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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

A Viterbo l’aeroporto doppione e costoso (che tutti vogliono)- Strutture da rifare. Ciampino dovrà rinunciare ai low cost Il sindaco di Roma parte lancia in resta alla difesa dell’aeroporto di Ciampino contro il futuro scalo che dovrebbe portargli via il traffico low cost da e per la Capitale, evocando il fantasma di una nuova Malpensa? Eb­bene, a Viterbo i suoi colleghi di parti­to montano le artiglierie pesanti

A Viterbo l’aeroporto doppione e costoso (che tutti vogliono)- Strutture da rifare. Ciampino dovrà rinunciare ai low cost Il sindaco di Roma parte lancia in resta alla difesa dell’aeroporto di Ciampino contro il futuro scalo che dovrebbe portargli via il traffico low cost da e per la Capitale, evocando il fantasma di una nuova Malpensa? Eb­bene, a Viterbo i suoi colleghi di parti­to montano le artiglierie pesanti. Nel Paese dei campanili ognuno vuole anche la sua pista. E pazienza se già ne abbiamo (in rapporto alla su­perficie) il doppio della Francia, se si fagocitano l’un l’altro, se in qualche scalo i passeggeri sono rari come i canguri albini. Quando si deve perora­re una causa aeroportuale non c’è po­litico, di destra o sinistra, che si tiri indietro. Nel novembre 2007 un aeroplani­no sorvolò Viterbo trascinando uno striscione dove c’era scritto a caratte­ri cubitali: «Grazie!». Di che? Ma di aver scelto la città della Tuscia come base per il terzo aeroporto del Lazio. Il ringraziamento era rivolto al mini­stro dei Trasporti Alessandro Bianchi ma soprattutto al suo collega del­­l’Istruzione Giuseppe Fioroni, mar­gheritino, viterbese ex sindaco di Vi­terbo, che si era battuto come un leo­ne contro Latina e soprattutto contro Frosinone. In pieno dramma psicolo­gico Francesco Scalia, presidente an­ch’egli margheritino della Provincia ciociara, arrivò a minacciare le dimis­sioni. Ma allora Fioroni era ministro e davvero c’era poco da fare. Tanto più considerando che l’aeroporto viterbe­se aveva anche il sostegno di un altro pezzo da novanta della maggioranza di governo: il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti. Lo schiacciasassi politico macinò chi contrastava il progetto, come il Comitato per il No guidato dall’ex sin­daco di Soriano del Cimino, Alessan­dro Pizzi, che paventavano seri danni ambientali (l’aeroporto è a due passi dalle terme). Inutili si rivelarono gli appelli al leader della Margherita Francesco Rutelli e le proteste di Ver­di e sinistra radicale. C’è da dire che fra le tre soluzioni che erano state proposte l’Enav aveva chiaramente indicato Viterbo per mo­tivi tecnici: Latina è congestionata e interferisce con Pratica di Mare e Na­poli, Frosinone è in una conca fra le montagne, spesso nebbiosa. Ma c’è da dire che anche l’opposizione politi­ca di allora non si oppose. Basti pensa­re che il comitato per l’aeroporto è ca­peggiato da un uomo di centrodestra. Per non parlare del nuovo sindaco Marini. Il quale, per inciso, è anche deputato del Popolo della libertà. E questo nonostante per legge l’incari­co di parlamentare sia incompatibile con quello di sindaci di città con oltre 20 mila abitanti (Viterbo ne ha 59.308). Non che per l’aeroporto le cose sa­rebbero cambiate di molto se il cen­trodestra non avesse vinto le elezioni: candidato sindaco dello schieramen­to opposto era Sposetti. Senza conta­re che anche alla presidenza della Pro­vincia, in mano al centrosinistra, c’è un altro sostenitore dello scalo, ovve­ro l’ex segretario provinciale diessino Alessandro Mazzoli. Nato, per ironia della sorte, a Frosinone. Sulla carta, dunque, l’aeroporto è blindato. «Su questo c’è forte sintonia fra il gover­no, la Regione, la Provincia e il Comu­ne », ha detto ieri il governatore del Lazio Piero Marrazzo. Quanto al ri­schio di creare una Malpensa in sedi­cesimi, è un’altra faccenda. Innanzitutto i soldi. Per l’adegua­mento delle strutture aeroportuali ser­virebbero circa 260 milioni. Ma è il meno. Viterbo dista da Roma circa 90 chilometri: almeno un’ora e mezzo con l’automobile e un paio d’ore con il treno. Ci sono ben due ferrovie che collegano la Capitale con la città della Tuscia, ma servono fondamentalmen­te il traffico pendolare e andrebbero seriamente adeguate. Per la linea del­le Ferrovie dello Stato (tempo di per­correnza da un’ora e tre quarti a due ore e dieci) è previsto un raddoppio fino a Bracciano, mentre non esiste un progetto, né un finanziamento, per il potenziamento del tratto fino a Viterbo. Per la linea ferroviaria regio­nale gestita dalla romana Metro (tem­po di percorrenza due ore e mezzo) l’ipotesi del raddoppio invece esiste. Ma bisognerà trovare altri 600 milio­ni di euro, e comunque per la realizza­zione si parla di svariati anni. Infine, va da sé che l’aeroporto low cost a Viterbo ha senso se si svuota Ciampino. Diversamente, non ce l’ha. Peccato che uno dei maggiori vettori, cioè Ryanair, non ne voglia sapere di rinunciare a un privilegio che in Euro­pa non ha nessuna compagnia a bas­so costo: quello di un aeroporto prati­camente in città. Il suo capo, Michael O’Leary, ha avvertito che se dovrà la­sciare Ciampino la compagnia irlande­se abbandonerà Roma: mettendo a ri­schio, argomento molto convincente, 3.500 posti di lavoro. E ha comunque avviato una dura resistenza legale. Nel frattempo, notizia della scorsa pri­mavera, la Regione Lazio ha dato il via a un quarto aeroporto. Dove? Ma a Frosinone, che domande...