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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

PARADISI FISCALI, BERNA E MONACO FUORI DALLA LISTA


Svizzera e Principato di Monaco sono riusciti a cancellarsi dalla «lista grigia» dei paesi indicati come paradisi fiscali. Come annunciato ieri dall’Ocse, l’organizzazione dei paesi industrializzati, il governo di Berna ha firmato un trattato fiscale con gli Usa che incorpora gli standard internazionali sull’informazione tra amministrazioni tributarie, e si accinge a firmarne un altro, il dodicesimo, con il Qatar. Stesso discorso per Monaco, che dodici accordi (quasi tutti con paesi «paradiso», meno Usa e Francia) li ha già siglati, e che nei prossimi giorni dovrebbe firmare anche con Germania, Australia e Olanda. Quanto basta a Svizzera e Monaco per passare dalla «lista grigia» dell’Ocse (i paesi che si sono impegnati a rispettare gli standard internazionali ma che non avevano firmato i 12 accordi conformi a questi standard) alla «lista bianca» dei paesi in regola.

Una notizia importante ma che - almeno ai fini dell’applicazione del condono contenuto nello «scudo fiscale» - non cambierà niente. Chi ha imboscato soldi evadendo le tasse in questi due paesi e vuole aderire allo «scudo» sarà costretto oltre a pagare l’imposta del 5% anche a «rimpatriare» i suoi capitali in Italia. Nè la Svizzera né il Principato di Monaco hanno sottoscritto con l’Italia una convenzione bilaterale sulla doppia imposizione fiscale, consentendo dunque (nel caso dello scudo) anche di regolarizzare i capitali evasi lasciandoli fisicamente oltrefrontiera.

Dallo scorso aprile undici paesi sono già stati tolti dalla lista «grigia»: si tratta di Aruba, Austria, Belgio, Bermuda, Virgin Island, Bahrain, Isole Cayman, Lussemburgo, Monaco, Antille Olandesi e San Marino. Dovrebbe farcela anche il Liechtenstein. La Svizzera - sottoposta a una fortissima pressione internazionale - si accinge a siglare accordi bilaterali anche con il Giappone, l’Olanda e Singapore. Non con l’Italia, però. Una scelta che al momento preclude ai contribuenti interessati la possibilità di aderire allo scudo fiscale lasciando i capitali in loco. Una scelta sbagliata del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, a sentire Stefano Fassina del Pd. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti - spiega l’economista - hanno negoziato tra i primi gli accordi con la Svizzera, ottenendo importanti concessioni e accompagnando i loro «scudi fiscali» con misure di deterrenza. Un’intesa con l’Italia (peraltro il confronto è alle battute iniziali) ormai serve relativamente alla Svizzera.

Intanto, la Banca Popolare Etica e Etica Sgr, la società di risparmio gestito del gruppo, si chiama fuori dall’operazione «scudo»: non accetterà la raccolta di capitali che dovessero rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale, e di conseguenza non predisporrà alcuna misura commerciale e operativa per attirare tali capitali o facilitarne il rientro.
«L’intermediazione di denaro proveniente da attività illecite snatura e umilia l’impegno per la legalità che noi, insieme ad altri istituti bancari, associazioni e cittadini scegliamo quotidianamente» dice Fabio Salviato, presidente di Banca Etica e di Etica Sgr.