comunità nazionale, dal desiderio che le donne italiane siano all’altezza dei compiti nuovi che la società moderna impone loro e facciano proprie le istanze di pari dignità e diritti agitate dalle donne di altri paesi. La sua identità ebraica, per tanti anni taciuta e apparentemente dimenticata, ricompare al momento della morte, nel 1931, quando viene sepolta a fianco della madre nel Cimitero israelitico di Pisa.