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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

Ora mister X ha un nome E Mosley: Flavio fai appello- Max consiglia a Briatore il ricorso: così sistemiamo tutto SINGAPORE – Eccola qui la curva 17: ci arrivi dopo una svolta a gomito sulla destra, passi la tribuna giallo e rossa, ti trovi il mare proprio di fronte e per non finire in acqua devi gi­rare a sinistra, dolcemente

Ora mister X ha un nome E Mosley: Flavio fai appello- Max consiglia a Briatore il ricorso: così sistemiamo tutto SINGAPORE – Eccola qui la curva 17: ci arrivi dopo una svolta a gomito sulla destra, passi la tribuna giallo e rossa, ti trovi il mare proprio di fronte e per non finire in acqua devi gi­rare a sinistra, dolcemente. Al­la curva 17, appunto. Ma non è per guardare il maxischermo al­lestito sulla piattaforma galleg­giante o i tre grattacieli gemelli che s’impongono alla vista, che Nelsinho Piquet l’anno scorso si è distratto e si è schiantato contro il muro proprio all’usci­ta. stata, dice la sentenza del­la Fia, una scenetta ben costrui­ta. Ma i colpevoli, questa volta, non sono tornati sul luogo del delitto: qui non c’è l’esecutore, Piquet jr, non ci sono gli ideato­ri, Pat Symonds, capo dell’uffi­cio tecnico, e Flavio Briatore, il numero 1 del team. Ma visto che i colpevoli so­no identificati e lontani, qui è partita la caccia per scoprire l’identità di «mister X», il su­pertestimone che ha inchioda­to Briatore. L’identikit è presto fatto: un ingegnere, forse ingle­se, che ha assistito alla discus­sione del piano e ha detto di non essere d’ac­cordo. Ma che poi non se n’è più preoccupa­to e ha capito che i suoi capi l’avevano messo in pratica davve­ro solo quando ha visto Piquet andare contro il muro. Non so­no poi moltissime le facce che rispondono a queste caratteri­stiche, e ieri il nome più getto­nato era quello di Alan Perma­ne, il capo degli ingegneri, uo­mo di fiducia di Symonds, cui è possibile sia stata fatta una confidenza. O che sia stato chie­sto un favore: dire la cosa giu­sta al momento giusto. O, for­se, entrambe le cose. Il risultato è che la Renault a Singapore, un anno dopo, ci ar­riva malconcia, ma almeno ci arriva. Malconcia per l’immagi­ne e per l’organizzazione: in at­tesa che decidano se arriverà Alain Prost, ieri sera ha comuni­cato che Bob Bell, ex direttore tecnico, ricoprirà i ruoli dei due estromessi. E poi perché il pilota di punta, Fernando Alon­so, si sta sfilando ora dopo ora. Una volta certificato che lo spa­gnolo nulla sapeva del piano di un anno fa, non c’è più alcun ostacolo al suo arrivo in Ferra­ri. E c’è chi dice che l’annuncio potrebbe arrivare nel weekend, anche se il presiden­te della Rossa Luca di Monteze­molo parla di «decisione presa entro poche settimane». Ma almeno la Renault ci arri­va, qui a Singapore. E per forza: la permanenza del team era par­te integrante dell’accordo con Max Mosley. La lettura delle prove della sentenza toglie gli ultimi dubbi sull’esistenza di un patto. Ve­diamo: il 16 settembre Briatore e Symonds lasciano il team, ma la Renault scrive alla Federazio­ne che, secondo la sua indagi­ne interna, «non ci sono prove del coinvolgimento di Briato­re ». E poi: «E comunque non cambia molto se i coinvolti so­no due o tre». In questa fase il manager italiano è convinto di poterne uscire ancora be­ne: ha già lasciato di sua ini­ziativa, la sua reputazione è stata macchiata dall’om­bra del dubbio, ma non distrutta dalla certezza di un coinvolgimento. Si aspetta una squalifi­ca, non la radiazione. Ma la Fia non si ac­contenta. La Renault capisce che per sal­varsi deve fare un passo avanti. E il giorno dopo presen­ta il nostro uomo, il «testimone X» pronto a rivelare che «sì, Briatore sa­peva ». questa la svolta che coglie di sprovvista anche lo stesso Bria­tore. Ma, ieri, potrebbe essersi ve­rificata un’altra svolta. Quella «del ridimensionamento». Per­ché il manager italiano comin­cia a incassare diverse solidarie­tà. Una pesante, ma che non stupisce, è quella di Monteze­molo: «Umanamente mi dispia­ce molto, è stato uno dei prota­gonisti della F1 degli ultimi vent’anni. Si tratta di una vicen­da seria e delicata, ma spero e auspico che la condanna che ha ricevuto venga presto ridot­ta ». I due sono stati compagni di battaglia nell’associazione dei team, non sono parole così strane. Invece, è un po’ più stra­no che sia lo stesso Mosley a chiamare al telefono Briatore (che lui stesso ha radiato) per suggerirgli di rivolgersi alla Corte d’Appello. Dove si può ar­rivare solo se un’Automobile club fa ricorso. Come dire: sei stato stangato, non potevo fare diversamente, ma adesso pro­viamo a mettere le cose a po­sto. La controprova? L’appog­gio sincrono dell’ex amico Ber­nie Ecclestone: «Quella di Fla­vio è stata una punizione trop­po dura, non la meritava». Si potrebbe quasi credere che i due temano qualche rivelazio­ne di Briatore, ma forse è pen­sare male. Comunque non è fi­nita qui.